GOALAnderson Rodney de Oliveira ha appena 19 anni quando Zeman lo nota in un'amichevole giocata a Roma tra il Frosinone e il Timbò, una piccola squadra brasiliana gestita a quel tempo dal leggendario Cafù. Non si sa bene perché Zeman fosse lì, fatto sta che a fine partita va dal Pendolino e gli spiega che quel ragazzino, quello che tutti chiamano Babù, gli è piaciuto talmente tanto che vuole portarlo alla Salernitana.
"Io ero molto giovane, avevo 19 anni, e lui mi ha dimostrato di essere molto convinto dei miei mezzi ma al tempo stesso mi ha detto di non preoccuparmi per questa nuova esperienza perché mi avrebbe dato una mano lui ad inserirmi in Italia e a diventare un giocatore professionista. Quindi devo davvero tanto a Zeman che mi ha aiutato sia calcisticamente che umanamente".
A Salerno Babù ci rimane per due stagioni, con Zeman a fargli da padre calcistico. Segna tre goal, tra cui uno nel derby contro il Napoli al San Paolo, poi si trasferisce al Venezia, sempre in Serie B. La sua esperienza in Laguna non è però di certo esaltante: Babù non segna nemmeno un goal e i veneti per poco non retrocedono.
Ma al termine di quel campionato, in maniera totalmente inaspettata, arriva la chiamata della Serie A. O meglio, arriva la chiamata di Zeman, che lo vuole con sé a Lecce. In Salento Babù vive gli anni migliori della sua carriera, ritagliandosi un ruolo da protagonista in una squadra che vanta in rosa giocatori come Vucinic, Ledesma, Bojinov e Dalla Bona.
La sua prima da titolare è un autentico show: tre assist nel 4-1 rifilato al Messina. Ma è all'Olimpico, contro la Lazio, che Babù mette in scena il suo capolavoro, segnando una fantastica doppietta. Zeman lo schiera largo a destra nel 4-3-3 e Babù è letteralmente immarcabile. Prima sblocca la partita dopo 10 minuti, poi segna la rete del 3-2 a un quarto d'ora dalla fine con una meravigliosa giocata personale. La serata perfetta, rovinata solo in parte dal 3-3 finale di Paolo Di Canio.
"Per me quello è un ricordo bellissimo perché è stata una delle partite più belle di tutta la mia carriera. In più c’erano anche i miei figli allo stadio e fare due goal all’Olimpico non è una cosa che succede tutti i giorni".
Babù sembra pronto a spiccare il volo, ma al termine del girone d'andata si infortuna gravemente dopo 9 minuti di partita contro l'Atalanta ed è costretto a saltare tutta la seconda parte di stagione. E' l'inizio di un vero calvario per il povero Babù, che rimane fermo un anno e gioca soltanto 11 partite nella stagione succesiva, conclusa con la retrocessione del Lecce in Serie B.
Zeman se n'è andato e Babù perde la sua ancora, il suo punto di riferimento. Per uno scherzo del destino, la sua ultima partita in Serie A con la maglia del Lecce la gioca proprio contro la Lazio, sempre all'Olimpico, ma stavolta l'epilogo è ben diverso. Babù mette praticamente le mani addosso a Siviglia e si fa espellere, uscendo dal campo tra gli indecenti buu razzisti dei tifosi laziali.
In Serie B torna Zeman e torna a tratti anche il vero Babù. Due goal e tre assist in 11 giornate prima dell'ennesimo esonero del boemo e degli ennesimi infortuni che condizionano in maniera definitiva la carriera di Babù: "Perché quando in quattro anni ti rompi entrambe le ginocchia non è che c’è troppo da fare".
Tra il 2006 e il 2010 Babù gioca poco e niente. Verona, Avellino, Perugia e Catania, con cui assapora per l'ultima volta la Serie A, anche se per soli 31 minuti in due presenze. Scende di categoria e si rimette in gioco con l'Atletico Roma, sfiorando la clamorosa promozione in Serie B insieme all'altra meteora Doudou.
Di Babù si perdono praticamente le tracce fino all'estate del 2013, quando viene clamorosamente acquistato dalla Roma, quella vera, quella che gioca in Serie A. Ma perché? Cosa se ne deve fare la Roma di Babù? C'entra per caso Zeman? Non stavolta. Il motivo è in realtà legato a un escamotage per aggirare il blocco degli extracomunitari imposto dalla FIFA. La Roma ha bisogno di liberare un posto per tesserare Gervinho e lo svincolato Babù è il profilo ideale. La cronistoria è questa: il 6 agosto la Roma acquista Babù, l'8 agosto lo cede in Portogallo e lo stesso giorno annuncia Gervinho, con buona pace della FIFA.

Babù è di fatto un giocatore della Roma per soli 2 giorni. L'esperienza in Portogallo si rivela tra l'altro fallimentare e il brasiliano fa presto ritorno in Italia per ripartire dal basso, solo per il piacere di giocare. Lui, che ha condiviso il campo con gente del calibro di Del Piero, Totti, Maldini e Ibrahimovic, si ritrova a calcare i campi in terra dove gli spogliatoi non hanno sempre l'acqua calda. Scende fino in Promozione per giocare con l'Afro Napoli United, la squadra degli immigrati, un progetto che va oltre il calcio.
"Una bellissima esperienza, perché al di là della squadra di calcio la cosa davvero molto importante è il progetto per i rifugiati all’interno di un centro di accoglienza. Tantissimi ragazzi, magari arrivati con un barcone, trovano attraverso il calcio, allenandosi insieme al di là delle qualità tecniche, un primo approccio per integrarsi. Era un bel modo per aiutare e ho sia insegnato che imparato tante cose".
Con l'Afro Napoli United conquista la promozione in Eccellenza, completando una scalata partita dalla Terza Categoria. Poi il Montoro, in Promozione, dove rimane fino a 40 anni e dove "qualche passaggio buono mi riesce ancora". Sarà contento mister Zeman, il cui storico vice Vincenzo Cangelosi è diventato allenatore della Casertana. E Babù, in rossoblù, è il suo secondo. Intrecci indissolubili.




