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Cristiano Ronaldo Atalanta Manchester United Champions LeagueGetty

Decisivo, implacabile: "E' il nostro Michael Jordan", il ritorno di Ronaldo in Italia è indimenticabile

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La partita finisce quando dice lui. Altrimenti no, non può proprio terminare: il Manchester United ha un'anima e si chiama Cristiano Ronaldo. L'uomo-squadra, in senso stretto: nel senso di uomo, singolo atleta, e di squadra intera, undici giocatori in uno.

Senza il portoghese la squadra di Ole Gunnar Solskjaer, inglobato come gli altri nel concetto di "squadra" fagocitato da Cristiano Ronaldo, avrebbe due punti, ultima al Gruppo F di Champions League. Seppur incredibile, a un primo pensiero, è così.

Fa bene l'allenatore norvegese a definirlo in un modo ben preciso, nel post-gara al Gewiss Stadium, trascendendo i limiti che confinano i diversi sport.

"Cristiano Ronaldo è per noi quello che Michael Jordan è stato per i Chicago Bulls".

Ma è nel concetto di superamento di se stesso che Cristiano Ronaldo ha sempre trovato uno spunto in più per esaltarsi: nel continuo perfezionamento delle proprie qualità che lo ha portato, alla fine, a decidere persino le sorti del cronometro, scegliendo lo spazio del recupero come "margine di beffa" in cui agire per far male.

E' stato così contro il Villarreal, quando con una zampata ha messo a tacere gli scettici, prendendo per mano un brutto United e trasmettendogli i principi essenziali per una buona condotta sportiva "al servizio" del portoghese, ha fatto la stessa cosa contro l'Atalanta a Bergamo, riuscendo a trovare lo spazio per un destro al volo che ha rotto la frenesia imposta dalla disperata ricerca del pari.

Per lui è calma piatta, lucida necessità: una conclusione che a vederla sembra semplice, tanto è armonica, conclusa con una delle più classiche scivolate sulle ginocchia, finita nel repertorio di Ronaldo proprio quando il "Sium" si è risolto, nella prima rete.

Persino lì, dove il suo ego si è scontrato contro la scelta di Massimiliano Allegri di spedirlo in panchiina causando la prima vera crepa tra lui e la Juventus. Il ritorno in Italia, però, è stato romantico.

I tifosi ad attenderlo fuori dal pullman non erano pochi: quelli che sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto nella notte storica della Dea hanno avuto persino il privilegio di vederlo all'opera, dopo tante chiusure imposte dal Covid.

A volte sembra proprio di assistere alla predica un profeta che sciorina concetti calcistici nel deserto, tanto gioca male la sua squadra, trasformata in oro per la seconda partita consecutiva, se si pensa alla prodezza che ha, di fatto, spianato la strada al ritorno di Antonio Conte in Premier League, al Tottenham.

Quella in direzione Manchester e che sembrava destinata all'allenatore italiano ha deciso di chiuderla da più gare, Ronaldo: "salvando" Ole dalle fiamme dell'inferno dei Red Devils e dando corpo, una volta in più, alla teoria Ronaldocentrica.

Bisogna goderselo, finché gioca: definito da molti, troppi "un problema". E' uno scherzo: quel che abbiamo appena riportato, frutto di un'incomprensione tra lui e la piazza bianconera, e tutto ciò a cui stiamo assistendo. L'ennesima prova che abbiamo vissuto una delle epoche calcistiche più importanti della storia. Una timeline che prima o poi rimpiangeremo.

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