E alla fine, a Catania, arrivò Ligabue. Tra i segnali nefasti della decadenza calcistica del club rossazzurro, i tifosi ricorderanno sicuramente un concerto tenuto allo stadio “Angelo Massimino” in una notte dell’agosto del 2014: uno spettacolo senza dubbio indimenticabile per i fan di uno dei cantautori italiani più apprezzati di sempre, ma dagli effetti disastrosi. In quel periodo lì il Catania si preparava a vivere il suo primo campionato di Serie B dopo otto anni di massima serie: era quasi tutto pronto. Mancava solamente il campo: pestato, triturato, bruciato dal concerto. Insomma: non un bel segnale.
Qualcuno, però, potrebbe dire che ben prima di Ligabue i segnali non erano mancati mica. Un’estate prima, ad esempio, il Catania di Rolando Maran si apprestava a vivere un disastroso e ultimo campionato di Serie A inaugurato dalle cessioni del “Papu” Alejandro Gomez al Metalist e delle colonne Francesco Lodi e Giovanni Marchese al Genoa. Per sostituire gli ultimi due, Pablo Cosentino, dirigente argentino più procuratore che amministratore, si era affidato a Panagiotis Tachtsidis e Fabian Monzon. Non andò benissimo. Con la possibilità di spostare “El Pata” Lucas Castro nel tridente offensivo, si era liberato un posto in mediana: dal mercato arriva un altro argentino, l’ennesimo, con buone referenze.
Il Velez nei primi anni della scorsa decade è una fucina di talenti: tra questi, a centrocampo, rientra Federico Freire, un giocatore atipico, molto mobile e, in un certo senso, “senza ruolo”. Le prime descrizioni sono piuttosto ampie: può giocare mezz’ala, ma anche esterno, persino terzino. È mancino, il che è una buona notizia: dalle parti del “Fortìn”, dopo aver completato la trafila delle giovanili, Freire colleziona qualche presenza, sei da titolare, quattordici in totale in due stagioni. Una delle azioni più frequenti a Catania, in Serie A, è stata senza dubbio quella di scovare le immagini di questo o l’altro argentino su YouTube: quelle di Freire sono molto vaghe.
Sì, buona tecnica individuale: ma dove sono le azioni pericolose? Dove sono i goal? “C’è qualcosa che non quadra”, pensano i tifosi: come sempre però, in quel periodo, si rimettono alle scelte del club. “Tanto si sa: qualcosa verrà fuori”. Si sbagliavano, purtroppo. Un po’ perché scopriranno presto di trovarsi di fronte a una stagione incredibilmente negativa e con poche, pochissime soddisfazioni.
Arrivato a Catania Freire viene inserito in una squadra in costruzione, ma ancora lontana dalla forma definitiva: a fine mercato il club sarà costretto ad acquistare Jaroslav Plasil, capitano del Bordeaux, per rafforzare il centrocampo. E questo perché, durante il ritiro, Rolando Maran ha presto fatto i conti con giocatori in difficoltà e poco performanti. Tachtsidis non è Lodi, Almiron, spesso dato per partente, ci mette un po’ per mentalizzarsi alla permanenza: Izco, il capitano, è l’unico che riesce a mantenere gli standard. Troppo poco.
Maran, comunque, reduce dal record di punti e da un ottavo posto in Serie A, affronta tutto con molta calma: il campionato è lungo. In conferenza stampa, quindi, presenta alcuni dei nuovi arrivati, Freire compreso.
“Se Freire è un trequartista? Sto imparando a conoscerlo anch’io: nei prossimi giorni e nei prossimi test vedremo. È un giocatore molto mobile e tecnico: vediamo, vediamo. Direi una cosa e posso essere smentito una settimana dopo”.
Aveva ragione. In quel “vediamo” c’è praticamente tutta l’esperienza del centrocampista al Catania: la prima la salta, non è neanche convocato. Dalla seconda, in casa contro l’Inter, è sempre in panchina: il Catania arranca, colleziona una vittoria contro il Chievo, poi solo sconfitte o pari, finendo tra le ultime in classifica. A farne le spese è Maran, che viene esonerato non senza complimenti dalla società: al suo posto viene chiamato Luigi De Canio, reduce da diverse esperienze negative. Per Freire la stagione non cambia: ancora panchina, almeno fino al 24 novembre.
Gli etnei sono di scena allo stadio Olimpico di Torino contro i granata di Gian Piero Ventura: alla mezz’ora il risultato è già di 2-0, spezzato al 50’ dal primo goal rossazzurro di Sebastian Leto. A mezz’ora dalla fine, invece, il punteggio dice 4-1. De Canio si gira verso la panchina e fa entrare Freire al posto di Tachtsidis: un cambio sostanzialmente ininfluente, fatto a sei minuti falla fine, ma che varrà all’argentino la prima e unica presenza in Serie A.
Da lì in poi il nulla: Freire non solo non rientra tra i titolari, ma finisce ai margini della rosa fino a gennaio, quando viene ceduto all’Arsenal di Sarandì. Fine dei giochi: pochi mesi a Catania, una presenza al volo.
“Per me è un’opportunità unica quella di andare in Italia al Catania, dove ci sono tanti argentini”, raccontava a ESPN, al momento del suo trasferimento.
Ritornerà in Argentina, ma la sua carriera non decollerà: nel marzo del 2021 si trasferisce al Santos, Perù: poco anche lì. A inizio 2022 firma per il Sant Julia: e questa è una storia incredibile.
Il San Julia è una squadra di San Julia de Loria, una località nel Sud di Andorra: è attualmente terzo nella Primera Divisiò: certo, va bene, sono otto squadre in tutte, ma nella formazione di Fernando Ochoaizpur c’è anche Antonio Rozzi, italiano, ex giocatore delle giovanili della Lazio e del Real Madrid.
Lui, Freire, ha collezionato già quattro presenze, tutte dal primo minuto, rimediando anche un’espulsione per doppia ammonizione contro l’Inter club d’Escaldes: era un sogno, la Serie A italiana, divenuta presto anonima realtà. Una presenza, poco più: comunque meno di Luciano Ligabue al Massimino, in un periodo in cui a Catania non riusciva niente. Neanche la certezza quasi assoluta: un argentino.


