Sul sito ufficiale del PSV Eindhoven, alla sezione “giocatori”, c’è una pagina interamente dedicata a lui, con tre foto diverse che lo raffigurano con la maglia biancorossa in altrettante stagioni differenti. I capelli biondissimi, in due circostanze lunghi fino alle spalle, non nascondono il sorriso largo già visto in altri contesti, nelle ultime settimane: quel ragazzino di undici anni, avrà pensato qualcuno, ricorda spaventosamente Remco Evenepoel. Anzi: quel ragazzino di undici anni con una pagina dedicata sul sito del PSV è, effettivamente, Remco Evenepoel.
“Questa maglia l'ho sognata da sempre, è il coronamento di una stagione fantastica. Ancora non ci credo".
La maglia di cui parla, però, non è calcistica. Con la medaglia d’oro al collo, Remco sorride dopo aver vinto il mondiale di ciclismo su strada in Australia. È il suo secondo dopo quello conquistato nella categoria Juniores a Innsbruck, nel 2018: questo successo, però, ha tutto un altro sapore.
Anche perché Remco i mondiali rischiava di seguirli, “alla meno peggio”, seduto da casa. Per intenderci, bisogna tornare al 2020, quando tra Colma di Sormano e Nesso nel Giro di Lombardia, nella spettacolare discesa, dopo una doppia curva è precipitato dal ponticello. Avrebbe voluto partecipare al Giro d’Italia: è stato costretto, al contrario, a rimanere fermo a letto per otto settimane. La diagnosi dopo la caduta ha del miracoloso: frattura del bacino e tanta, ma tanta paura. Poteva andare decisamente peggio.
Dal punto di vista caratteriale, la reazione dopo l’incidente e il conseguente infortunio è stata talmente forte da trovar risposta nella sua esperienza calcistica: suo padre, Patrick Evenepoel, ha vinto da ciclista un Gran Prix de Wallonie nel 1993, ma per Remco aveva pensato a un’altra carriera, meno dura di quella che avrebbe fatto nel ciclismo.
GettyA cinque anni entra a far parte delle giovanili dell’Anderlecht: mica una squadra qualunque. Nel 2011, con quel caschetto biondo di cui parlavamo prima, veste la maglia del PSV, trasferendosi in Olanda: inizia da portiere, poi viene spostato sulla fascia. Questione di genetica: la resistenza di Remco è parecchio superiore alla media dei pari età e a quella dei compagni che d’estate, con ogni probabilità, non erano soliti allenarsi in bici per svariati chilometri.
“Ho trascorso 11 anni qui. Ad essere onesti, gli ultimi anni sono stati i più difficili: mi hanno distrutto mentalmente. Ma quando mi guardo indietro capisco che mi hanno reso più forte. Grazie per aver cercato di distruggermi: onestamente, mi sento più orgoglioso a indossare questa maglia da ciclismo, mi sto divertendo di più”.
Non sono parole al miele, quelle che Remco dedica all’Anderlecht in un video pubblicato su Facebook nella primavera del 2020, prima dell’infortunio. Il rancore che ne viene fuori trova spiegazione nei metodi d’allenamento durissimi che ha dovuto sopportare nelle giovanili del club belga e che, sostanzialmente, gli hanno fatto odiare e lasciare il calcio.
Jean Kindermans, direttore dell’Academy dell’Anderlecht, ha provato a rispondere difendendo sia il ciclista che il club, in maniera molto pacata.
“Penso che non ce l’abbia con la società, ma solo con una persona (l’allenatore, ndr), ma penso che quella persona avesse ragione: Remco non avrebbe avuto la stessa carriera che ha avuto nel ciclismo. Ha fatto la scelta giusta: Remco ama ancora l’Anderlecht e l’Anderlecht ama ancora Remco. Speriamo che diventi come Eddy Merckx”.
Capitolo chiuso. Quello con Eddy Merckx, il “Cannibale”, ciclista belga considerato il più forte di tutti i tempi (nonché il più vincente della storia) è un paragone che pesa tanto per Remco Evenepoel, che continua a vincere e conquistare corse.
Nel dicembre del 2021 viene invitato dall’Anderlecht a dare un simbolico “calcio d’inizio” alla gara contro Zulte Waregem: con la sciarpa al collo, Remco si presenta a centrocampo e muove la palla. Tentativo di riconciliazione riuscito. Lo scorso aprile vince la sua prima classica: la Liegi-Bastogne-Liegi, a 22 anni. Un altro sogno realizzato. Avrà pensato al 2017, a quando la sua carriera da calciatore ha esaurito il suo corso.
GettyAveva appena lasciato l’Anderlecht, provando al Mechelen. Niente da fare. Il calcio non faceva più per lui: non che non fosse portato, anzi. È stato più volte chiamato a far parte delle rappresentative Under del Belgio, segnando anche una rete contro l’Italia nel febbraio del 2015, con l’Under 15 a Catanzaro. Gara che, tra l’altro, consegna una delle più bizzarre curiosità e sostanzialmente due delle poche foto reperibili di Remco da calciatore: in una va in contrasto con Raoul Bellanova, che adesso veste la maglia dell’Inter.
È diverso dall’Evenepoel che è salito sul gradino più alto del podio a Wollongong pochi giorni fa, indossando la maglia arcobaleno: differente, parecchio, da quelle di Anderlecht e PSV. Senza caschetto biondo e con un sorriso pieno, finalmente.




