Cristian Arrieta all'Inter. In quanti se lo ricordano? Probabilmente pochi, ma per capirci di più bisogna riavvolgere il nastro. Nastro di una carriera stravagante, quella dell'ex difensore centrale - all'occorrenza terzino destro - 44enne nato negli USA, di cittadinanza italiana (lo era la madre, con padre basco) e naturalizzato portoricano.
Arrieta muove i suoi primi passi nel calcio professionistico ad inizio 2000, quando le esperienze tra Gravellona e Mestre gli valgono la chiamata del Genoa. Al Grifone, in Serie B, Cristian ci resta pochissimo - e senza mai debuttare - prima di finire in C2 tra Alessandria e Ivrea.
E' lì che Arrieta riesce a farsi nuovamente apprezzare, ma nel 2004 anziché risalire di categoria l'italo-americano accetta una sfida impensabile: giocare in Eccellenza con la maglia del Cervia.
La squadra romagnola diventa 'laboratorio' per il reality televisivo pensato da Mediaset, 'Campioni, il sogno', che ha tenuto incollati per due anni curiosi, appassionati e teenager innamorate dei ragazzi allenati da Ciccio Graziani.
"Conoscevo Ciccio Graziani quando lui allenava in C2 e io vi giocavo. E peraltro il mio compagno di squadra a Mestre era suo figlio Gabriele. Chiamai, loro avevano bisogno di un difensore con qualità e caratteristiche e mi hanno fatto entrare", ha raccontato a 'Tuttomercatoweb'.
Arrieta viene inserito nella rosa gialloblù, si rivela tra i migliori, ma una bestemmia udita in diretta gli costa un posto da titolare che non poteva mai essere messo in discussione. In favore di chi? Del buon Gullo, personaggio apprezzato più per la sua simpatia che per le doti tecniche.
"Esperienza bellissima, che non mi sarei mai sognato di fare e che rifarei altre mille volte. Siamo diventati delle star. Preferivano fare una foto con me piuttosto che con Paolo Maldini e non capivo come fosse possibile".
Ma Arrieta è bravo, in molti se ne rendono conto e così, al termine del 2004/2005 che vide il Cervia promosso in Serie D il difensore viene scelto insieme a Fabio Borriello (Milan) e Lorenzo Spagnoli (Juventus) per effettuare un provino con una big di A: nel suo caso, l'Inter.
Ecco svelata l'avventura in nerazzurro, durata però il tempo di un ritiro estivo: Mancini lo scarta ed Arrieta torna in C2, tesserato dal Lecco.
"A livello professionale l'esperienza mi ha danneggiato tantissimo. Appena spenti i riflettori del reality ho avuto una serie enorme di problemi, nonostante io prima del Cervia avessi giocato già per anni fra i professionisti. Al Lecco i tifosi non mi volevano".
Ed è qui che finalmente nasce la chance di una vita: andare al Lecce sotto la guida di Zdenek Zeman.
Il boemo lo accoglie tra le fila salentine nell'estate del 2006, in un organico chiamato ad affrontare il campionato di Serie B. Arrieta convince a metà, scendendo in campo 7 volte coi giallorossi in cadetteria prima di sparire dai radar dei titolari con l'esonero di Zeman e l'arrivo di Papadopulo.
Il sogno di farsi spazio sui palcoscenici italiani di rilievo pian piano sfuma, ma nelle poche apparizioni col Lecce a notare Arrieta sono i Puerto Rico Islanders: il club di seconda divisione statunitense scommette su di lui, riportandolo nella terra che gli diede i natali.
Tra il 2007 e il 2009 Arrieta vive l'apice della carriera, vincendo un campionato e due coppe nazionali venendo eletto miglior difensore della USL (il campionato a cui partecipavano gli Islanders).
Philadelphia gli regala l'opportunità di misurarsi con la MLS a stelle e strisce, Porto Rico - sfruttando i suoi 2 anni di vita trascorsi nel Commonwealth del Paese - decide di naturalizzarlo per impiegarlo in Nazionale (non aveva mai giocato con Italia né con gli USA).
Nel 2012 probabilmente il punto più alto della sua carriera: Porto Rico affronta la Spagna in amichevole e lui si ritrova a marcare Fernando Torres. In quella Roja c'erano Iniesta, Fabregas e Xabi Alonso tra gli altri. E Arrieta giocò tutta la partita.
A 31 anni esordisce in Nazionale, poi un'altra parentesi nella B americana prima di rientrare senza fortuna nel calcio nostrano tra Promozione ed Eccellenza (Juve Domo e Briga). Infine l'ultimo 'andirivieni' destinazione Stati Uniti, dove Arrieta tenta la carriera da allenatore.
Nel 2015 guida la Primavera dei New York LIAC al Torneo di Viareggio, 'dulcis in fundo' si ritrova assistente delle giovanili sempre a NY in quella che viene segnalata come l'ultima sua ultima parentesi nel mondo del pallone. Arrieta non ha lasciato il segno, ma di certo non si è annoiato.
"Ho dovuto sottrarre tempo perché ora il lavoro principale è un altro, ma non ho abbandonato il calcio - ha raccontato nel 2020 a 'Tuttomercatoweb' - Attualmente alleno alla GPS Academy, che peraltro è affiliata al Bayern e giochiamo proprio con la maglia dei bavaresi. E poi l'Abbey Villa Soccer Club".
La sua vita però ha cambiato strada: il calcio è diventato secondario.
"Ho due bambini piccoli e il modo migliore per far sì che tutta la famiglia fosse coperta era trovare una compagnia che mi offrisse questa copertura. Così ho deciso di lavorare per un'importante società di trasporto spedizioni, la UPS. Sono un supervisore, ma faccio quello che è necessario. Anche andare a consegnare, se è il caso".