Mario Balotelli Monza Salernitana

Il B-Day a Monza: la prima di Balotelli in Serie B

Il B-DAY comincia alle 15.42: questa è l’ora in cui Mario Balotelli calpesta per la prima volta l’erba dello U-Power Stadium. Quando sbuca dal tunnel lo fa con le cuffiette nelle orecchie e il cappuccio in testa quasi a volersi mascherare, ma il sorriso, quello no, non riesce a nasconderlo. Sa che partirà titolare e allora assaggia il campo di fretta per poi svanire di nuovo direzione spogliatoi.

Al suo rientro la musica non è più nelle sue orecchie ma viene sparata a tutto volume dagli altoparlanti dello stadio e il denominatore comune del suo riscaldamento è Kevin Prince Boateng: non lo perde mai di vista, dai classici passaggi per sciogliere le gambe fino agli allunghi finali. Il piede è già caldo, lo dimostra nella sessione di tiri prima di rientrare negli spogliatoi, ma quanto caldo lo svela soltanto al fischio d’inizio: 232 secondi dopo non ha ancora toccato il pallone, quando lo fa firma il primo goal con la maglia del Monza nella maniera più pura con cui un attaccante lo possa fare. Cinismo e tempismo, un’assonanza che lo consegna alla storia di questo campionato passando dalla porta principale.

Ma Balotelli impatta la partita anche a livello dialettico: “Cercami e vai” ripete più volte a Dany Mota; “Se alzi la testa mi trovi sempre” rassicura Barberis costantemente. Brocchi, invece, gli chiede di muoversi come un tergicristallo sulla linea dei tre davanti, ma la benzina è quella che è. Balotelli, però, il suo lo fa eccome tanto che Gyomber comincia a trattarlo come un pungiball e qui viene fuori un lato inedito di SuperMario: “non serve, ti fai solo ammonire, non serve” dice al centrale della Salernitana con una razionalità disarmante; due minuti dopo Sacchi tira fuori il cartellino giallo per Gyomberg.

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Nel primo tempo di Balotelli ci sono però anche sprazzi del vecchio Mario, soprattutto quando se la prende con Belec per un calcio a gioco praticamente fermo. “Tranquillo Mario!” Puntuale l’incentivo arriva da Boateng. L’equilibrio sopra la follia spesso lo ha smarrito in passato, oggi no però, parla, ride, e soprattutto gioca. Tira ogni volta che il suo sguardo si intreccia con quello della porta, voce a curriculum che non gli è mai mancata e firma anche il 2-0, cancellato da un tocco di Frattesi che lo proietta in fuorigioco.

La palla buona per la doppietta arriva nel secondo tempo poco prima di lasciare il campo: Belec 13 anni dopo uno scudetto e un torneo Viareggio vinti con la Primavera dell’Inter assieme a lui non gli concede la prima doppietta, ma cambia poco nel B-Day che passa agli archivi quando lascia il campo. Un cinque con Brocchi, un saluto veloce alla panchina e poi via di corsa per sparire al -1 dello stadio dove solo le pareti avranno catturato sensazioni e soddisfazione. Per uno che è stato sulla copertina del Time, che ha occupato migliaia di pagine sui giornali e centinaia di ore nei palinsesti, segnare il primo gol in Serie B non può essere qualcosa di normale. L’inizio del percorso è tracciato, la direzione dipende solo da lui.

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