Francesco Acerbi a 360 gradi. Il centrale dell'Inter si racconta a DAZN in un'intervista che, dal calcio alla vita, tocca diversi tempi. Anche quello del tumore che, nel 2013, ha quasi spezzato i suoi sogni. Ma che, come racconta, gli è al contempo servito da stimolo.
"Senza la malattia, io a 29 anni giocavo in Serie B e adesso, a 35 anni, sicuramente non giocavo più a calcio. Questo è garantito. Grazie a Dio mi ha dato la ripartenza, quindi posso solo dire grazie perché stavo andando in malora".
Quindi, spazio al campo. Al sogno Champions League e a un rendimento altalenante in campionato.
"Ce la dobbiamo giocare. Il Benfica è alla nostra portata, anche se son fortissimi. Ce la possiamo giocare. Il campionato? Troppi alti e bassi, sono onesto. Non dico di essere alla pari del Napoli, ma quei 10-11-12 punti in più li dovevamo avere".
L'Inter è reduce dalla sconfitta casalinga contro la Juventus. Una gara che, secondo Acerbi, i nerazzurri hanno meritato di perdere.
"Loro hanno fatto questo goal, viziato da un fallo di mano, però avevano interpretato meglio la partita. Niente scuse: hanno vinto, secondo me anche meritatamente. Era una partita da 0-0, ma dal campo loro erano un po' più convinti ed equilibrati".
Arrivato tra lo scetticismo generale, Acerbi si è confermato difensore da Inter: si sarebbe atteso un rendimento così elevato?
"Io so i miei punti di forza, posso ancora fare meglio e lo so. Poi il troppo stroppia e non va bene. Inzaghi? Io non sono un giocatore che si lega a un mister. Un mister è un mister. Io lo apprezzo, mi ha voluto alla Lazio e qua, ma se io faccio schifo non mi fa giocare. Ci vuole una distanza ben definita".
Acerbi, però, all'Inter è solo in prestito con diritto di riscatto dalla Lazio. E ora vorrebbe rimanere a Milano a titolo definitivo.
"La speranza di rimanere all'Inter c'è. Non so niente, non mi interessa nulla, io cerco di fare del mio meglio e quello che succederà succederà. Sicuramente non aspetterò fino ad agosto. Non voglio mettere fretta a nessuno, ma come l'anno scorso è impossibile, loro lo sanno. Dipendesse da me sì, rimarrei qua".
Chiusura con il modo di approcciarsi alle partite: se oggi Acerbi avverte la tensione, all'inizio non era così. Nemmeno all'esordio in Champions League, con la maglia del Milan.
"Quella partita me la ricordo. Giocammo a Malaga, perdemmo 1-0, però mi ricordo che sentivo la musichetta della Champions League e dicevo: 'Ma che musica è?'. Non sentivo niente. Poi è successo quello che successo e ora sento tutte le partite, anche le amichevoli".


