In campo lo vedi poco ma lo senti tanto: Raul Albiol è così, un leader silenzioso. Chiedetelo a Koulibaly, che da quando non lo ha più affianco ha perso certezze come tutta la difesa del Napoli, privata del suo faro.
Eppure a dire basta è proprio lui, facendo prevalere la voglia di tornare in patria dopo 6 anni sotto il Vesuvio: sì al Villarreal, per uno originario di Vilamarxant praticamente aria di casa. Valencia, Madrid e Napoli fino a Vila-Real, il cerchio si chiude e Raul da luglio scorso gioca di nuovo nella Liga.
Quella Liga che lo vede crescere, imporsi, vincere e poi volare nel Bel Paese, senza mai mezza parola fuori posto: il calciatore importante lo pesi da qui, uno che non fa teatrini e bada al sodo. Ed è così che Albiol si prende il Napoli, sposandolo su input di Rafa Benitez.
"Per me è stata una fortuna, nonostante avessi lasciato il Real si è trattato di un passo avanti. In Italia sono cresciuto".

E dire che la Campania Raul e la moglie l'avevano bocciata.
"Nel 2011, dopo il matrimonio, tra le tappe del viaggio di nozze inserimmo Capri: un giorno decidemmo di fare un giro a Napoli, un piccolo tour in taxi per conoscere un pochino la città, ma fu quasi traumatico. Un casino e un traffico pazzeschi, non eravamo abituati: e allora ci guardammo e ci dicemmo che non saremmo mai più tornati. L'impatto fu tremendo".
"Due anni più tardi, dopo aver comunicato al Real la mia intenzione di andare via, leggo di Rafa al Napoli: ricordo che un brivido mi attraversò la schiena, pensando alla città. All'epoca io e Benitez avevamo lo stesso procuratore, e tra l'altro Rafa mi conosceva benissimo. Mi chiamano e mi dicono dell'offerta molto buona del Napoli. Un'offerta da accettare: e accettai. Ma non sapevo come dirlo ad Alicia: amore, sai, andiamo in Italia. E lei: wow, e dove? E io: vicino Roma. E lei: bello! Ma dove? E io: un po' più al Sud. E lei, gelida: si, ok Raul, ma dove? E io: a Napoli. Non voleva venire, fu difficile convincerla, ma poi s'è innamorata".
Al Villarreal lo ringraziano, perchè ora la difesa è più solida: prima parte di stagione sulla scia del bilancio partenopeo, brillante, poi lo stop per Covid che frena la voglia d'Europa del 'Sottomarino Giallo'. Meno male che l'attesa sta finendo, l'11 giugno si riparte con la 28ª giornata.
Albiol continua a giocar bene, il Napoli invece dietro balla: Ancelotti col colpo Manolas non riesce a colmare l'addio dello spagnolo, Gattuso chiude qualche falla, ma la presenza di Raul non è replicabile.
Piede educato e zero ansia, il reparto con lui dormiva sonni decisamente più tranquilli. Koulibaly compreso, uno che sotto i dettami dell'ex compagno arriva dove tutti sanno e adesso ne sta patendo la partenza. Ma che nell'iberico trova un prezioso alleato a distanza.
"Dopo tre stagioni mostruose, oltre all’infortunio, Kalidou ha accusato un po’ di stanchezza fisica e mentale. Tutto qua, può capitare: tornerà presto sui suoi livelli".
Per caratteristiche i due si integravano a meraviglia, ora manca il regista arretrato che sia riferimento. Una tesi sposata non troppo tempo fa anche da chi del Napoli era antagonista, come Massimiliano Allegri.
"Tra Koulibaly, Manolas e Albiol, per caratteristiche tecniche - cioè per letture di situazioni e capacità di intuire il progresso delle azioni - il professore lì in mezzo era Albiol. Koulibaly è eccezionale fisicamente, meno sotto l’altro aspetto. Manolas è bravissimo sull’uomo, meno ancora propenso di Koulibaly all’idea collettiva".

Divorzio con qualche frizione - poi appianata - quello tra Albiol e il Napoli, certificata dalle frasi di De Laurentiis poco prima del passaggio al Villarreal che la scorsa estate se lo assicura versando la clausola da 4 milioni.
"Se un calciatore arriva all’età di 34 anni, si può cercare di essere riconoscenti e fare uno sforzo economico. Se però decide di voler andar via, ci fa soltanto un favore".
Parole dettate dalla consapevolezza di aver perso tanto, alle quali Raul replica spiegando i motivi dell'addio.
"Ancelotti e De Laurentiis si sono arrabbiati, poi però hanno compreso la scelta di vita. Quando ho preso la decisione ho pianto. Perchè il Villarreal? Mi è parso giusto e anche doveroso rispondere di sì. Sono stati caparbi, sono tornati alla carica, potevo andare via una o due estati prima, quando mi chiamò il Valencia. Ci avevo pensato spesso, poi non ce l’avevo fatta a staccarmi da Napoli. Ora che ho 34 anni penso sia naturale avvertire il richiamo di casa, dei genitori, dei fratelli, e progettare il proprio finale di carriera".
Il miglior Albiol lo si vede nella gestione Sarri, uno che gli riattacca la spina dopo un'era Benitez fatta di due trofei ma anche di una qualificazione Champions fallita e tanti goal presi.
"Sarri è arrivato senza essere molto conosciuto, ma in quei tre anni ci ha fatto migliorare tanto e mi ha dato i migliori consigli di sempre. Ci ha fatto vedere cose del gioco che non sapevamo e ci ha aiutato molto individualmente e collettivamente, grazie a lui penso di essere cresciuto molto".
Un feeling immediato, che al termine di un Napoli-Inter tocca picchi assoluti.
"Sogno il lavoro e i movimenti del mister anche quando dormo, Sarri è il primo che mi fa questo effetto".
Getty ImagesCon Benitez alti e qualche basso, con Sarri il top, sotto Ancelotti bene tra tanti infortuni. Fino al 'regreso' in Spagna, dove Albiol col Villarreal giganteggia e fisicamente sta una favola: 28 presenze stagionali (di cui 2 in Coppa del Re) e in campionato una sola partita saltata per squalifica, con un goal all'attivo.
Una pedina preziosa, sia per guidare i giovani che per coltivare l'obiettivo Europa: il 'Submarino' occupa l'ottavo posto, a -7 dall'Atletico sesto e a -4 dal Valencia. Per Albiol & co. la corsa riprende il 14 a Vigo, nella tana del Celta.




