Mancino educato, perno della Nazionale, curriculum di tutto rispetto. A metà '97/98 Napoli affida le chiavi ad Aljosa Asanovic nel tentativo di evitare la B, ma la scelta si rivela un disastro e il croato retrocede insieme agli azzurri.
Un anno che definire negativo è poco, tra i peggiori nella storia del club, dove tra allenatori e calciatori i partenopei sembrano più un porto di mare che una squadra. Con risultati inevitabili.
Asanovic affonda coi compagni e a chi lo guida in panchina: Giovanni Galeone (mai cognome più azzeccato), subentrato a Carletto Mazzone. Nel 'tam tam' di esoneri e dimissioni rientra anche il mentore di Massimiliano Allegri, con Max all'epoca centrocampista e anch'egli transitato a Soccavo in quella stagione da incubo proprio su input di Galeone.
Il Napoli, fanalino di coda e lontano dalla salvezza, a novembre '97 tenta di dare una scossa: ecco Asanovic, regista della Croazia reduce dall'avventura al Derby County e 'nomade' del calcio tra Francia, Spagna, Inghilterra, Austria, Canada e Australia.
A 32 anni può portare esperienza, geometrie e rialzare un gruppo col morale a pezzi. Garantisce Galeone.
"E' in forma discreta. Ho solo l'impressione che abbia addosso un paio di chili di troppo. Lo conosco da tanti anni: è uno di quelli che ho sempre seguito. Durante l'allenamento, quando lo vedevo toccare palla, ero incantato".
"Stiamo parlando di un signor giocatore. Un gran colpo. Non pensavo lo si potesse seriamente portare a Napoli. Ha grandi piedi e una straordinaria personalità. Insomma, parliamo d’un campione vero. Può fare il centrale e il sinistro, come in Nazionale. Calcia le punizioni in modo splendido. E poi ha i tempi naturali del gioco".
Un po' di allenamento e via: Asanovic morde il freno.
"Salvarci è una missione che non mi spaventa. Del resto, se l'avessi trovata impossibile, non sarei qui. So anche che la gente è arrabbiata, ma io sono originario di Spalato e lì ho giocato a lungo: i tifosi hanno la stessa passione. Insomma, sono abituato anche ai climi accesi. Conto di poter mostrare ai napoletani cosa so davvero fare in campo".
Al croato viene data fiducia, a lui ci si aggrappa disperatamente e diventa subito titolare: peccato che condizione impresentabile e passo da 'moviola' facciano crollare ulteriormente gli umori della piazza. Non a caso, con l'avvicendamento Galeone-Montefusco, Asanovic finisce in panchina e diventa uno da ultimi 20'. Il Napoli retrocede ottenendo la miseria di 2 vittorie in 34 giornate, Aljosa fa le valigie dopo 6 mesi fatti di 15 presenze a singhiozzo. Un flop totale.
Getty ImagesFlop che però non gli impedisce di andare ai Mondiali di Francia '98, dove da meteora azzurra si ritrova a dirigere l'orchestra croata insieme a Boban conducendola ad uno storico terzo posto. Chi l'avrebbe mai immaginato.
Il post-Coppa del Mondo fa rima con Atene: dal Napoli al Panathinaikos, trasferimento figlio dell'epurazione per la discesa in B e per i miliardi di debiti che attanagliano la società di Ferlaino. 'Statte bbuon', come si suol dire da queste parti.
Asanovic si ritira nel 2002 ma rimane nel calcio, diventando vice del ct Bilic (compagno di mille battaglie in Nazionale) sulla panchina della Croazia. Nel percorso da allenatore si mette anche 'in proprio' guidando una squadra di Melbourne, finché non decide di lasciar perdere.
In patria Aljosa è rimasto un'icona con un ruolo nei quadri della federcalcio (la HNS) come coordinatore dello scouting chiamato a visionare i connazionali che militano all'estero: la cosiddetta 'diaspora', la fetta di croati sparsi in giro per il mondo.
A inizio 2022, Asanovic ha deciso di accettare una nuova sfida. L'ex centrocampista del Napoli è diventato il nuovo commissario tecnico dello Zambia. Dopo aver mancato la qualificazione alla Coppa d'Africa, la nazionale ha scelto proprio il croato per rilanciarsi. Un ruolo di spessore, quello che non è riuscito a dimostrare a Napoli.
