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La drammatica confessione di Thierry Henry: "Sono stato depresso per tutta la mia carriera"

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C'è un'immagine, iconica, di Thierry Henry passata alla storia e impressa nella memoria di tutti: la sua esultanza. Scivolata sulle ginocchia, espressione statuaria.

L'attaccante francese ha segnato la sua epoca calcistica: un'icona del calcio mondiale nonché uno dei più forti in assoluto.

Ecco, non è stato tutto perfetto, però, per lui: al podcast "The Diary of a CEO", Henry ha raccontato le difficoltà vissute nella sua carriera, strettamente legate alla depressione.

Sì, perché, come ha spiegato il francese, "la gente non era pronta a venirne a conoscenza".

  • "DEPRESSO PER TUTTA LA CARRIERA"

    Al podcast di Steven Barlett, Henry ha spiegato che il periodo difficile deriva dalla sua infanzia.

    "Per tutta la mia carriera sono stato depresso. Ho fatto qualcosa al riguardo? No, ma mi sono adattato, in un certo modo. Ho mentito per molto tempo perché la società non era pronta ad ascoltare quello che avevo da dire".

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  • L'INFANZIA PIENA DI ASPETTATIVE

    Secondo Henry, tutto parte dal difficile rapporto con il padre, che lo ha sostanzialmente "programmato" per diventare un campione.

    "Quando ero piccolo non ho ricevuto molto amore. Mio padre, la prima volta che mi ha tenuto tra le braccia, ha detto: ‘Questo bambino diventerà uno straordinario calciatore’. Da quel momento sono stato programmato per il successo. Mio padre aveva il controllo del mio corpo, è stato difficile. Un giorno, giocavamo una partita e avevo 13 anni. Abbiamo vinto 6-0 e ho segnato 6 goal, ma mi fece notare cosa solo cosa avevo sbagliato. Ti distrugge”.

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  • IL PERIODO DIFFICILE DEL COVID

    "Tutto è successo in una volta, soprattutto durante il periodo Covid", ha spiegato Henry, in riferimento a uno dei periodi più difficili mai vissuti.

    "Tendiamo a scappare invece di affrontare i nostri problemi: questo è ciò che facciamo sempre. Cerchiamo di tenerci occupati, cerchiamo di evitare il problema o di non pensarci. Doveva succedere qualcosa del genere per comprendere la fragilità, l'empatia, il pianto. Comprendi che sono emozioni. Piangevo quasi ogni giorno senza motivo. Le lacrime uscivano da sole. Forse era necessario venissero fuori: è stato strano, ma in senso positivo".

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  • LO STATUS DI INVINCIBILE

    Che poi, un giocatore come lui, che ha fatto parte degli "invincibili" dell'Arsenal, ha dovuto incarnarne lo spirito, anche.

    "Sin da quando sei giovane, a casa o al lavoro, ti dicono 'non mostrarti vulnerabile. Se piangi, cosa penseranno?'".

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