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De Zeeuw GFXGetty

Arjan De Zeeuw: medico, campione della Premier ed ora detective

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Libri gialli, film di azione, videogiochi di genere drammatico, canzoni, racconti. In ogni media esiste una dose consistente di personaggi che svolgono il lavoro di detective nelle loro fittizie esistente. E' praticamente impossibile non aver mai sentito parlare di nemmeno uno di loro, tanto lunga è la lista e la loro leggenda, oltre tempo e spazio. Basti pensare a Sherlock Holmes, Hercule Poirot, Jessica Fletcher, Jessica Jones, Detective Conan. E via via ad aggiungersene svariate decine. Ognuno ha il proprio nome. Quando si scava tra i nomi di famosi detective realmente esistenti, però, la cosa si fa dura. A meno di amici e conoscenti, impossibile. Nell'ipotetico gioco del dover indidare una persona esistente con tale incarico per le mani, c'è un nome a sorpresa da poter enunciare: l'ex calciatore, Arjan de Zeeuw.

Del resto, perché no? Un calciatore professionista è al top della forma fisica, deve ragionare prima degli avversari, conosce lingue e paesi, persone e tattiche. Se alla condizione atletica, si aggiunge anche un'intelligenza fuori dal comune in svariati campi, bingo. Del resto Adrianus Johannes de Zeeuw, classe 1970 olandese, sbarcava nel mondo del calcio con in tasca una laurea in medicina. Come dire: il pallone è il mio presente, ma il mio futuro può essere qualcosa di diverso. E importante.

Cresciuto nel Vitesse '22, De Zeeuw cresce nelle serie dilettantistiche olandesi prima di firmare per il Telstar, in patria, e dunque per il Barnsley in Premier League nel 1995. Agli inizi della carriera, ha pochi momenti liberi: studia medicina, gioca a calcio piuttosto bene, da punto forte della difesa. Centrale di 1,92 cm, forte fisicamente e difficile da affrontare per centravanti di sfondamento e ali sguscianti, ha un'aura di scintillante leadership che affascina anche l'allora premier britannico Tony Blair, a più riprese deciso a definirlo il suo giocatore preferito.

Sa fare tutto De Zeeuw, eppure in carriera non giocherà mai per la Nazionale olandese o in Champions League. E' consapevole di essere un talento nel calcio, ma di dover lavorare a fondo per raggiungere altri obiettivi, come quello della laurea in medicina. In campo guida, fuori cerca di aiutare il più possibile. Chiunque. E così, parallelamente a terapie ed interventi, si interessa ad un altro modo di servire le persone: quello della polizia. Pian piano, però, nonostante la mancata chiamata degli Orange o di squadre al top del Regno Unito, il calcio professionistico lo assorbe completamente, tenendo da parte gli obiettivi futuri.

Chiusa la carriera al Coventry, dopo aver militato in Premier con Wigan, Portsmouth e il già citato Barnsley, De Zeeuw si allontana dal calcio. Ha 38 anni e nessuna intenzione di essere allenatore e dirigente. Il suo talento era in campo, non fuori. Preferisce tornare al passato e rispolverare quella laurea impolverata appesa nella sua casa olandese. Decide di prendersi un anno di pausa dal lavoro, optando per lo studio e l'aggiornamento del suo titolo. Il problema è il tempo: il nostro non vuole stare troppo fermo e la qualifica da medico ne richiede veramente troppo.

Calcio, concluso dopo una carriera di quindici anni. Medicina, nel cassetto dopo aver valutato possibilità e tempistiche. E così, De Zeeuw si tuffa nella terza opportunità del suo presente, ripescando dal passato quel vecchio interesse mai esplorato a tempo pieno. Il mondo della polizia.

Originario di Castricum, De Zeeuw tornerà a casa per intraprendere il lavoro di poliziotto, nella città confinante, e nota grazie all'AZ, di Alkmaar. Al Daily Mail, l'ex Wigan racconterà per filo e per segno una realtà dura e cruda diversa dal pianeta scintillante del calcio:

"Ho sperimentato tutti i diversi tipi di lavoro di polizia come parte della formazione per diventare un detective specializzato e ispettore. Il nord dell'Olanda è piuttosto rurale con molte fattorie isolate e c'è un grande problema con il traffico di esseri umani, come ad esempio nella raccolta della frutta. Le persone vengono portate al lavoro e talvolta le condizioni possono essere durissime. La stessa cosa può succedere anche con la prostituzione".

Ha affrontato stadi leggendari e 60.000 persone a fischiarlo, in quel di Wembley. Un esordio difficile da scordare. Mai quanto la prima volta da poliziotto, incaricato di arrestare qualcuno con un mandato:

"Questo ragazzo era stato coinvolto in molti furti con scasso e sono andato a casa sua con un collega, che fortunatamente era molto esperto. Il bersaglio era molto nervoso e abbiamo dovuto calmarlo, anche se io ero nervoso quanto lui. Puoi giocare a calcio davanti a decine di migliaia di persone, ma questo è completamente diverso".

I fans sugli spalti, lontani. Ora De Zeeuw deve fare i conti con assassini, rapinatori e chi più ne ha, più ne metta. A tu per tu. In che modo i due mondi si uniscono? Quando il detective deve ricorrere ai suoi mezzi fisici che lo hanno reso avversario temuto da decine di giocatori:

"Una volta c'era un ragazzo con cui volevamo parlare che poi è fuggito dalla scena, così l'ho inseguito. Poi dopo circa un minuto si è fermato con le mani sulle ginocchia, non poteva più andare avanti sfinito. Quindi il mio allenamento di calcio è stato utile in quel caso, avevo sicuramente abbastanza ritmo per tenere il passo".

De Zeeuw ha sempre ammirato i poliziotti, impegnati in un lavoro così duro rispetto al calcio. Un mestiere che non ha certo dimenticato, consapevole della fortuna di averne fatto parte:

"Essere calciatore è il lavoro migliore al mondo, ho sempre adorato anche l'allenamento. E' sicuramente un paragone con l'essere un detective: c'è un sacco di lavoro scrupoloso che non vedi. Sono sempre stato interessato alla polizia e volevo fare qualcosa di utile per la società".

Essere un detective nel 2021 dopo aver appena appeso gli scarpini al chiodo post carriera in Premier sarebbe forse impossibile. Troppi selfie e telecamere che De Zeeuw, figlio di un altro calcio, non ha mai dovuto affrontare. Nelle campagne di Alkmaar le problematiche sono tante e può occuparsene lontano dalle luci della ribalta. Ogni tanto, però, anche all'inizio della sua era poliziesca, è stato riconosciuto. Forse assomigliava a quel tale che giocata in Inghilterra, forse è lui, forse no:

"Stavo interrogando un uomo e mi ha detto: 'Sei familiare, eri un calciatore?' Sembrava che lo aiutasse ad aprirsi un po'. Mi ha ricordato di come non ero più un calciatore, ma un poliziotto".

Inseguimenti, interrogatori, situazioni delicate. Un libro di Michael Connelly. Una pellicola con protagonista Clint Eastwood o creata da Orson Wlles. La parte più entusiasmante per il grande pubblico. De Zeeuw, però, si è spinto oltre l'azione, gli appostamenti, le retate. Si è specializzato, manco a dirlo, in medicina legale. Pronosticabile, considerata la laurea ottenuta a inizio '90, essenziale per allargare il proprio ruolo nella polizia olandese.

De Zeeuw si è interessato soprattutto alla Pcr (reazione di polimerizzazione a catena), tecnologia inventata negli anni '90 in cui un frammento di DNA viene moltiplicato un miliardo di volte, così ricostruire, a conclusione del processo, l'intera sequenza. In questo moto il DNA isolato da sangue, capelli, saliva e tessuti, può essere utilizzato per identificare i colpevoli di un determinato reato.

Reato minore, quello dell'essere stato dimenticato dal mondo del calcio, nonostante le sue prestazioni da leader di provincia. A De Zeeuw, però, forse poco importa: ha sfruttato tutto quello che si è guadagnato in carriera, aiutando e aiutandosi.

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