Semplicemente un'altra masterclass di uno degli allenatori che, alla fine dei tempi, verrà ricordato tra coloro che hanno radicalmente cambiato il calcio, plasmandolo con idee di gioco nuove e rivoluzionare. Al di là della retorica, Pep Guardiola è e rimane uno dei massimi esponenti del lato artistico del pallone.
Il lato umano, caratterizzato da uscite anche poco felici nell'ultimo periodo (quella su Steven Gerrard su tutte, prima delle scuse e del mea culpa condito dall'iconico, ormai, "mi vergogno di me stesso") poco c'entra con quanto si è visto in campo per l'ennesima volta, nel match che ha consentito al Manchester City di annullare il distacco dall'Arsenal in Premier League.
Perché va bene, sì, i Citizens hanno i campioni, la tecnica, l'attaccante più forte al mondo e qualcosina in più, ma molto passa anche dall'intelligenza tattica di Guardiola, anche a Emirates.
Che poi basta semplicemente andare a guardar la recente storia del tecnico spagnolo per rendersene conto: la facilità con cui ha cambiato sistema di gioco, allontanandosi da quel 4-3-3 che a Barcellona ha fatto la storia. Lo sapete: contro l'Arsenal Pep ha aggiunto un altro tassello al suo mosaico meraviglioso.
Contro il suo discepolo, Mikel Arteta, Guardiola ha fatto quello che difficilmente si è visto nel corso degli anni: attesa e ripartenza. Sì: attesa e ripartenza, dal Manchester City del maestro del "tiki-taka". Attesa e ripartenza, ma di quelli cinici, profondi, importanti.
I due goal che hanno deciso la sfida con l'Arsenal, in fin dei conti, sono arrivati così: in distensione, con la difesa dei Gunners impreparata. In velocità: ma per comprendere meglio l'ennesima trasformazione di Pep, bisogna citare un dato.
A Emirates il Manchester City ha tenuto il 36% di possesso palla complessivo, contro il 64% dell'Arsenal: è un numero impressionante se si pensa alla tradizione calcistica legata a Guardiola. E, infatti, è il dato minore di tutta la carriera dell'ex Barcellona e Bayern Monaco.
Non aveva mai concluso una partita con una percentuale di possesso palla così bassa: ma no, non deve essere presa come un malus. E' solo l'ultimo degli approcci "creativi" di un allenatore che sa come vincere: non sarebbe uno dei migliori (per molti il Top in assoluto) al mondo, d'altronde.
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