E’ il 1993 e gli italiani stanno prendendo confidenza con il concetto di pay-tv. Il 29 agosto Tele+2 trasmette, a partire dalle 20.30, Lazio-Foggia, la prima partita della storia della Serie A ad essere visibile solo a coloro che sono abbonati all’emittente e da lì in poi si va avanti per altre ventisette giornate del torneo, quando viene proposta ogni domenica una gara di campionato: generalmente il posticipo.
Ciò che oggi è scontato, ovvero avere tutto il calcio che si desidera in casa propria (o sul proprio telefono) in diretta e in più giorni della settimana, ad inizio anni ’90 è ancora un sogno che sembra lontano dal realizzarsi e a farla da padrone sono dunque ancora le radioline ed i racconti dagli stadi d’Italia del mitico ‘Tutto il calcio minuto per minuto’.
A fare da ‘Cicerone’ nei meandri del calcio italiano sono le voci più che familiari di Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Riccardo Cucchi, Bruno Gentili, Tonino Raffa ed Ezio Luzzi, solo per citarne alcuni, mentre per le immagini dei goal bisogna attendere una trasmissione che ha fatto la storia e che ha giocato un ruolo decisivo per la diffusione del calcio presso il grande pubblico: ‘90° minuto’.
Per gli italiani di inizio anni ’90 il ‘pallone’ è ancora un rito. Nelle idee dei dirigenti nostrani l’idea del ‘calcio spezzatino’ è ancora molto lontana dal prendere forma e quindi, dopo il pranzo domenicale, a diventare protagonista assoluta in casa è la radio, insieme all’immaginazione degli appassionati che, attraverso le voci dei radiocronisti, provano a visualizzare nelle proprie menti i goal dei vari Baggio, Signori, Zola, Mancini, Vialli e di bomber stranieri come Balbo, Fonseca, Ruben Sosa e Batistuta.
E’ proprio nel 1993 che a Marino Bartoletti viene un’idea tanto semplice quanto geniale: portare in televisione le voci di ‘Tutto il calcio minuto per minuto' e attraverso esse raccontare, in modo ironico e scanzonato, il campionato di Serie A.
GettySi parte dunque da un progetto di pochissime pagine, ma perché la trasmissione abbia successo è necessario che a condurla sia la persona giusta. Serve un conduttore che conosca il calcio e che sia dotato di grandi capacità di intrattenimento, e tra i nomi che si valutano c’è anche quello di Dario Fo (futuro Premio Nobel per la letteratura), prima che la scelta ricada su un giovane presentatore in rampa di lancio e pronto al grande salto: Fabio Fazio.
Nasce così ‘Quelli che… il calcio’, una trasmissione destinata a rivoluzionare il modo di fare tv in Italia. All’interno di un palinsesto ancora decisamente ingessato, il nuovo varierà sportivo esplode come una novità che sembrava attesa da sempre e così, anche la televisione, arriva ad avere un ruolo nelle case degli italiani nel corso delle lunghe domeniche calcistiche.
Se Marino Bartoletti e Carlo Sassi sono i giornalisti sportivi che danno un senso di ‘professionalità’ alla cosa, a rendere l’atmosfera allegra e spensierata sono trovate geniali e personaggi che ben presto diventano ‘di famiglia’.
L’inno della Fiorentina viene reso da Paolo Beldì, grande tifoso viola e storico regista della trasmissione, il più famoso d’Italia (parte ad ogni goal dei gigliati, o quando la Fiorentina viene semplicemente citata), Idris diventa il più noto dei tifosi della Juventus, Suor Paola porta in tv tutta la sua fede per la Lazio, Teo Teocoli si esalta con le sue imitazioni, e poi ci sono, tra gli altri, lo stralunato Takahide Sano, Massimo Alfredo Giuseppe Maria Buscemi (l’uomo dei numeri), Anna Marchesini, Luciana Littizzetto, Dario Vergassola, Everardo Dalla Noce e molti altri nomi illustri della televisione, della radio e del giornalismo sportivo, come ad esempio Tonino Carino (storico inviato di ‘90° minuto’).
Tra i personaggi che fanno subito breccia nei cuori dei telespettatori c’è anche l’olandese Peter Van Wood. Grande chitarrista con alle spalle una carriera iniziata nei primi anni ’40 (si dice che sia stato tra i primi ad usare in Europa con la chitarra elettrica effetti come eco e riverbero), che ha trovato in Italia la sua America.
Soprannominato ‘L’olandese napoletano’, ha composto con Renato Carosone e Gegè Di Giacomo un famoso trio ad inizio anni ’50, e successivamente da solista ha avuto grande successo con canzoni come ‘Butta la chiave’ e ‘Tre numeri al lotto’.
Cosa lo rendeva così speciale? Dagli anni ’60 in poi, si è dedicato all’astrologia, unendo dunque alla carriera di musicista quella di astrologo. Il suo primo contatto con il calcio italiano lo avrà nel 1982, quando inciderà la sigla di un altro programma storico, ‘La Domenica Sportiva’, e a ‘Quelli che… il calcio’ non verrà sfruttato per il suo eccelso talento di chitarrista.
A lui viene infatti affidato il compito di prevedere, attraverso il comportamento degli astri, i risultati delle partite. Van Wood insomma, ad inizio di ogni puntata, dà il suo pronostico e, nella stragrande maggioranza dei casi, la sua predizione si rivela errata.
Van Wood sbaglia così spesso da diventare subito bersaglio di conduttore ed ospiti. Se pronostica la vittoria di una squadra, la cosa viene accolta con disperazione dai tifosi in studio (famosi e non…) ed è così che nasce il mito di ‘Van Goof’.
Van Goof è un gufo che diventa parte della scenografia e sfida ogni domenica Van Wood: se il musicista astrologo centra il pronostico guadagna un punto, altrimenti ad aumentare il propio punteggio è il suo alter ego porta sfortuna.
Van Goof diventa un termine di utilizzo comune nella lingua italiana, oltre che sinonimo stesso di sfortuna e, dato il successo del personaggio, nel 1997 Fabio Fazio e Marino Bartoletti hanno un’intuizione che si rivelerà azzeccatissima: portarlo sui campi da calcio.
L’idea è vincente: creare una squadra, il cui nome sarà Atletico Van Goof e le cui gesta verranno raccontate nel corso di ‘Quelli che… il calcio’.
La RAI contatta dunque la FIGC per capire se la cosa è fattibile e, una volta stabilito che non ci sono problemi di sorta, viene fondata una società con sede a Bologna che nell’agosto del 1997 viene iscritta al campionato di Terza Categoria.
I colori sono il bianco e l’arancione, ovvero quelli del gufo Van Goof, e le partite interne si giocano presso il ‘Centro Sportivo Ca’ de Mandorli’ vicino San Lazzaro di Savena, un comune nella città metropolitana di Bologna.
GettyL’Atletico Van Goof diventa ben presto una delle squadre più amate d’Italia e l’obiettivo scherzosamente fissato da Fabio Fazio è di quelli ambiziosi.
“Entro dieci anni dovremo arrivare prima a giocare in Serie A e poi in Champions League”.
Le gare della squadra diventano seguitissime. Non solo infatti l’Atletico Van Goof, è la squadra di un programma diventato mattatore assoluto delle domeniche televisive, ma lo spettacolo è assicurato. Può infatti capitare che Teo Teocoli vada in panchina travestito da Carlo Mazzone e che venga espulso, che Vujadin Boskov diventi direttore tecnico della squadra per un giorno, che Takaide Sano faccia invasione di campo o che ancora grandi ex campioni come Antonio Cabrini, decidano di tornare ad indossare gli scarpini per vestire, anche per una volta sola, la ‘mitica’ maglia dell’Atletico.
Tra le prime partite del Van Goof anche quella contro la Sampdoria (la squadra della quale Fabio Fazio è tifosissimo) ‘all stars’, una partita che prevedeva Orietta Berti in panchina e la presenza in campo di Dario Vergassola, Davide Cassani e Marco Pantani, ed una formazione della Samp nella quale spiccava in attacco un giovanissimo, e ancora sconosciuto, attaccante che poi avrebbe fatto parlare di sé: Vincenzo Montella.
L’Atletico Van Goof, la prima squadra italiana ad essere figlia di un progetto televisivo, diventa uno splendido veicolo per fare spettacolo ed anche beneficenza e mentre gli impegni si moltiplicano, il numero di tifosi cresce.
Tra di essi anche Claudio Baglioni che presta la sua voce per cantare l’inno della squadra scritto da Fabio Fazio. Il suo ritornello diventerà un autentico tormentone.
“Siamo l'Atletico Van Goof
lo stadio è mitico,
il tifo è magico!
Noi siamo l'Atletico Van Goof
nel grande cuore
una bandiera una tv!”
Ma i risultati sportivi? Nonostante il tutto sia impregnato di non meglio quantificate dosi di divertimento ed ironia, anche quelli non mancano.
Nel 1999 la promozione in Seconda Categoria verrà accolta in diretta con un entusiasmo così sfrenato che, nel corso della trasmissione, Van Wood si lancerà in un commosso abbraccio alla sua nemesi Van Goof.
La squadra è forte e nel 2001 conquista anche l’approdo in Prima Categoria ma, quando ormai la sua ascesa sembra ‘inarrestabile’, tutto cambia.
Fabio Fazio lascia infatti nello stesso anno, al termine della stagione, ‘Quelli che… il calcio’ e la conduzione del programma passa a Simona Ventura che decide di apportare dei cambiamenti. In realtà la natura del programma non muta, ma vengono proposte diverse novità, compreso il ‘Maifredi Team’, ovvero una squadra composta da ex giocatori che non prendono parte ad alcun torneo, ma che ogni domenica, agli ordini di Gigi Maifredi, provano a riprodurre i goal segnati sui campi di Serie A.
I collegamenti per le partite dell’Atletico Van Goof non vengono più riproposti e della squadra si perdono sostanzialmente le tracce. Nonostante piombi nell’oblio con la stessa velocità con la quale si era imposta al grande pubblico, la compagine con il Gufo sul petto continua comunque a giocare e si spinge fino all’Eccellenza, campionato che affronta nella stagione 2005-2006 e che si chiuderà con un’amara retrocessione.
Oggi il Van Goof esiste ancora, ma in un’altra forma. Nel 2012, dalla fusione con il Castenaso Villanova, è nato l’Atletico Castenaso Van Goof, squadra che abbandona i colori bianco ed arancione, oltre che lo stemma con il Gufo e che, dopo aver anche partecipato al un campionato di Serie D, oggi milita in promozione e gioca a Castenaso.
‘Quelli che… il calcio’ ha fatto compagnia ai telespettatori per oltre venticinque anni, diventando una delle trasmissioni più longeve della storia della televisione italiana.
Diversi conduttori e conduttrici si sono alternati alla sua guida e migliaia sono stati i goal raccontanti. Gli anni di Fabio Fazio, Marino Bartoletti e della loro folle ‘banda’ sono lontani, Peter Van Wood, colui che ha ispirato il Van Goof, ci ha lasciati da tempo, e la magia di quelle domeniche divise tra radio e tv si sono un po’ perse.
Nella memoria degli appassionati restano un periodo a suo modo epico e irripetibile, ma anche le gesta dell’Atletico Van Goof… forse l’unica squadra italiana a non avere avuto tifosi avversari.
