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Francesco FlachiGetty Images

Alla ricerca di Francesco Flachi: dai goal ai panini

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Gennaio 2020. Nessuno sa ancora a cosa andremo incontro da lì a qualche settimana e allora la vita va avanti come sempre. Mi trovo a Firenze, con un amico, e ho due obiettivi: visitare la città in un giorno e incontrare Francesco Flachi.

Il primo obiettivo, paradossalmente, si rivelerà più facile del secondo. Ci gustiamo una bellezza dietro l'altra: Santa Maria del Fiore, Piazza della Signoria, Ponte Vecchio, fino ad arrivare a Piazzale Michelangelo. Si è fatta ora di pranzo e manca un'ultima tappa, meno importante delle altre solo dal punto di vista storico: la panineria di Ciccio Flachi.

Per arrivarci ci tocca fare quasi 3 chilometri a piedi e allora nel frattempo iniziamo a parlare di quel bambino prodigio che a fine anni '80 segna goal su goal con le giovanili dell'Isolotto, piccola società di un rione di Firenze. In totale ne farà più di 150.

In quel periodo è considerato uno dei migliori talenti del calcio italiano. Un potenziale campione. Ha appena 12 anni quando Fiorentina e Napoli battagliano per tesserarlo. Lui non ci pensa troppo e sfoggia quella naturalezza che è difficile trovare in un bambino di oggi.

La nonna mi dava cinquemila lire ad ogni gol segnato. Ai tempi dell’Isolotto le portavo via la pensione. A 12 anni ero praticamente del Napoli. Moggi chiamò a casa e chiese i miei dati a mia madre. Lei scoppiò a piangere , A quell’età non era facile lasciare andare via un ragazzo dalla propria casa. Mio padre temporeggiò e si mise d’accordo con la Fiorentina“.

Flachi è forte e realizza il sogno di esordire in Serie A con la squadra della sua città. Ma in quella Fiorentina c'è troppa concorrenza, troppa abbondanza. Ci rimane fino al 1999 tra un prestito all'Ancona e un altro al Bari, dove dimostra che i goal li sa fare anche tra i grandi. La svolta arriva con il trasferimento alla Sampdoria, dove toccherà il cielo prima di cadere come una stella bruciata.

Diventa il terzo marcatore di sempre dopo Vialli e Mancini, segna goal pazzeschi, è protagonista assoluto, viene convocato in Nazionale. Poi il buio. Nel 2006 inizia il suo rapido ed inesorabile declino tra l a squalifica per calcioscommesse e quella per uso di cocaina . La prima volta si rialza, ma la seconda è quella che segna la fine della sua carriera da calciatore. 2010: la sentenza dice 12 anni di squalifica . Game over.

Flachi

Per la FIGC praticamente non esiste e non esisterà fino al 2022. "Nemmeno avessi ammazzato qualcuno", il commento di Flachi in un'intervista alla 'Gazzetta dello Sport' su cui discutiamo. Il dibattito è aperto, ne parliamo per un po' mentre i morsi della fame cominciano a divorarci. Flachi ha sbagliato due volte, si è rovinato la carriera da solo. Ma non sta forse pagando sin troppo?

"Già questa è una bella pena da scontare. Ho disconnesso il cervello, sono stato un cretino. Non mi sono venduto le partite, non mi sono dopato. La seconda opportunità si concede anche ai peggiori criminali. Vorrei allenare, prendere il patentino, altrimenti resto a preparare i panini...".

Appunto, i panini. Siamo a Firenze anche e soprattutto per quelli. Vogliamo mangiare, incontrare Flachi, conoscere la sua nuova vita. Finalmente siamo arrivati a destinazione, infreddoliti e affamati. 'Panino di Categoria', si legge sull'insegna, e già dalla porta d'ingresso capiamo che il posto è giusto.

Flachi

Ci avviciniamo timidamente al bancone e chiediamo di Francesco. Siamo anche un po' emozionati, ma la risposta ci gela all'istante. "Flachi non c'è, ha venduto da poco l'attività". Una beffa atroce. All'interno tutto è rimasto come l'aveva lasciato lui, con le sue gigantografie in maglia viola e blucerchiata.

La delusione è tanta, ma alla fine il panino ce lo mangiamo lo stesso. Ed è pure buono. Una, due, tre birre e parliamo ancora di Flachi. Ripensiamo a cosa sarebbe potuto diventare senza i suoi mostri, le sue debolezze. E' come se lo avessimo comunque incontrato, rivivendo la sua storia. Una storia che non è finita, perché Flachi nel 2022 è tornato in campo a 46 anni . In Eccellenza, poi in Promozione. Per chiudere la sua carriera come si deve, con gli scarpini addosso e il pallone tra i piedi. 

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