
Quella del 16 luglio 2018 è una di quelle date che si è meritata, per forza di cose, un posto nella storia della Juventus. Quel giorno infatti il club bianconero ha mostrato al mondo ‘l’impossibile reso possibile’, presentando con orgoglio in conferenza stampa il suo ultimo, straordinario acquisto: Cristiano Ronaldo.
Chiudendo quella che all’epoca venne da molti definita l’’Operazione del secolo’, la Vecchia Signora non solo si era garantita i servigi di uno dei più grandi fuoriclasse di ogni tempo, ma era anche tornata ad attirare su di sé, come probabilmente non accadeva da anni, le luci dei riflettori. Quel giorno la Juve si è riscoperta al centro dell’universo calcistico e quindi delle attenzioni di tutti gli appassionati del pianeta.
Nel momento in cui pronuncia le sue prime parole tinte di bianconero, Cristiano Ronaldo non è l’unico campione portoghese all’interno della sala stampa. A pochi metri da lui infatti, c’è un giocatore che conosce benissimo e con il quale ha condiviso uno dei più grandi successi della sua carriera, ovvero il trionfo a Euro 2016, un amico il cui acquisto avrebbe poi caldamente raccomandato alla Juventus qualche mese più tardi: Bruno Alves.
GettyI due, seppur ovviamente in maniera diversa, hanno rappresentato quanto di meglio ha potuto offrire una delle generazioni più talentuose dell’intera storia del calcio lusitano. Se il primo si è consacrato come un attaccante straordinario capace di proporre cose che mai si erano viste su un campo di calcio prima del suo avvento, il secondo è stato un giocatore certamente meno appariscente, uno di quei campioni non destinati alla ‘gloria eterna’, ma che comunque si è imposto come un centrale solidissimo, capace di mettere in bacheca ben sedici titoli e di guadagnarsi, nel 2009, il riconoscimento di miglior calciatore del campionato portoghese.
Nel corso di quell’estate anche Bruno Alves si appresta a trasferirsi in Italia, ma per lui si tratta di un ritorno. Ha già vestito, nella stagione 2016-2017 la maglia del Cagliari, facendo tra l’altro molto bene, e dopo un’esperienza in Scozia vissuta ai Glasgow Rangers, è tornato in Italia vivendo una nuova avventura al Parma.
Il club ducale, che aveva da poco festeggiato il ritorno in Serie A, aveva individuato proprio nel difensore lusitano il leader al quale affidare la fascia da capitano e le chiavi dello spogliatoio, oltre che il profilo dalle caratteristiche giuste per raccogliere l’eredità della bandiera Alessandro Lucarelli, che intanto aveva lasciato il calcio giocato dopo essere stato l’uomo simbolo della cavalcata che in tre anni ha riportato i crociati dall’’Inferno’ della D al paradiso della A.
Quello che viene messo a disposizione di Roberto D’Aversa è un elemento che ha il calcio stampato nel suo DNA. E’ nato a Póvoa de Varzim, una città della Costa Verde, e come tutti coloro che vengono dalle sue parti ha un rapporto speciale con il mare.
Lì dove lui è cresciuto, in tanti decidono di dedicarsi alla pesca o al turismo, ma per Bruno Alves anche il semplice pensiero di cosa fare ‘da grande’ non si è mai posto. Suo padre Washington è stato un calciatore, così come i suoi fratelli Geraldo e Julio e lo zio Geraldo Assoviador.
Giocare a calcio è sempre stato in qualche modo nel suo destino e lui ha iniziato a farlo giovanissimo, attirando fin da subito l’interesse dei migliori club portoghesi.
“Varzim è un piccolo centro di pescatori - ha raccontato a ‘ParmaToday’ - io ho cominciato a fare calcio per gioco. Sono andato a scuola un po’ come tutti, poi è arrivata l'opportunità del calcio, ho iniziato a giocare in questa piccola città dove vivevo e poi mi sono spostato a Oporto, all’età di 17-18 anni e tutto è cambiato. Avevo un vero contratto da professionista e non ho nemmeno avuto il tempo di pensare al piano B. Se non fossi stato un calciatore non so cosa sarei diventato”.
Al Porto avrà modo di consacrarsi come un difensore di livello mondiale e anche di conoscere Pepe, con il quale formerà una formidabile coppia centrale per anni in Nazionale. Con la maglia del Dragoes scoprirà cosa vuol dire vincere e prenderà quell’abitudine di sollevare trofei al cielo che manterrà anche in Russia, dove sarà uno dei perni dello Zenit di Spalletti, e in Turchia dove si toglierà soddisfazioni importanti con il Fenerbahçe.
Quando nell’estate del 2018 arriva al Parma sono in molti a chiedersi se, alla soglia dei trentasette anni, abbia ancora tutto ciò che serve per essere competitivo in Serie A, ma impiega pochissime settimane a dimostrare a tutti che non solo è ancora integro, ma che può ancora tranquillamente fare la differenza.
GettyE’ per questo motivo che la Juventus, nel gennaio del 2019, prova concretamente, anche su consiglio di Cristiano Ronaldo, a portarlo all’ombra della Mole. Benatia ha infatti salutato i bianconeri e l’Italia per trasferirsi in Qatar all’Al Duhail e Bonucci è alle prese con un infortunio. Allegri si ritrova costretto a fare i conti con una coperta cortissima in difesa, seppur leggermente ‘allungata’ dal ritorno di Martin Caceres, e Bruno Alves meglio di chiunque altro può rappresentare quel giocatore già pronto e capace di portare in dote esperienza e mentalità da vincente.
L’idea è dunque di quelle giuste, ma c’è un problema: il Parma non ha la minima intenzione di privarsi del suo leader dentro e fuori dal campo.
“Lui è l’esempio della professionalità, della voglia di arrivare, Bruno è un giocatore prezioso e un uomo che non ci sta a perdere nemmeno a calcio-tennis - ha spiegato nel 2019 alla 'Gazzetta dello Sport' l’allora direttore sportivo del Parma Daniele Faggiano- Perfettamente integrato fra l’altro, e capace di essere leader. Lo voleva la Juve sì, e anche un’altra big italiana ma io e lui già prima avevamo parlato dell’allungamento di contratto e del progetto-Parma che si sarebbe fondato anche su di lui: appena sono emerse alcune voci, abbiamo concretizzato l’accordo. L'altra big era l'Inter? Non confermo e non smentisco”.
A trentasette anni Bruno Alves vede dunque sfumare l’ultima occasione di vestire la maglia di una big e di vincere, ma la cosa non lo turba e per lui il Parma non rappresenterà mai un ripiego.
“Ho ricevuto una chiamata quando ero in Portogallo dal mio ex manager, Jorge Mendes, e mi ha detto della possibilità di andare alla Juve - ha svelato ancora a ‘ParmaToday’ - Poi il direttore Faggiano e gli altri hanno deciso che non era il momento migliore per me per andare. Non sono stato scontento, credo in quello che faccio, sono ambizioso ma anche molto felice di stare qui”.
Bruno Alves resterà al Parma per altre due stagioni, diventerà a 39 anni e 170 giorni il giocatore più anziano a segnare una rete in Serie A per i gialloblù (togliendo il record al connazionale Fernando Couto) e sarà tra gli ultimi a mollare anche quando nel 2021 la società avrà deciso di puntare su elementi più giovani e lo spettro della Serie B si sarà fatto ormai inesorabilmente vicino.
Quando lascerà il club ducale, lo farà dopo essere stato per tre anni l’uomo in più della squadra, uno di quelli che a poche parole ha sempre alternato tanta fatica e tanti fatti.
"Grazie Parma, eri molto più di una società di calcio, più che calcio eri dedizione e passione - scriverà in un messaggio di congedo pubblicato sul suo profilo Instagram - Dopo tre anni di pura dedizione, nei quali ho lasciato la mia famiglia in Portogallo per dedicare tutto il mio impegno e la mia concentrazione a questo club e a questa città, è ora di salutare ed essere grati per questa opportunità! Nuove possibilità e progetti arriveranno in futuro! Forza Parma per sempre“.
Bruno Alves ha continuato a calcare i campi da gioco anche una volta superata la soglia delle quaranta primavere ed ha annunciato il suo ritiro nel giugno 2022, dopo un’ultima esperienza con Apollon Smyrnis in quella Grecia che l’aveva accolto già sedici anni prima quando ha provato ad imporsi con l’AEK Atene. Club, quest'ultimo, di cui oggi è direttore sportivo.
Una carriera lunghissima la sua, ma che poteva chiudersi molto prima se non avesse dato ascolto alle parole del suo amico Cristiano Ronaldo.
“Stavo per ritirarmi - ha detto a ‘Sport 24’ - Poi Cristiano mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Devi continuare a giocare. Abbi cura di te e sei in buona forma. So quanto ami il calcio, quindi non mollare’. E’ stato così che ho cambiato la mia decisione. Se Cristiano mi dice di continuare, allora vuol dire che posso farlo davvero”.
