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Summer '68: Alessandria-Santos, la notte in cui Pelé illuminò il Moccagatta

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“Invitiamo Pelé”. L'idea, apparentemente bislacca, si fa strada sempre più concretamente. Come se oggi a essere chiamato fosse il Real Madrid, oppure il PSG di Messi. Impensabile. Eppure ad Alessandria, nel 1968, di impensabile non c'è nulla. È un anno particolare, pregno di entusiasmo: ricorrono gli 800 anni dalla fondazione della città e si pensa di fare le cose in grande. Anche nel calcio. E così, appunto, ecco l'intuizione: invitiamo Pelé, in quei tempi il massimo che ogni appassionato di pallone possa sognare.

Alessandria-Santos, un accostamento improbabile prima ancora che una partita di pallone, è uno di quegli eventi destinati a rimanere nella storia. Il 12 giugno del 1968, gran parte della città si riversa al Moccagatta. È solo un'amichevole, ma al contempo è molto più di un'amichevole. Il Santos è una specie di mito, esotico e lontanissimo, e ha in rosa il calciatore più forte della storia. Pelé ha già vinto due Mondiali e due anni dopo vincerà pure il terzo, quello di Mexico '70, ma in Europa non è mai arrivato. Ci ha provato la Grande Inter, ma senza successo "perché il presidente del Santos cambiò idea", come ha raccontato Massimo Moratti. E poi non pare che al Re il campionato italiano interessi poi molto.

"Da voi si gioca solo per vincere, non per divertire il pubblico - spiega ai giornalisti che lo assediano alla vigilia della partita - C'è un difensivismo esagerato, i goal sono pochi, gli attaccanti sono controllatissimi e difficilmente riescono a dimostrare tutto il loro valore. In Sudamerica è un'altra cosa: le squadre cercano lo spettacolo, la folla si entusiasma, giocare è più divertente. Quest'anno abbiamo vinto il titolo realizzando 74 reti in trenta partite".

L'unico modo per vedere il Re all'opera in un contesto così ridotto, nell'era in cui televisioni a pagamento e streaming sono un'idea non ancora lontanamente concepita, è quella di invitarlo a giocare un'amichevole. Il presidente Remo Sacco, pungolato dal Comune, lancia l'idea. Che diventa realtà e dà una scossa all'ambiente. Perché vedere Pelé non ha prezzo. O meglio, ce l'ha: più di 15 milioni di lire oltre alle spese per il viaggio e all'alloggio è l'offerta del comitato organizzatore ai brasiliani, che accettano e inseriscono l'Italia e il Piemonte tra le tante tappe di un viaggio lunghissimo.

Già, perché in quel '68 il Santos parte per una vera e propria tournée in giro per l'Europa e per il Mondo, manco fosse una rock band. Dal 9 giugno al 17 luglio, il Peixe gioca nel nostro paese ma anche in Svizzera, in Germania, negli Stati Uniti, in Canada, in Colombia. Inizia a Cagliari e vince per 2-1 contro i padroni di casa, che due anni più tardi si isseranno sul trono della Serie A. Quindi Alessandria, appunto. E poi lo Zurigo, la Rappresentativa della Saar, il Napoli – affrontato e sconfitto per ben tre volte – e via così, fino a chiudere con la Colombia Under 23. Totale: 17 esibizioni, 15 vittorie e appena due sconfitte, contro Zurigo e New York Generals.

Ad Alessandria, la sera di quel 12 giugno 1968, fa freddino. Le cronache dell'epoca raccontano che la partita inizia con una decina di minuti di ritardo. Motivo? Il Santos è sceso in campo con le maniche corte, credendo evidentemente che l'estate italiana sia già cominciata, e deve attendere l'arrivo dall'albergo dello stock a maniche lunghe per far finalmente rotolare il pallone.

Se il clima metereologico è abbastanza freddo, quello sulle tribune del “Mocca” è caldo, caldissimo. Sono accorsi in 20000 per gustarsi dal vivo Pelé, costretto nelle ore precedenti a un tour de force per tenere a bada i fan e i media impazziti. Tutto esaurito. È un evento più unico che raro. D'altronde qui sono abituati ai campetti della Serie C, chiusa al nono posto nella stagione precedente. Sono anni complicati per i grigi, in difficoltà finanziarie, retrocessi un paio d'anni prima dalla B.

Alessandria fansGetty Images

Curiosità: l'Alessandria, che ha già in rosa l'ex giallorosso Francisco Ramon Lojacono, ex attaccante reinventatosi libero e pure allenatore in seconda per il finale di carriera, vorrebbe ingaggiare per l'evento l'enfant du pays Gianni Rivera, originario proprio della città piemontese. Il problema è che il campione del Milan si è infortunato giusto una settimana prima nella semifinale europea tra Italia e URSS, quella della celeberrima monetina, saltando pure la doppia finale contro la Jugoslavia, e dunque non può esserci.

Così la dirigenza tratta con vari club di A e recluta in prestito, solo per questa partita, altri due elementi: dall'Inter prende l'attaccante Aquilino Bonfanti, che peraltro poco dopo passerà al Verona, e dal Torino il centrocampista Rosario Rampanti, capitano della Primavera, che il Toro lo allenerà pure una trentina d'anni più tardi. Mentre il bolognese Mario Fara deve guardarsi la sfida dalla tribuna, perché i felsinei prima si mostrano disponibili al suo utilizzo ma poi non giungono a un accordo economico con l'Alessandria.

“Prima dell’inizio della partita si era avvicinato e mi ricordo di aver notato la sua altezza – ha ricordato Rampanti, intervistato da 'La Stampa' – Il più forte calciatore di tutti i tempi lo immaginavo un gigante, invece era alto come me. Mi ha sorriso prima di mettermi una mano sulla testa, come si fa con le benedizioni. Nessuna parola, abbiamo lasciato parlare il campo”.

Il campo dice naturalmente che il Santos è più forte dell'Alessandria, che peraltro gioca con un'inedita maglia blu e non con quella grigia. In quegli anni è la squadra più forte del Brasile: vince campionati statali, nazionali, coppe, la Libertadores e l'Intercontinentale (due volte a testa, nel 1962 e 1963). Ma gli uomini di Antoninho non hanno troppa intenzione di premere il piede sull'acceleratore. Giocano con un po' di pigrizia, giusto per compiacere il pubblico. Tanto che il primo tempo finisce 0-0. L'Alessandria non sfrutta un paio di buone opportunità, mentre Pelé dà un primo saggio della propria bravura colpendo un palo dopo una ventina di minuti.

È una sorta di diesel, il fuoriclasse paulista. Che prima si scalda e poi esplode nella propria potenza. È lui a lasciare concretamente lo zampino nel 2-0 finale. Al rientro dall'intervallo O Rei mette dentro da pochi passi il pallone che vale il vantaggio bianconero. E sempre lui porge l'assist per il definitivo raddoppio di Toninho Guerreiro, capocannoniere di quell'anno in Brasile. Uscendo infine dal campo, tra gli applausi, con indosso la maglia numero 10 dell'Alessandria. Per i grigi può andar bene anche così.

“Pelé è stato l'uomo che ha maggiormente contribuito a fare del Santos un grande sodalizio – scrive il giorno su 'La Stampa l'ex commissario tecnico dell'Italia Vittorio Pozzo, giornalista pubblicista – È un artista della palla rotonda, uno di quei calciatori che onorano il gioco. Si dice persino che l'indennizzo che viene riservato al sodalizio brasiliano nelle sue trasferte è uno se gioca Pelé ed un altro se egli è assente. In ogni parte del mondo lo si vorrebbe vedere. Anche qui, nella vecchia e simpatica Alessandria, sono convenuti amatori del gioco del calcio vecchi e giovani, tecnici e giornalisti da ogni parte d'Italia. Era stato invitato a fare la sua comparsa nello schieramento dei grigi anche l'ultimo, nell'ordine cronologico, ed uno dei primi nella scala dei valori dei prodotti alessandrini: l'attuale milanista Rivera. Colpito, dolorosamente, da uno strappo muscolare nella prima delle partite del recente torneo fra le squadre nazionali del Continente europeo, Rivera non ha potuto aderire all'invito. Ma il pubblico, numeroso ed entusiasta, si è rifatto tributando a Pelé una grande ovazione e salutando ogni sua prodezza in campo con applausi che non avevano fine. Il Santos ha riportato il successo per 2-0. All'Alessandria sportiva, che sta attrezzandosi ora per un nuovo periodo di vita e di attività tecnica, va la soddisfazione di aver offerto al pubblico uno spettacolo più unico che raro, e l'augurio di un pronto risveglio pratico e di un rapido ritorno ai periodi di schietta gloria e floridezza che hanno caratterizzato il suo passato”.

“Stavamo per scendere in campo contro una delle squadre più famose del mondo e tutti volevamo fare bella figura – ha ricordato ancora Rampanti – Mi aveva impressionato il fuoco negli occhi dei giocatori dell’Alessandria, che avevo appena conosciuto: volevano onorare la maglia, la città, i tifosi che erano corsi in massa al Moccagatta. Anche se le attenzioni erano tutte per Pelé, in fondo”.

A proposito di Pelé: non ha che 27 anni, ma i costanti impegni a cui sono sottoposti i calciatori laggiù (già all'epoca, figuriamoci oggi...) inducono già qualche dirigente del Santos, in primis il presidente, a pensare a come riorganizzare la squadra dopo il suo ritiro. "Quel giorno, però, è ancora lontano - scrive all'interno della cronaca della partita un affascinato Maurizio Caravella, inviato de 'La Stampa' - Pelé è sempre uno dei più grandi attaccanti di tutti i tempi".

Quanto all'Italia, Pelé ci ha già giocato e ancora ci giocherà. Ha già sfidato il Milan in Coppa Intercontinentale, nella serata della storica marcatura ai suoi danni del Trap. Un anno dopo l'esibizione alessandrina se la vedrà invece con l'Inter, la squadra che tempo prima aveva sognato di portarlo nel nostro paese. Ma in quegli anni concede l'onore di sfidare lui e il Santos anche al Mantova (il "piccolo Brasile") e al Lecce (tripletta), in altre due serate divenute ben presto memorabili.

Per quanto riguarda l'Alessandria, invece, in città sono tanti a non aver dimenticato l'ebbrezza di quella notte del 1968. Chi c'era l'ha tramandata ai figli, che a sua volta l'hanno tramandata ai nipoti. Nel 1989 arriverà l'URSS del Colonnello Lobanovsky, per un'altra amichevole dal sapore storico. Ma Pelé è Pelé. E il 23 ottobre del 2020, quando il Re ha compiuto 80 anni, tra gli auguri speciali via social erano compresi anche quelli alessandrini:

“Era una sera fresca, nel giugno del ’68 quando ammirammo il suo talento sul prato del Mocca... per i tuoi 80 anni, buon compleanno, O Rei!”.

IL TABELLINO DI ALESSANDRIA-SANTOS

Alessandria: Storto; Trincherò, Legnare; Gori, Lesca, Lojacono; Cervio, Berta; Rampanti, Chinellato, Bonfanti. All. Pietruzzi

Santos: Gylmar; Turcão, Ramos Delgado, Oberdan, Geraldino; Clodoaldo, Lima, Amauri, Toninho, Pelé, Abel. All. Antoninho

Marcatori: 48' Pelé, 58' Toninho

Arbitro: Carminati

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