GOALNel 2015 Lionel Messi è senza alcun dubbio il miglior calciatore del pianeta: è l’anno del successo in Champions League del Barcellona contro la Juventus, ma soprattutto quello dell’iconico goal contro il Bayern Monaco, simbolo più di ogni altra cosa dello strapotere della “Pulce”. L’allora numero dieci blaugrana sfida in velocità Jerome Boateng sterzando velocemente verso l’esterno e facendo, così, cadere all’indietro il difensore tedesco, prima di battere Manuel Neuer con un tocco morbidissimo e mandare i suoi in finale.
Poco più di 2 mila chilometri a Sud Ovest, a Palermo, quel giorno lì con ogni probabilità Accursio Bentivegna ha svolto regolare seduta di allenamento con i compagni, in prima squadra: lui, 19 anni ancora da compiere, è uno dei prodotti più interessanti del vivaio rosanero, in Serie A. Ha esordito contro la Sampdoria alla prima giornata per poi essere impiegato contro il Parma, più avanti. A febbraio, in quell’anno, ha vinto il titolo di capocannoniere del Torneo di Viareggio con 5 goal, alla pari di Federico Bonazzoli.
È un attaccante esterno: le sue radici lo portano, però, al mare. A Sciacca e al lavoro di suo padre, Vincenzo, pescatore, che lo ha accompagnato alla Kronion, una delle migliori scuole calcio della zona.
“Quando i miei amici si iscrissero alla Kronion, la scuola calcio della città, io cominciai a stressare mio padre Vincenzo perché portasse anche me, ma lui, con il suo lavoro da pescatore, non poteva accompagnarmi. Un giorno, però, si liberò e mi portò al campo”, racconta Bentivegna a ‘Sabato Sera’.
La memoria, però, viaggia veloce e ritorna a quel 2015 di cui discutevamo prima: alla gara contro il Milan al Viareggio. Due reti, una su rigore e l’altra su azione: e un’espulsione procurata, intervenendo in anticipo su Gianluigi Donnarumma, portiere della formazione di Brocchi, uscito praticamente a centrocampo. Un lampo, con i baffetti sottili e provocatori.
Come sa essere il calcio, a volte, nei paragoni: nel 3-5-2 schierato da Giuseppe Iachini in Serie A, alla prima giornata, al Barbera contro la Sampdoria, in attacco ci sono “El Mudo” Franco Vazquez e la “Joya” Paulo Dybala. Ma è su quest’ultimo che si soffermano tutti, nel corso della stagione: andrà alla Juventus, ma se c’è un suo erede, al Palermo, quello viene indicato proprio in Bentivegna. Un po’ per le caratteristiche, brevilineo e agile, un po’ perché in molti sanno di aver trovato in casa un diamante.
Tralasciando quella traccia del destino che segna il suo solco nel bianconero e che richiama ai suoi idoli: uno è Alessandro Del Piero, l’altro Fabrizio Miccoli. Più o meno a metà strada tra la sua storia e quella di un giocatore che, purtroppo, rimarrà solo in potenza.
“Guardando Del Piero, ma anche Miccoli, mi emozionavo; soprattutto per il loro modo di fare goal. Mi piacerebbe conoscere Alessandro, ma mi consolo guardando le sue storie su Instagram o dei video su YouTube di quando giocava”, spiega a La Giovane Italia.
Terminata la sua prima stagione da professionista viene girato in prestito al Como, in Serie B, a farsi le ossa: nulla, però, sarà più lo stesso. Inizia un lungo girovagare che lo porterà fino in Serie C, alla Carrarese, dove sembra poter ritrovare la forma di un tempo grazie a Silvio Baldini, all’Imolese e alla Juve Stabia.
Troppi infortuni, troppe pressioni. Le aspettative pesano, come un rendimento non troppo costante: nella stagione appena conclusa, quella vissuta con le Vespe, ha messo a segno 9 reti in 34 presenze in campionato, saltando solo 2 gare contro Campobasso e Virtus Francavilla.
È stata una delle migliori stagioni del periodo recente di Bentivegna, soprattutto in termini di impiego: ed è una bella notizia, anche e soprattutto in virtù dei suoi 26 anni. Ha ancora margine per riprendersi. Riprendere se stesso e l’immagine che gli era stata attribuita in passato da chi avrebbe voluto giocare altrove.
Persino quella di “nuovo Dybala”, che tanto ha combattuto per scacciar via un po’ di pressione e di attese. Era Bentivegna: nessun altro.
“Fisicamente sarei come Dybala, però come numeri più simile a Vazquez: un pizzico di Paulo, un pizzico di Franco. Lasciatemelo dire con pudore: sono Bentivegna con i miei pregi, che cerco di esaltare, e i difetti, che voglio eliminare seguendo il mister e impegnandomi. Chiamatemi Bentivegna e basta”, ha spiegato al Corriere dello Sport, sempre nel 2015.
Perché quello per lui è “l’anno”, per eccellenza. In quel “Chiamatemi Bentivegna e basta” c’è molto più di quel che si legge: una risposta precisa anche a Lionel Messi. Sì, Leo. Il 2015 è anche il periodo del “Messi15”, la squadra dei migliori talenti al mondo composta direttamente dalla "Pulce" per Adidas. Dieci nomi che hanno vissuto, negli anni successivi, fortune alterne.
Il più importante è senza dubbio Timo Werner, allora allo Stoccarda, ma in lista ci sono anche Jeremie Boga e Aleksej Miranchuk, attualmente compagni all’Atalanta. Poi ci sono Khiry Shelton, Gyasi Zardes, Marcos Lopes, James Wilson e Kenedy.
“Si tratta di una cosa che mi fa ancora rosicare, perché so che in quel periodo avrei potuto fare davvero il salto di qualità. Una cosa del genere può essere bella per il riconoscimento che ti viene dato, ma anche brutta, perché il fatto delle scarpe di Messi e tutto il resto mette pressione e fa parlare la gente a sproposito”.
Bentivegna, come spiega a ‘Sabato Sera’, ricorda l’esperienza con un po’ di rimpianti: perché il talento è stato sempre evidente. È mancata la fortuna, ma quella o ce l’hai e non te la puoi costruire, neanche con un tiro a giro alla Del Piero che, però, fissa il tempo. Quello che ancora ha l’ex Palermo e che può ribaltare, come un contropiede fulmineo, con dribbling a superare il futuro portiere della Nazionale.


