Un maestro in campo, insomma, ma anche dopo l'addio al calcio giocato come dimostra la tesi presentata da Thiago Motta al corso di allenatore a Coverciano nel 2020.
Tanti i riferimenti proprio al calcio di Gasperini, ritenuto un punto di riferimento dall'attuale tecnico bianconero. Nella tesi, dal titolo “Il valore del pallone. Lo strumento del mestiere nel cuore del gioco”, l'allenatore oggi all'Atalanta viene citato quattro volte.
"La diversità culturale della Serie A, per la molteplicità dell'approccio o per contrasto delle nozioni a me care, ha permesso di alimentare ancor più la mia riflessione sulla centralità del pallone nell'espressione sia del gioco personale che collettivo, completando convinzioni e principi, anche nell'applicazione di fondamenti calcistici opposti. (…) In questo senso, la disparità intellettiva di “maestri” come Gian Piero Gasperini al Genoa e di José Mourinho all'Inter può riassumersi in un confronto di esperienze: nell'intervallo durante il derby di Milano del 29 agosto 2009; nella gestione della manovra d'attacco del club rossoblù”.
E ancora si legge: "Al Genoa, Gasperini richiedeva una gestione più elaborata della verticalizzazione. Non solo tramite passaggi diretti tra le linee, ma privilegiando una struttura organizzata di passaggi. Spesso, mi capitava nel mio ruolo di regista, di servire il numero 9, Milito, in modo diretto, per verticalizzazione diretta. Per Gasperini serviva invece verticalizzare sfruttando l'intermediazione dei giocatori sulla trequarti. In tal sistema, la manovra non solo si sviluppava in modo verticale, ma permetteva anche a me di parteciparvi in modo proattivo, potendomi presentare nel settore dell'area avversaria e quindi moltiplicare le risorse per andare in goal. Con un gioco di passaggi verticali diretti all'attaccante - mi fece invece notare un giorno Gasperini - , potevo magari mettere in condizione di tiro Milito, ma mi escludevo automaticamente dall'azione e di conseguenza riducevo le alternative creative di squadra per arrivare al goal”.