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Atalanta e Napoli possono davvero competere per lo Scudetto?

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C'è un concetto che più tra tutti definisce alla perfezione il motivo che ha spinto Atalanta e Napoli a trovarsi, attraverso il loro gioco, in vetta alla classifica di Serie A al termine del primo tour de force, e appena prima della sosta: "fiducia". Nei propri mezzi e nella propria filosofia calcistica.

Non è un caso, insomma, che a guidare la massima serie ci siano due tra le squadre che hanno portato avanti, negli ultimi anni, i propri concetti nonostante momenti altalenanti (e fisiologici). Basti pensare all'ultima parte della scorsa stagione, che ha visto i bergamaschi perdere qualsiasi treno per competere in Europa (per la prima volta dopo cinque anni e gli azzurri essere estromessi dalla corsa Scudetto proprio nelle ultime giornate.

Si è fatto presto, da quelle parti, a parlare di "rivoluzione tecnica": sia l'Atalanta che il Napoli hanno proseguito il loro percorso con Gian Piero Gasperini e Luciano Spalletti, raccogliendo i frutti della loro scelta proprio dopo sette giornate.

Entrambe, però, sono molto diverse dalle squadre che nel corso degli anni sono state più volte inserite tra le favorite al tricolore, profondamente modificate dalle sessioni di mercato che hanno portato a un'evoluzione basata sullo stesso concetto di "intensità". Ma possono davvero competere fino alla fine per lo Scudetto?

PERCHE' ATALANTA E NAPOLI POSSONO VINCERE LO SCUDETTO

Sia Gasperini che Spalletti sono riusciti, il primo in tempi più lunghi, il secondo brevemente, a modificare l'atteggiamento di Atalanta e Napoli nelle due fasi, in situazioni differenti. C'è da dire che nel caso della Dea, in tanti erano stati abituati a ritmi forsennati e incalzanti, sia in termini di pressione senza palla che di sviluppo della costruzione: almeno per questa prima parte di stagione, i nerazzurri sembrano aver messo in campo un atteggiamento maggiormente "attendista" (pur nei limiti), rinunciando alla pressione sul portatore di palla e prediligendo le marcature.

Atalanta Milan 1YouTube

In termini offensivi, però, la filosofia calcistica dell'Atalanta non è cambiata: eccezion fatta per il goal messo a segno nella sfida contro la Roma, che al momento della pulizia di Hojlund ha visto solo altri due giocatori nerazzurri in area di rigore (Pasalic ed Ederson), il più delle volte la formazione di Gasperini riesce a portare diversi uomini negli ultimi venti metri, come accaduto ad esempio contro il Milan.

Al momento del goal di Ruslan Malinovskyi, i giocatori tra il limite e l'area di rigore, compreso l'ucraino, erano sei, che di conseguenza costringono la linea avversaria a rimanere bassa (nel caso del Milan con 8 elementi in area, escluso Maignan): questo, comunque, non ha risentito dei numerosi cambi in rosa, anzi. Hojlund sta entrando nei meccanismi in verticale, mentre sulla trequarti l'Atalanta ha optato per investimenti mirati (Lookman ha strappi importanti).

Roma Atalanta 1YouTube

Alla lunga si tratta di un atteggiamento che può ripagare, come quello del Napoli, addirittura più basato sull'intensità di quello della formazione di Gasperini: due esempi in particolare confermano questa teoria. Con il pallone in possesso degli avversari e sul risultato di parità, gli azzurri rinunciano alla marcatura a uomo, preferendo una pressione sul portatore, come visto a San Siro contro la squadra di Pioli.

In costruzione, poi, il Napoli si distende quasi completamente, non allungandosi però: si tratta del frutto di un lavoro partito anche nella passata stagione, ma che con Lobotka e Kvaratskhelia paradossalmente trova maggior efficacia dei tempi di Fabian Ruiz e Insigne (il georgiano ha strappi che l'italiano non ha).

Napoli Liverpool 2YouTube

Contro il Liverpool, per intenderci, sia nella prima azione offensiva del match (il lancio lungo per Osimhen, concluso con il palo del nigeriano) sia in quella del rigore per tocco di mano di Milner, il Napoli ha portato almeno sei uomini negli ultimi venti metri (cinque in area nell'azione del rigore).

Il pro, inevitabilmente, sta nella quantità di occasioni create dalle due squadre: riferendoci agli expected goals, ovvero la capacità di trasformare in goal le occasioni, l'Atalanta ha un quoziente di 9,27 su 11 reti siglate. Segna più di quanto ci si aspetta, in base alle occasioni, al contrario del Napoli che ha un quoziente di 14,19 sui 15 goal. In sostanza, segna quanto crea. Equilibrio che, se portato avanti, può risultare decisivo.

PERCHE' ATALANTA E NAPOLI NON POSSONO VINCERE LO SCUDETTO

Ciò che preoccupa Atalanta e Napoli è la "costanza" che non ha mostrato nel corso delle ultime stagioni, in maniera diversa: a differenza degli anni passati, però, sia Gasperini che Spalletti sono rimasti soddisfatti dal mercato, con una rosa più completa. La Dea ha un altro attaccante come Hojlund, gli azzurri hanno più ricambi, nonostante l'allenatore di Certaldo abbia precisato che "son gli stessi".

Dal punto di vista dell'atteggiamento in campo, in fase di non possesso e in vantaggio le due squadre si comportano praticamente nella stessa maniera: abbassandosi e aspettando l'avversario, senza pressare il portatore di palla. Questo, in un momento di fiducia generale, può certamente aiutare e portare al risultato, ma in periodi maggiormente difficili potrebbe essere un boomerang.

Così è stato, ad esempio, per il Napoli a San Siro contro il Milan, come dimostrano le due grandi occasioni della ripresa dopo li rigore di Politano, compreso il pareggio di Giroud.

Milan Napoli 1YouTube

C'è, comunque, un altro aspetto di cui tener conto: quello dei Mondiali in Qatar, decisivo nella seconda parte di stagione. In questo senso l'Atalanta ha sei giocatori a rischio convocazione (Maehle, Hateboer, Koopmeiners, De Roon, Pasalic, Hojlund, sette con Musso), praticamente tutti titolari. Il Napoli ne ha meno (Kim, Olivera, Anguissa e Zielinski), con tre titolati.

In questo senso gli azzurri sembrano essere favoriti su diverse altre squadre, ma anche per quel che riguarda gli scontri "diretti" contro avversarie di pari grado: resta l'incognita Champions League, che dopo una buona partenza dovrebbe essere a tutti gli effetti una competizione che terrà impegnata la formazione di Spalletti anche nei prossimi mesi, a differenza di quella di Gasperini. Un contro importante per la gestione delle energie.

MATURITA' E FIDUCIA

Resta comunque l'idea di una maturità importante raggiunta da entrambe le squadre: non si trovano lì per caso, né perché Milan, Inter e Juventus stanno procedendo a un ritmo più lento. Mettono in campo idee e concetti chiari e concreti, ma i dubbi sulla tenuta a lungo termine rimangono.

I tifosi, comunque, possono sognare? Devono: perché le premesse ci sono tutte, ma con lucidità. E con "fiducia": quella che Gasperini e Spalletti hanno avuto nel loro progetto calcistico, di cui adesso raccolgono i frutti.

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