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Il Catania australiano di Pelligra, guidato da "Vince" Grella: "Riportiamo i rossazzurri dove meritano"

“È passata qualche estate: qualche anno e qualche chilo fa…”: la giacca e la cravatta non tradiscono le apparenze. Vincenzo Grella, pur con i segni del tempo sul viso, è lo stesso di sempre. Ha raccolto più di centosettanta presenze in Serie A, lasciando l’Italia calcistica nell’estate del 2008, quando si è trasferito al Blackburn, in Premier League, ma le radici non mentono. È nato a Melbourne, ma il sangue è pur sempre di matrice italiana: anche per questo motivo nel suo caso, come in quello di Mark Bresciano, si fa sempre fatica a definirlo un australiano “a tutti gli effetti”.

L’inverno a Catania è un momento di riflessione e di ripartenza, prima di tutto: si discute col (e sul) passato, si progetta il futuro. Si rivedono i piani, filtrati dalla luce del sole del primo pomeriggio, riflessa dalla neve dell’Etna, bianca come un foglio su cui scrivere i propri sogni. Quelli della nuova società calcistica, nata dalle ceneri del “Calcio Catania 1946”, vengono puntualmente alimentati dalla spinta australiana che ha mosso Ross Pelligra, imprenditore nel campo dell’edilizia e dell’urbanistica, a ripercorrere all’indietro i suoi passi genetici e ritornare in Sicilia, terra natìa dei suoi avi, per risollevare le sorti del club rossazzurro.

Oggi il “Catania SSD” guida il Girone I di Serie D con tredici punti di vantaggio sul Lamezia Terme, secondo: insieme al Napoli, al Catanzaro e al Nardò è una delle poche squadre imbattute nelle principali quattro categorie calcistiche italiane, e non ha voglia di fermarsi. Quel che colpisce, comunque, è il clima di euforia ed entusiasmo ritrovato dopo un fallimento, quello avvenuto nel dicembre del 2021 e culminato con l’esclusione dal campionato di Serie C a inizio aprile, che ha squarciato la città, privandola della storica matricola 11700. Un vanto, un orgoglio: un segno d’identità e appartenenza per un intero popolo.

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I cori e le file ai tornelli hanno preso rapidamente il posto del silenzio dei gradoni di uno stadio Angelo Massimino risucchiato dal buco nero delle emozioni negative: i quattordicimila spettatori medi per ogni gara disputata in casa, in questa stagione, sono un aspetto forse fin troppo semplice (ma non semplicistico) per spiegare al meglio il risveglio “lavico” di una città che dalle ceneri, come fenice, è rinata infinite volte.

Al suo fianco, Ross Pelligra ha chiamato “Vince”, finito nell’immaginario collettivo per una sorta di scherzo del destino come uno degli uomini in protesta attorno a Medina Cantalejo, dopo l’assegnazione del rigore per fallo su Fabio Grosso, poi realizzato (per fortuna degli Azzurri e dell’Italia) da Francesco Totti. Ma a questo ci arriviamo dopo.

“C’è grande attesa a Catania perché dopo tanti anni di grande difficoltà si è perso il contatto con la gente: piano piano stiamo iniziando a ricevere fiducia, ma non solo tramite i risultati, ma tramite i nostri atteggiamenti. Vediamo ogni domenica grande entusiasmo e voglia di rinascita”, ha spiegato a GOAL Italia.

Il disegno calcistico attorno alla figura di Grella vuole che un buon centrocampista abbia sia una corretta visione degli eventi e delle dinamiche di campo, sia una buona versatilità nelle due fasi: dal punto di vista “amministrativo”, tutto questo si traduce nel difficile compito che Ross Pelligra gli ha affidato. Vicepresidente e amministratore delegato del nuovo Catania. Una grossa responsabilità.

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“La sto vivendo intensamente: è un lavoro molto impegnativo, che mi stimola tantissimo. Sento di avere una grande responsabilità della famiglia Pelligra, che investe tanti soldi: voglio che faccia una bella figura e che il Catania torni dove merita”, ha proseguito.

La rosa allestita in estate e guidata da Giovanni Ferraro, allenatore reduce dal campionato di Serie D vinto con il Giugliano, non è un'accozzaglia di calciatori “fuori categoria”, quanto un insieme di valori che legano il passato, il presente e il futuro del club etneo: Francesco Lodi è ritornato di nuovo a guidare i rossazzurri al Massimino, cosa che ha fatto anche Giuseppe Rizzo. Francesco Rapisarda, catanese cresciuto nelle giovanili, ha ritrovato la squadra della sua città dopo undici anni. C’è anche Giuseppe Giovinco, fratello di Sebastian: Marco Biagianti, che gli scarpini al chiodo li ha appesi nel 2020, osserva tutto e tutti dalla panchina, con un inedito ruolo da team manager. C’è tanta catanesità, insomma, nel progetto di Pelligra. E non era una cosa scontata, visto il forte legame con l’Australia e il calcio australiano.

“Non escludo qualche tipo di collaborazione, ma per quel che riguarda il settore giovanile il mio grande focus è la provincia di Catania: avere ragazzi del posto. Poi vogliamo avere dei vari appoggi in Sicilia per mantenere i ragazzi siciliani in Sicilia e cercare di bloccare questa partenza troppo regolare verso il Nord, per giocare a calcio. In Australia c’è qualche ragazzo giovane interessante, ma la priorità sono i ragazzi catanesi”, racconta Grella a GOAL Italia.

Persino la figura di Ross Pelligra, a Catania, è una cosa insolita: si è presentato più di una volta allo stadio, girando per la pista d’atletica con “Tino”, il Liotru, la mascotte. Forse un po’ eccessivo: posta, puntualmente, una foto sui social ufficiali a ogni goal siglato dai rossazzurri. Che con ventinove reti all’attivo fanno un mucchio di foto di lui che esulta. E, soprattutto, ha un pallino: portare gli etnei in Australia.

“Forse non nel 2023, ma andiamo al 100%: voglio preparare prima una squadra forte perché non voglio perdere i vari tornei. C’è il presidente che mi stressa ogni giorno perché lui vorrebbe portare la squadra subito in Australia per fare un giro, ma lo sto bloccando un po’ perché voglio preparar tutto meglio e fare bella figura per tutta la gente della Sicilia”, ha spiegato Grella.

Perché in Australia c’è anche chi si è organizzato per guardare le partite del Catania, creando un gruppo di tifosi, l’”Elephants-Catania Club Melbourne”. Figuriamoci: il catanese è ovunque. Pizza, locale occupato e maxi-schermo con i rossazzurri di Ferraro che “sta facendo un ottimo lavoro”, come racconta Grella sorridendo, avvertendolo: “Siamo molto esigenti: sa che la sua conferma si guadagna con ogni allenamento, non c’è nulla di scontato in questo club”.

Il calcio, in Australia, comunque, è una cosa seria: vedere “Vince” Grella in giacca e cravatta, come detto, fa a botte con il ricordo di maglia, pantaloncini e palloni rubati a centrocampo, con le maglie di Torino, Empoli e Parma, tra le altre. Ha smesso nel 2013, dopo un breve ritorno in patria, al Melbourne Heart, ma nella memoria di tutti rimarrà con una casacca gialla addosso, ai Mondiali del 2006. Anche contro l’Italia, in una partita che per gli Azzurri significherà moltissimo e che prima dell’impresa dei ragazzi di Graham Arnold a Qatar 2022 rappresentava il primo ottavo di finale in un campionato del mondo dei Socceroos.

“Per me è un grande ricordo in un momento della mia carriera in cui potevo affrontare una gara a testa alta e petto in fuori: è stata una bellissima sfida, noi siamo abituati, vista l’educazione sportiva, ad accettare anche quando non va giù benissimo la decisione di un arbitro che senza dubbio ha condizionato la gara. Mi piacerebbe far la domanda a voi. Se quel fallo fosse successo nell’area di rigore dell’Italia, sarebbe stato rigore? Se avessero fischiato contro l’Italia lo avrebbero definito lo scandalo più grande del calcio mondiale”, scherza.
Grella TottiGetty

Il destro di Totti chiude il ricordo: il resto finisce nell’archivio dei se e dei ma, quelli che non riguardano la conclusione di Leckie che ha qualificato l’Australia agli ottavi, superando ed eliminando la Danimarca.

“L’Australia non sarà mai una favorita e secondo me meglio così, possono gestire molto meglio le pressioni e le aspettative, godendosi uno dei migliori tornei che esista nello sport. Visto questo girone pensavo non fosse semplice, ma cos’è facile nel calcio? Faccio i miei complimenti ai ragazzi: bisogna essere orgogliosi di quel che è stato fatto”.

A Catania, dal Massimino e non solo, la sfida contro l’Argentina verrà seguita con un trasporto differente dal solito: simbolicamente è il perfetto incrocio tra passato e presente. Da un lato il vecchio “sangre albiceleste” che ha caratterizzato i migliori anni dei rossazzurri in Serie A, guidati dal “Papu” Gomez (che in Qatar c’è), dal “Pitu” Barrientos e dagli altri, dall’altro il nuovo corso australiano. La spinta che slancia la voglia di rinascita di una piazza da troppo tempo lontana dai sogni: “Io vestito da canguro se l’Australia vince i Mondiali? Ne servirebbe uno XL… ma non credo lo farò”. Va già bene in giacca e cravatta: per le promesse ci sarà tempo. L’Etna osserva silenziosa: tocca riportare il Catania in alto, dopo aver riconquistato la piazza. “Vince” Grella le imprese le conosce bene: Pelligra lo ha voluto anche per questo.

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