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Andre CruzGetty Goal

André Cruz, duttilità tattica e calci di punizione: dal goal a Zenga alle esperienze in A

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Il calcio brasiliano degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso ha prodotto un numero consistente di specialisti dei calci piazzati. Assieme ai vari Eder, Roberto Carlos e Branco, fra questi merita sicuramente di essere ricordato André Cruz.

"Per calciare le punizioni occorre tanta concentrazione. - spiega a 'Il Mattino' - Perché sai che durante la partita potresti avere anche una sola occasione da fermo e devi sfruttarla al meglio.La prima cosa che serve è la tecnica, e quello non è certo un segreto. Poi, ovviamente, ci vuole tanto allenamento. Io, ad esempio, da bambino usavo il muro e da grande mi fermavo sul campo tanto tempo dopo gli allenamenti con la squadra. Il mio modello era Zico. Per calciare bene le punizioni ci vuole tanta concentrazione". 

Dalla distanza o dal limite dell'area, di potenza o con un tiro ad effetto, Cruz sapeva trasformare un calcio piazzato in goal con una naturalezza disarmante. Oltre a questo era dotato di un sinistro raffinato ed elegante, e aveva tempi di inserimento offensivi pressoché perfetti.

Rivelatosi come grande talento nelle Nazionali giovanili brasiliane, esplode alla fine degli anni Ottanta e approda in Europa, anche se non dalla porta principale. In Italia ci arriva a metà anni Novanta, dando il massimo di sé con il Napoli e poi conoscendo un rapido declino con le maglie di Milan e Torino.

Con il Brasile debutta da giovane e vince i Giochi Panamericani e la Copa America 1989, poi però l'ascesa si arresta. Torna a indossare la maglia verdeoro prima dei Mondiali '98, per i quali è convocato senza mai scendere in campo. A 35 anni, nel 2004, tormentato da diversi problemi fisici, decide di rititarsi dal calcio giocato, lasciando comunque un'impronta personale importante nel mondo del calcio.

I PRIMI ANNI E L'ESPLOSIONE CON LE NAZIONALI GIOVANILI

Nato a Piracicaba, Comune dello Stato di San Paolo, il 20 settembre 1968, entra a far parte da giovane del Settore giovanile della Ponte Preta. Il suo talento lo porta ad essere convocato nelle Nazionali giovanili brasiliane, a cominciare dall'Under 15 in su.

"Ho iniziato da attaccante esterno. - racconta in un'intervista del 2019 al 'Ilnapolionline.com' - Poi, siccome correvo tanto, mi hanno messo a centrocampo nel classico ruolo da numero 10. Un giorno, infine, mancava un difensore e mi hanno provato lì. Andò bene e non mi hanno più spostato. Per fortuna avevo una buona tecnica e quindi anche come difensore ho sempre avuto la possibilità di uscire bene palla al piede e segnare tanti goal. Perché poi, diciamoci la verità, la gente si ricorda di te per quelli".

Proprio con le rappresentative della Seleção André Cruz conosce la sua esplosione. Nel 1987 a Indianapolis è fra i vincitori dei Giochi panamericani, con una vittoria ai tempi supplementari della squadra guidata da Carlos Alberto Silva contro il Cile. Già quell'anno arrivano per il libero le sirene dell'Italia: lo vuole il Como, ma Cruz dice di no ai lariani, che l'anno dopo si rifaranno ingaggiando Milton.

L'anno dopo, il 1988, è la volta delle Olimpiadi di Seul: la Seleçao olimpica, che fra le sue fila annovera futuri campioni come Romario, Bebeto, Taffarel e Valdo, oltre a talenti emergenti come Mazinho, João Paulo, Geovani ed Edmar (questi ultimi quattro sbarcheranno tutti in Italia), deve accontentarsi della medaglia d'argento, venendo sconfitta 2-1 in finale dall'Unione Sovietica. 

Il torneo è comunque il trampolino di lancio per il giovane libero della Ponte Preta verso la Nazionale maggiore, guidata dal C.t. Sebastião Lazaroni, che, nonostante alcune feroci critiche, gioca con il 3-5-2 e utilizza costantemente il ruolo del libero. Il debutto avviene ancor prima delle Olimpiadi, il 4 agosto in amichevole contro l'Austria (0-2 per i verdeoro) ma è dopo il torneo in Corea che il giocatore di Piracicaba è utilizzato costantemente.

Il 14 ottobre 1989 André Cruz entra al 70' al posto di Aldair nell'amichevole di Bologna contro l'Italia di Azeglio Vicini, che prepara i Mondiali casalinghi. La gara è inchiodata sullo 0-0, ma al 77' è un calcio di punizione del nuovo entrato a deciderlo: tiro a giro imparabile dai 20 metri, che si infila all'incrocio dei pali scavalcando la barriera e lasciando incredulo un esterrefatto Walter Zenga.  

Il giovane André Cruz, in quel momento appena ventunenne, si lancia in una corsa di gioia a braccia alzate verso la panchina, dopo esse stato abbracciato da Alemão. La rete a Zenga inizia a dargli una certa notorietà anche in Italia, e il libero è inserito anche nella rosa che disputa e vince la Copa America in casa. Il giocatore della Ponte Preta disputa la gara del Primo turno contro il Venezuela.

Partecipa anche alle qualificazioni ai Mondiali di Italia '90, ma a quel punto qualcosa nel rapporto con Lazaroni si inceppa e l'emergente libero non viene inserito nella lista dei 22 per i Mondiali in Italia. Già all'inizio del 1990, comunque, la carriera di Cruz aveva avuto un primo importante progresso: il mancino era passato infatti al Flamengo, una delle squadre più titolate del suo Paese, giocando ilCampionato carioca e vincendo la Coppa del Brasile, nonchémettendosi in evidenza con 26 presenze e 5 goal.

LO SBARCO IN EUROPA E GLI ANNI D'ORO AL NAPOLI

André Cruz è ormai pronto per l'Europa, ma il suo ingresso nel Vecchio Continente avviene dalla porta secondaria: a fine estate lo compra infatti lo Standard Liegi, la squadra belga in cui militerà per ben 4 stagioni. Colleziona 104 presenze nel massimo campionato belga e 18 goal e conquista una Coppa del Belgio nel 1992/93, disputando anche Coppa UEFA e Coppa delle Coppe.

Dopo non esser stato convocato nemmeno da Carlos Alberto Parreira per i Mondiali di USA '94, nell'estate in cui il Brasile si laurea per la quarta volta nella sua storia Campione del Mondo approda in Serie A, venendo acquistato dal Napoli.

Con la maglia azzurra sulle spalle, André Cruz, che debutta nel campionato italiano il 25 settembre 1994 (3-3 con il Genoa al Ferraris), si conferma un cecchino sui calci di punizione e un libero molto bravo negli inserimenti offensivi. Dopo l'esonero in avvio di stagione di Vincenzo Guerini, con Vujadin Boskov è uno dei protagonisti della cavalcata che porterà i partenopei al 7° posto finale (dopo un serrato duello con il Cagliari di Tabarez) e a sfiorare la qualificazione in Coppa UEFA, andata poi all'Inter.

Il 1994/95 per il libero brasiliano si chiude con ben 7 reti in 30 presenze in campionato, 5 gare in Coppa Italia e 4 in Coppa UEFA.

"Boskov era un personaggio divertente, - dirà a 'ilnapolionline.com' - scherzava sempre, grande allenatore, lasciava il gruppo tranquillo e voleva vincere. Ho avuto un allenatore bravo, ma un musone, trasmetteva nervosismo prima delle partite".

La seconda stagione è meno brillante sul piano personale: Cruz va subito in goal nella prima giornata di campionato contro il Bari, ma poi si ferma, anche a causa di qualche infortunio, e non riesce a brillare come nell'anno precedente. Per il brasiliano 2 reti in 34 presenze complessive, una in campionato, dove la squadra, nonostante una bella partenza che la porterà a raggiungere anche il 2° posto, si piazzerà 12ª, condizionata probabilmente dalla grave crisi economica e societaria.

Nel 1996/97 Boskov saluta Napoli e in panchina arriva al suo posto Gigi Simoni. Quest'ultimo, visto che André Cruz è tecnico e non molto veloce, lo risposta da libero a centrocampista. Le reti del brasiliano salgono complessivamente a 6 (5 in campionato e una in Coppa Italia) ma le presenze calano a 29 (24 in Serie A, 5 in Coppa) a causa di un fastidio all'adduttore che non gli dà tregua e lo costringe ogni tanto a fermarsi.

Nonostante i problemi societari e finanziari sempre più evidenti, il Napoli di Simoni arriva alla vigilia di Natale 2° in classifica alle spalle della Juventus e a pari merito con il Vicenza, e si qualifica alla finale di Coppa Italia. Poi il crollo verticale, con una discesa in classifica fino al cambio di allenatore, alla 13ª posizione e alla sconfitta in finale di Coppa da parte del Vicenza, impostosi 3-0 ai supplementari nella partita di ritorno dopo la sconfitta di misura al San Paolo. Funesto preludio di un fallimento evidente.

"Il ricordo più brutto per me è l'ultimo anno a Napoli. - conferma Cruz - Avevo male all’adduttore e la squadra andava così così. Pur di giocare ero sempre sotto infiltrazioni e antinfiammatori. Speravo mi togliessero il dolore, ma non c’era verso. Arrivammo anche in finale di Coppa Italia contro il Vicenza, ma nella gara di ritorno non riuscii a giocare perché non stavo bene".

I PROBLEMI FISICI E IL DECLINO 

Nonostante problemi fisici che vengono sottovalutati, il nome di André Cruz è particolarmente caldo nel calciomercato estivo del 1997. Il brasiliano non arinnova con il Napoli, chiudendo l'avventura in terra campana con 98 presenze e 14 goal totali, e per lui si scatena un inedito Derby della Madonnina.

Simoni lo vorrebbe all'Inter, dove è approdato, ma giocherebbe ancora da centrocampista. Invece Cruz vuole giocare da difensore perché c'è un Mondiale alle porte e il giocatore di Piracicaba, che con il Brasile ha vinto la Copa America 1995, non vuole farselo sfuggire perché consapevole che sarà l'ultima occasione della sua carriera. Così l'ex Flamengo parla con Fabio Capello, che già l'anno prima l'aveva richiesto per il suo Real Madrid, e trova l'accordo con il Milan, stralciando il precontratto che aveva firmato con i nerazzurri.

"Io dovevo andare all'Inter, avevo anche l'accordo. - confermerà Cruz in un'intervista a 'Calcionapoli24' del 2019 - Poi arrivò il Mlan con Capello. C'era un Mondiale davanti e l'Inter voleva farmi giocare da centrocampista, non volevo perdere il Mondiale e scelsi il Milan che mi permetteva di giocare nel ruolo di difensore. Era la mia ultima occasione per andare al Mondiale e ho avuto un po' di paura di scegliere l'Inter e fare il centrocampista. Capello già mi voleva al Real". 

Cruz sarà nella rosa del Brasile che ai Mondiali di Francia si piazzerà al 2° posto alle spalle della Francia di Zidane dopo una finale drammatica per i sudamericani a causa delle condizioni di Ronaldo, ma l'esperienza al Milan non andrà come il difensore si aspettava. 

Gli inizi sono incoraggianti ma presto subentrano gravi problemi fisici, che limiteranno il suo apporto alla causa rossonera a sole 14 presenze e 2 reti (11 gare e un goal in campionato, siglato su rigore nel Derby, e 3 presenze e un goal in Coppa Italia).

"Poi arrivò l'infortunio alla schiena e l'operazione. - ricorda il brasiliano - Per fortuna ho recuperato e sono riuscito ad andare al Mondiale che è stata una grande esperienza".

Ma il declino per André Cruz sarà rapidissimo: chiusa l'avventura con la Seleção nell'amichevole premondiale contro Andorra, e con un bilancio di un goal in 31 partite internazionali, con l'arrivo in panchina di Zaccheroni nel 1998/99 si chiudono per lui le porte del Milan. Mette insieme altre 3 presenze fra campionato e Coppa e viene girato in prestito allo Standard Liegi, la squadra belga che già lo aveva visto come protagonista. 

In biancorosso resta solo 6 mesi, quindi fa ritorno in Italia, accordandosi con il Torino nella stagione 1999/00. Cruz spera in un suo rilancio ma così non sarà: il rendimento è deludente, con 14 presenze e un goal contro il Parma.

Il riscatto per il libero arriva nel 2000, con il passaggio allo Sporting. In maglia biancoverde Cruz resta due stagioni e ritrova il vecchio smalto: segna 6 goal in 73 presenze e dimostra nuovamente il suo valore, dando un contributo importante per vincere 2 campionati lusitani, una Coppa del Portogallo e una Supercoppa.

Sono gli ultimi sussulti di una carriera importante: tornato in patria, Cruz è afflitto nuovamente dagli infortuni. Gioca ancora  con Goias e Internacional, con cui vince anche un Campionato Gaucho prima di appendere gli scarpini al chiodo nel 2004, all'età di 35 anni.

"Oggi ho un doppio lavoro, - rivela a 'Il Mattino' - il primo è quello di marito e papà. Cerco di stare il più possibile con la mia famiglia: ho due bimbe. Poi faccio il procuratore di alcuni ragazzi in Brasile e poi faccio anche l’intermediario per curare trattative in Cina, Giappone e Portogallo".

Fra tutte le esperienze in Italia, il ricordo più bello è legato agli anni di Napoli.

"Porto sempre Napoli nel cuore: che ricordi! - dice a 'Radio Kiss Kiss' - Ancora ho nella mente l’urlo dei tifosi quando andavo a calciare le punizioni: 'Cruz, Cruz, Cruz...!' Non lo dimenticherò mai".

Fra i goal realizzati in azzurro, difficile sceglierne uno più bello degli altri.

"Mi piace ricordarli un po' tutti. - assicura a 'Calcionapoli24' - Quello con l'Inter al San Siro, quello con il Parma segnata a Buffon al San Paolo, ancora con l'Inter a Napoli, poi a Genoa e Foggia, il Milan... Le mie reti sono state davvero tante, soprattutto per un difensore".

Guardando agli anni felici con i partenopei ha un unico rimpianto:

"Mi dispiace - dichiara  a 'Il Mattino' - non essere riuscito a vincere qualche titolo con il Napoli. Sono stati per me tre anni indimenticabili. Il ricordo più bello era l’ambiente sereno in campo e fuori. Ci facevamo delle bellissime mangiate al ristorante con gli amici. E poi anche le uscite in centro per la città". 

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