Culture a confronto. Negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la sinergia tra l'Italia e il mondo anglosassone si intensificò e trovò diversi punti di convergenza.
La piccola Italia, rialzatasi dalle ferite di guerra e pronta a vivere il boom economico ma ancora incerta sulla direzione da prendere dopo anni complicatissimi guardava con ammirazione all'Inghilterra.
Da oltremanica furono importate nuove tendenze artistiche, stilistiche e musicali dando vita a una generazione che ancora oggi vive nel ricordo di quella stagione di rinnovamento che vide il suo apogeo nel 1968 sfociata poi in un sogno degenere.
Sempre più giovani italiani, soffocati dalla mancanza di rinnovamento nelle istituzioni e nella cultura italiane storicamente volte al passato, iniziarono a vedere in Londra il centro ideale per vedere realizzate le loro ambizioni e ispirazioni.
Ma a rinsaldare i rapporti tra le due nazioni non furono solo il pop prorompente dei Beatles e il rock dei Rolling Stones, la minigonna di Mary Quant e la moda dei capelli lunghi, simboli più manifesti della Swinging London.
Il rinnovato legame culturale tra Italia e Inghilterra trovò terreno fertile anche nel calcio. Tra la fine degli Anni Sessanta e l'inizio del decennio successivo, i due Paesi diedero vita a dei tornei aperti esclusivamente alle squadre rappresentative dei propri movimenti calcistici.
L'idea venne a Gigi Peronace, storico dirigente italiano trasferito in Inghilterra e principale promotore della rinnovata asse anglo-italiana, il quale organizzò ben tre competizioni differenti da disputarsi tra squadre italiane e inglesi.
Ben noto è il Torneo Anglo-Italiano, nato per far partecipare lo Swindon Town ad una competizione europea. Pur avendo vinto la Coppa di Lega, i Robins militavano in terza divisione e questo non avrebbe permesso loro di partecipare alle manifestazioni internazionali.
L'invenzione di Peronace permise dunque allo Swindon di avere la sua vetrina internazionale e permise ad alcune squadre italiane meno avvezze ai trionfi di mettere le mani su un titolo.
Tra le squadre del nostro calcio ad aver conquistato la Coppa Anglo-Italiana soppressa poi nel 1996 figurano Roma, Cremonese, Brescia e Genoa.
Meno conosciuta, e spesso confusa con il sopracitato torneo, è la Coppa di Lega Italo-Inglese. Il torneo si disputava in gara doppia tra la vincitrice della Coppa Italia e quella della Coppa di Lega inglese.
Ancora meno conosciuta era la Coppa di Lega Italo-Inglese semiprofessionisti, una competizione disputata tra squadre di Serie C e National League. Un flop del quale è difficile reperire informazioni.
La prima edizione della Coppa di Lega Anglo-Italiana andò in scena nel 1969 e vide contrapposte lo stesso Swindon Town e la Roma. Ad aggiudicarsi il trofeo furono gli inglesi, che dopo il ko subito in Italia per 2-1 travolsero i giallorossi con un netto 4-0 di fronte al proprio pubblico.
L'anno successivo fu il Bologna a riscattare l'onore del tricolore sull'asse anglo-italiana battendo il Manchester City.
Decisiva fu la gara giocata al Dall'Ara, con i felsinei in grado di imporsi per 1-0 grazie a un goal di Francesco Rizzo. Un successo ancora ricordato dalle parti di Bologna, in grado di imporsi sulla squadra che solo un anno prima aveva vinto il campionato inglese ed era detentrice in carica della Coppa delle Coppe.
Ininfluente il 2-2 della sfida di ritorno, che spianò la strada alla squadra italiana verso la conquista del trofeo.
Un confronto che oggi sarebbe impensabile in una competizione internazionale, ma che negli anni Settanta, quando i petroldollari non erano ancora piombati sul calcio europeo, ebbe luogo regalando ai rossoblu il quarto titolo europeo dopo i tre successi in Mitropa Cup.
Fu il penultimo trionfo internazionale del Bologna, che tornerà a mettere le mani su una coppa europea nel 1998 vincendo un'altra competizione che non esiste più: l'Intertoto.
Ci provò anche il Torino ad aggiudicarsi il trofeo, ma i granata si arresero nel doppio confronto sotto i colpi del Tottenham.
Troppo più forte l'undici londinese, che nel decennio precedente aveva vinto la Premier League (all'epoca First Division) e che all'inizio degli anni Settanta viveva gli ultimi attimi di gloria prima di un digiuno intermittente con i trofei che dura ancora oggi.
Dopo un quadriennio di pausa per via di una calendario già all'epoca troppo congestionato tra impegni di nazionali e club, il torneo fu rilanciato con la partecipazione delle vincitrici della FA Cup al posto di quelle trionfanti in Coppa di Lega.
Un tentativo che però si rivelò un buco nell'acqua. Le ultime due edizioni se le aggiudicarono rispettivamente Fiorentina e Napoli ai danni di West Ham e Southampton, portando in vantaggio l'Italia nell'albo d'oro.
L'ultimo, anzi gli ultimi due goal in assoluto nella storia del torneo li mise assegno Walter Speggiorin del Napoli. L'attaccante vicentino fu anche l'unico ad aggiudicarsi due edizioni della coppa, dato che nella stagione precedente al suo passaggio in azzurro l'aveva vinta proprio con la maglia viola.
Quella del 1976 fu l'ultima volta in cui la Coppa di Lega Italo-Inglese andò in scena: il graduale disinteresse del pubblico e lo scarso impegno profuso dalle squadre coinvolte nella competizione portarono alla sua cancellazione. Lo stesso accadde per la Coppa Anglo-Italiana e per l'ancora meno blasonata Coppa Italo-Inglese Semiprofessionisti.
Con il tempo furono rinnovate e ampliate sia la Coppa dei Campioni sia la Coppa Uefa, mentre la Coppa delle Coppe si ritagliò il rispettabile ruolo di terza competizione europea fino alla sua soppressione nel 1999.
La necessità di riequilibrare la competitività in Europa ha però spinto il massimo organo europeo a concepire un nuovo trofeo: la Conference League.
Particolare curioso: come per la Coppa di Lega Italo-Inglese, anche nella neonata competizione targata UEFA la prima rappresentante italiana è la Roma.
Malgrado avessero scarso appeal e non furono mai veramente riconosciuti dalla UEFA, questi tornei contribuirono a cementare un'amicizia internazionale e a scrivere degli episodi di storia del calcio che oggi appare altamente improbabile possano ricapitare.




