Nella storia del Milan, tra i tanti nomi leggendari e vincenti che hanno fatto sognare i tifosi, c'è anche il suo: Zvonimir Boban ricopre un posto importante nel cuore del popolo rossonero, da sempre affascinato dai giocatori di qualità che hanno lasciato un'impronta ancora ben visibile, non solo a livello tecnico ma anche emotivo.
In pochi potevano immaginare che quel giovane croato, acquistato dal Milan degli invincibili nel 1991, potesse lasciare il segno in un club all'apice della gloria e con obiettivi sempre da reinventare: almeno inizialmente, per Boban non c'è posto all'interno della strabordante rosa milanista, tanto che il prestito al Bari appare come il modo migliore per fargli prendere confidenza con quello che, in quegli anni d'oro, è il miglior campionato del mondo.
Una stagione di apprendistato basta e avanza all'intelligente Boban, che assorbe - con una velocità nemmeno troppo sorprendente - il carattere smaliziato proprio di un giocatore navigato e pronto per la Serie A: questo gli permette di calarsi alla perfezione nei meccanismi 'capelliani' e di portare a casa due Scudetti consecutivi, oltre a una Champions League, una Supercoppa europea e tre Supercoppe italiane.
Getty ImagesDopo il breve interregno della Juventus, per Boban è tempo di tornare a cucirsi lo Scudetto sul petto nel 1996, ma è tre anni più tardi che conquisterà il titolo di campione d'Italia più 'bobanesco' dei quattro: con Zaccheroni in panchina, il classe 1968 'presta' i suoi piedi da trequartista al centrocampo, risultando decisivo per l'inaspettata vittoria del campionato, arrivata dopo due piazzamenti deludenti (11° e 10°).
Il croato rimarrà a Milano per altre due stagioni, prima della cessione in Spagna al Celta Vigo e del ritiro a sorpresa dalle scene, appena due mesi e mezzo dopo l'inizio dell'avventura in Galizia.
Per Boban si apre una nuova vita da opinionista televisivo prima e dirigente poi, con la FIFA che lo nomina vicesegretario generale per lo sviluppo del calcio e l'organizzazione delle competizioni. Un percorso propedeutico al ritorno al Milan nel ruolo di Chief Football Officer, ufficializzato il 14 giugno 2019 in concomitanza con l'addio di Leonardo, tornato in Francia al PSG.
Purtroppo per Boban, la seconda vita milanista non si rivela lunga e gioiosa come la prima: il 7 marzo 2020, nove mesi dopo la nomina, la società meneghina lo licenzia per giusta causa con questo comunicato. Alla base dell'allontanamento, le divergenze insanabili con Ivan Gazidis sulla gestione dell'area sportiva e le accuse di aver divulgato informazioni riservate e violato gli obblighi contrattuali.
"AC Milan conferma di aver comunicato al Signor Zvonimir Boban la risoluzione del contratto con effetto immediato per il ruolo di Chief Football Officer del Club. Il Club ringrazia Zvonimir per il suo operato in questi 9 mesi e gli augura il meglio per il futuro professionale".
A salutarlo con parole di commiato è proprio il 'nemico' Gazidis.
"Ringraziamo Zvone per il suo operato in questi 9 mesi e gli auguriamo il meglio per le sue prossime sfide professionali. Ora, dobbiamo concentrarci sulle prossime sfide. Stefano Pioli e il suo staff stanno facendo un ottimo lavoro, migliorando costantemente il rendimento della squadra, e godranno del nostro massimo sostegno, in un contesto così difficile per l'intero paese".
Un divorzio così burrascoso non può non lasciare strascichi, 'risolti' dalla sentenza del Tribunale di Milano che, nel gennaio 2021, dà ragione a Boban condannando il Milan ad un risarcimento milionario. Non proprio la fine migliore per una storia nata con tutt'altri presupposti.
