
Anche se le sue gesta in campo spesso ce lo fanno dimenticare, Alphonso Davies ha 22 anni. E non ha più bisogno di presentazioni. O forse sì: è semplicemente il terzino sinistro che più di tutti al mondo fa saltare sulle sedie. Lo fa ogni tre giorni (o ogni settimana, nei periodi più tranquilli) con la maglia del Bayern Monaco, una delle più pesanti d’Europa.
Lo fa da due anni, da quando ne aveva appena 19 e d’improvviso si è ritrovato catapultato in una situazione forse più grande di lui, ma che nel giro di poche settimane si è rivelata perfettamente alla sua altezza. Soprattutto, all’altezza della sua crescita vertiginosa. Una vera e propria ascesa che può durare ancora più di un decennio. Con la sua velocità non c'è da sorprendersi di nulla. In tutti i sensi.
Getty ImagesDAL GHANA AL CANADA
Alphonso Davies è canadese, ma le sue origini sono da ascrivere tra la Liberia e il Ghana. Nella terra di George Weah sono nati e cresciuti i suoi genitori Debeah e Victoria, ma nel 2000 a causa della guerra civile sono scappati e si sono rifugiati in un campo profughi in Ghana, a Buduburam. Lì è nato il piccolo Alphonso.
Una situazione al limite, spiegata dai genitori: “L’unico modo per sopravvivere era portare delle armi, anche i bambini, così abbiamo deciso di scappare. L’unico modo per salvarci era andarcene. Anche se vivere in un campo era come vivere in un container chiusi a chiave. Ogni giorno dovevamo assicurarci di poter dare da mangiare ai nostri figli”.
“Dove vivevamo prima non c’erano opportunità per me e per la mia famiglia, così ci siamo trasferiti in Canada per cercare una vita migliore”, ha raccontato Phonzie al sito ufficiale dei Vancouver Whitecaps, il primo club professionista che ha creduto in lui.
A cinque anni, la possibilità di andare in Canada, nell’Ontario, alla ricerca di una vita migliore. In una casa, con un lavoro. Alphonso ha potuto iniziare ad andare a scuola, a praticare anche lo sport. A dare calci ad un pallone non solo per la strada, ma anche in una palestra, con un insegnante, oltre che fare da baby sitter ai fratelli minori. Per la verità a volte giocava anche a hockey sul ghiaccio, come ogni buon canadese.
Getty/GoalLa successiva tappa è stata Edmonton, dove è iniziata davvero la sua ascesa. Giocava nel post scuola, poi negli Edmonton Internationals e poi negli Strikers, dove ha conosciuto il suo amico fraterno e attuale manager Nick Househ. Fino alla chiamata dei Vancouver Whitecaps, la squadra che gli ha cambiato la vita, mettendolo sulla mappa del calcio.
VANCOUVER E IL MCDONALD’S
A 14 anni Phonzie si è trasferito. Viveva da solo, cercava anche un lavoro: ha provato persino da McDonald’s, con risultati esigui. Respinto dopo un colloquio. Se l’è legata al dito, tanto da aver ricordato quel ‘rifiuto’ in maniera simpatica sui social media in tempi recenti, soprattutto ora che è diventato una star mondiale. Forse è stata anche la sua fortuna, insieme all’occhio lungo degli scout dei Vancouver Whitecaps che lo ha voluto portare nel settore giovanile della squadra.
Mossa vincente, per tutti. A 15 anni Davies ha iniziato ad allenarsi con la prima squadra. Ha esordito nemmeno sedicenne in MLS, secondo più giovane di sempre. E ha subito dominato con la sua velocità assolutamente incontenibile per chiunque.
Non è stato tutto rose e fiori per la verità, anzi, in allenamento Davies ha vissuto le prime grandi difficoltà. Fondamentale per la sua crescita è stato il compagno Pa-Moudou Kah, norvegese di origini gambiane, di vent’anni più grande di lui. Gli ha fatto da guida, è stato un vero e proprio esempio. Lo ha invitato a non mollare, a tenere duro e stringere ancora di più i denti.
"Un giorno in allenamento ho dribblato il capitano della squadra con un trick. I compagni erano tutti esterrefatti, lui era piuttosto arrabbiato. Tutti hanno adorato quel momento, io pensavo che mi avrebbe ucciso".
USA TodayIn quel periodo iniziano inevitabilmente a notarlo anche gli scout di tutto il mondo. Poteva andare al Crystal Palace, sotto consiglio della sorella del presidente Steve Parish che viveva ad Edmonton: “Non ha ottenuto il permesso di lavoro”. Pure il Mainz lo voleva: cercava un terzino, ma lo riteneva troppo offensivo. Anche il Milan lo aveva seguito, ma i 6 milioni di euro richiesti per un quindicenne sembravano eccessivi.
IL 'BEEP BEEP' DEL BAYERN MONACO E LA MIOCARDITE
Nell’estate 2018, mentre le attenzioni del mondo sono rivolte sul Mondiale in Russia e sull’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus, il Bayern Monaco è in tournée negli Stati Uniti. A luglio il DS Hasan Salihamidzic cambia la rotta del suo viaggio per andare a fare tappa in Canada e chiudere per Alphonso Davies. All’epoca aveva 17 anni. Pagato una decina di milioni di euro. Aveva ricevuto da un anno la cittadinanza canadese, era già nazionale, oltre che un talento riconosciuto globalmente. I bavaresi ci sono arrivati prima di tutti.
In autunno, a stagione finita, Davies arriva in Baviera. Abituato al freddo del Canada, probabilmente il clima gli è risultato quasi piacevole.
Getty Images“La prima volta che sono entrato nello spogliatoio del Bayern Monaco è stato incredibile - ha raccontato alla ‘BBC’ - Il primo che ho visto è stato Robben. È venuto verso di me e mi ha detto ‘Ciao, sono Arjen’. Nella mia testa ho pensato: ‘Davvero, non serve che ti presenti…’. Poi i giocatori hanno iniziato a seguirmi su Instagram, all’inizio neanche credevo che fossero loro”.
In campo gli inizi sono stati tra seconda e prima squadra, con qualche apparizione nel finale, sempre giocando da ala. Poi nell’estate 2019 l’intuizione dell’allora allenatore Niko Kovac: schierarlo terzino sinistro. L’emergenza infortuni ha fatto diventare quella che era una semplice idea una soluzione fissa.
L’esonero di Kovac a inizio novembre, poco dopo il 19esimo compleanno di Davies, e la contemporanea promozione di Hansi Flick, hanno rappresentato la svolta. L’attuale CT della Germania lo ha migliorato individualmente, gli ha dato massima libertà di spinta. Anche perché, in fondo, con quella gamba e quella rapidità recuperare posizioni non poteva essere di certo un problema.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. In particolare è la notte del 2-8 con cui il Bayern regola il Barcellona nelle Final Eight di Champions League del 2020 a far saltare tutti sulle sedie. Anche gente come Lukaku (“Davies è fottutamente veloce”, il suo tweet) e Marcelo (“Una gioia per gli occhi”). Il Bayern vince la Champions, Davies diventa il più chiacchierato di tutti. A neanche vent’anni. Per la sua velocità Thomas Müller lo ha definito il 'Beep Beep' del Bayern Monaco, rifacendosi al celebre protagonista del cartone con Willy il Coyote. A fermarlo, almeno non del tutto, non è nemmeno la miocardite che lo costringe a saltare i primi tre mesi del 2022: un po' di apprensione per un nemico improvviso e nient'altro, sconfitto col ritorno in campo ad aprile.
GettyOggi, che ne ha 22, Phonzie è un insostituibile del Bayern Monaco, raramente non risulta tra i migliori in campo e per costanza di rendimento è già una certezza, anche se ha dovuto fare i conti con alcune difficoltà fisiche. Comunque, il discorso non cambia. Anzi, lo avvalora: ormai Davies è considerato al pari degli altri, non è più il ‘talento da sviluppare’. Una certezza, alla sua età.
PHONZIE FUORI DAL CAMPO
In Canada, manco a dirlo, è diventato un’icona. Non solo perché ha già 28 presenze e 10 goal in nazionale e sarà certamente l’uomo simbolo della selezione al Mondiale 2026 che si giocherà anche nel suo paese d’adozione. Dopo la vittoria della Champions League nel 2020, Davies in una Instagram Story aveva mostrato tutta la sua euforia per aver ricevuto il ‘follow’ di Drake su Instagram. Lo stesso cantante, simbolo del Canada, ha chiesto di poterlo conoscere di recente.
D’altro canto Phonzie non è solo una star del calcio, ma anche sui social. 5 milioni di follower su Instagram, 6,5 su TikTok, ha un canale Twitch. Aveva aperto persino un canale YouTube con la sua ex fidanzata Jordyn Huitema, di un anno più giovane di lui, che gioca a calcio nel PSG - imbarazzo palpabile dopo la finale di Champions del 2020 - ed è una giovane promessa del football canadese. Insomma, popolarità alle stelle. Una vera star, che ha ancora davanti anni e anni di carriera. Partito da un campo profughi, arrivato al top.
“Sono fiera di lui - ha detto la mamma commossa - Guardo da dove siamo partiti, in un campo profughi, non avevamo niente, niente cibo, niente vestiti, e guardo dove siamo arrivati oggi. Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno”.
Family first.


