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Diogo FigueirasGetty

Storie di bidoni: i più grandi flop della Serie A

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La storia della Serie A è ricca di campioni, ma anche di grandi, grandissimi bidoni. Alcuni annunciati, altri decisamente inaspettati dopo un arrivo in pompa magna.

C'è il colpo di mercato strapagato che in Italia ha fallito miseramente o la grande intuizione del presidente che alla fine si è rivelata fallimentare.

C'è il bomber caduto in disgrazia, la stella cadente o il colpo esotico che è finito per perdersi tra panchine e serate in discoteca. Insomma ce n'è per tutti i gusti.

Ecco la lista dei più grandi bidoni della Serie A.

  • Diogo Figueiras Genoa Carpi Serie AGetty Images

    DIOGO FIGUEIRAS

    Se vinci tre Europa League con la maglia del Siviglia (in un caso subentrando pure in finale), la speranza è che in Serie A tu abbia le carte in regola per fare la differenza. Ha pensato questo il Genoa quando ha deciso di investire su questo esterno portoghese nell'estate del 2015, prelevandolo proprio dal Siviglia in prestito.

    Diogo sembrava perfetto per giocare come quinto di destra nel Genoa di Gasperini, ma tutto si è ridotto a 8 presenze in 6 mesi prima di fare le valigie e ritorna in Spagna. Il goal realizzato nella clamorosa sconfitta interna col Carpi ha segnato paradossalmente il suo punto di non ritorno. Da quel momento in poi non ha più giocato e a gennaio era già tornato al Siviglia, dove ha finito per conquistare la terza Europa League della sua carriera, seppur giocando appena 9 minuti contro i Molde in tutta la campagna europea. Un trofeo che gli ha sempre portato bene, tant'è che se l'è addirittura tatuato. Al contrario della Serie A.

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  • ze love GenoaGetty

    ZÉ LOVE

    Arrivare dal Santos, dove ha giocato e segnato al fianco di Neymar, rappresentava già di per sé un curriculum di tutto rispetto per Zé Eduardo, al secolo meglio conosciuto come Zé Love, per la sua grande fama da latin lover coltivata in Brasile.

    Preziosi se n'è invaghito, calcisticamente parlando, decidendo così di portarlo a Genova nell'estate del 2011 tra mille proclami decisamente non rispettati. Zé Love in Serie A è riuscito a segnare soltanto un goal in due stagioni, peraltro con la maglia del Siena (al quale il Genoa lo aveva ceduto in prestito) sfiorando però un clamoroso trasferimento al Milan, vanificato dal faccia a faccia con Allegri.

    "Preziosi mi disse: 'Vai al Milan, ti vogliono' - il racconto di Zé Love a 'Repubblica' - firmammo subito, poi Galliani mi chiese di stare un giorno in albergo. L'indomani mi raggiunse l'allenatore Allegri e con fare superbo mi disse: 'Voglio Bojan e sto provando a prenderlo. Se viene, tu torni a Genova, nel frattempo ti alleni con noi una settimana'. Perchè avrei dovuto sottostare a quel discorso odioso? Così gli dissi: 'Se è così, tolgo il disturbo subito'. E me ne andai. Pensavo che tornando al Genoa mi avrebbero spalleggiato ed è invece successo esattamente il contrario. Mi hanno detto: 'Non giocherai mai più, sei morto… '"

    Zé Love è stato così costretto a tornare in patria per ritrovare un po' di serenità: "Quando giocavo in Brasile ero un campione, da quando sono andato al Genoa sono diventato un giocatore di merda", ha ribadito qualche anno fa al 'Secolo XIX'. Di fatto, tuttavia, la sua esperienza nel calcio ad alti livelli si è chiusa una volta lasciata l'Italia, facendo perdere le sue tracce.

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  • Hector Moreno Roma 201718 Serie AGetty

    HECTOR MORENO

    Il primo colpo di Monchi alla Roma. Sarà ricordato per questo e per le dichiarazioni rilasciate una volta lasciato i giallorossi, dopo appena sei presenze in sette mesi. Centrale difensivo dalla grandissima esperienza internazionale (oltre 100 le presenze con la maglia del Messico), alla Roma perderà ogni sua certezza. "Mi sono reso conto di non saper difendere. Non ho imparato mai tanto quanto nei sette mesi a Roma. Mi spiegavano delle cose e io dicevo 'ma come è possibile che non lo sapevo?'".

    Eppure, il paradosso ha voluto che nelle uniche due partite giocate per intero in giallorosso, la Roma non ha preso goal. Un dato che comunque non è bastato per riconfermarlo. Poco male, Moreno ha deciso negli anni successivi di tornare in Messico e si è preso la soddisfazione di guidare la difesa della sua nazionale negli ultimi Mondiali, senza mai saltare un minuto.

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  • Gustavo Gomez MilanMilan official

    GUSTAVO GOMEZ

    Il Milan, allora ancora di Galliani, decide di puntare su questo giovane difensore paraguayano dal Lanus con l'obiettivo di renderlo il perno del futuro rossonero. Un obiettivo fallito nel giro di due stagioni, la seconda vissuta praticamente da spettatore, giocando appena 10 minuti in Europa League.

    L'inevitabile addio scatena poi la furia del suo agente contro Mirabelli: "Siamo stati trattati malissimo senza motivo, nemmeno in Serie C argentina fanno così". Alla fine Gustavo Gomez riesce ad accordarsi col Palmeiras, in Brasile. E sarà la sua fortuna: dal 2018 in poi vince praticamente tutto, due volte il campionato e due volte la Copa Libertadores, diventando capitano e segnando qualcosa come 33 goal. Numeri e doti che al Milan aveva tenuto nascoste. O che comunque il Diavolo non è riuscito a valorizzare.

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  • Denis Vavro LazioGetty

    DENIS VAVRO

    Vavro alla Lazio è una storia che fa male, soprattutto al diretto interessato. Pagato oltre 10 milioni di euro, il difensore slovacco è stato pescato da Tare nel periodo di 'hype' per Milan Skriniar nella speranza potesse seguire lo stesso percorso. In realtà l'avventura biancoceleste di Vavro è stata caratterizzata più che altro da panchine, tribune e da una gaffe clamorosa che per poco non gli costava il linciaggio.

    "Sì, odio la Lazio", la frase pronunciata durante una diretta Twitch. Sarà stata la frustrazione o l'ingenuità del momento, fatto sta che Vavro ha dovuto chiedere scusa pubblicamente, ammettendo persino di non essere all'altezza della Lazio: "Un club troppo grande per me". Un autoflagellazione che lo ha portato addirittura a pensare al ritiro: "Ho detto alla mia famiglia che non mi piaceva più giocare a calcio, non guardavo nemmeno le partite in tv".

    Soltanto il ritorno al Copenaghen, prima in prestito e poi a titolo definitivo, lo ha riportato sulla retta via. Decisivo persino in Champions con un goal stupendo che è valso la qualificazione. Con la certezza di non rimettere mai più piede in Italia: "Ho avuto altre offerte dalla Serie A, ma ho detto no. Non mi piace". Meglio così, per tutti.

  • Kiril Despodov CagliariGetty

    KIRIL DESPODOV

    "Per me è stato un insulto non avere possibilità in Serie A". Dure le parole di Kiril Despodov, preso dal Cagliari nel 2019 con la speranza di aver scovato il nuovo talento bulgaro del secolo e rispedito al mittente dopo appena 5 presenze complessive senza lo straccio di un goal.

    Un'esperienza pessima, quella italiana, che Despodov tutt'oggi non riesce a spiegarsi. Anche perché, tornato in Bulgaria, è diventato praticamente un idolo al Ludogorets, vincendo titoli e due volte il premio di miglior calciatore dell'anno. Ma la grande delusione è sempre dietro l'angolo: contro l'Olimpia Lubiana, nei preliminari di Champions, Despodov (dopo aver segnato il momentaneo vantaggio) ha sbagliato un rigore al 12° minuto di recupero che è costato l'abbastanza clamorosa eliminazione al Ludogorets.

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  • Rincon TroyesGetty

    RINCON

    In pochi, o meglio, nessuno se lo ricorda all'Inter. Questo perché nei quattro anni in cui è stato di proprietà dei nerazzurri non ha mai giocato una partita. Sempre in prestito, anche in Serie A all'Empoli, ma senza mai scendere in campo tra infortuni e scelta tecnica. La sua occasione sembrava potesse arrivare con la cessione al Chievo, ma anche lì nemmeno un minuto passato sul terreno di gioco.

    Un vero e proprio fantasma. E pensare che prima di arrivare all'Inter, che non lo ha potuto immediatamente tesserare per mancanza di uno slot per gli extracomunitari, aveva persino firmato un pre-contratto con il Manchester United. In Italia è riuscito a giocare al massimo in Serie B con le maglie di Ancona e Piacenza. Solo in Francia, al Troyes, ha trovato la sua dimensione disputando oltre 100 partite. Una parziale consolazione dopo la grande illusione vissuta in Serie A.

  • Gregory van der Wiel PSGGetty Images

    GREGORY VAN DER WIEL

    Nell'estate del 2012, il nuovo PSG degli sceicchi l'ha acquistato dall'Ajax per renderlo il terzino destro più forte d'Europa. Ma le cose sono andate diversamente: dopo 4 anni di alti e bassi, infatti, l'olandese si è trasferito al Fenerbahce e poi al Cagliari, dove ha proseguito il suo rapido declino. In Serie A ci è rimasto sei mesi, giocando soltanto cinque partite. Un flop totale che lo ha portato a emigrare in Canada, a Toronto, senza però riuscire a migliorare la sua situazione, diventata nel frattempo pesante anche a livello mentale, tanto da spingerlo a lasciare il calcio a soli 31 anni. "Soffro di attacchi di panico e ansia", la sua confessione su Instagram.

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  • Dominic AdiyiahGetty Images

    DOMINIC ADIYIAH

    Vince una Coppa d'Africa e un Mondiale Under 20 da protagonista con il Ghana (contro il Brasile di Douglas Costa), con sette goal in otto gare, e viene acquistato dal Milan per 1,4 milioni di euro. Un affarone? Dopo gli ottimi propositi iniziali col Milan non vede mai il campo e diventa protagonista suo malgrado del quarto dei Mondiali 2010 contro l'Uruguay. Il suo colpo di testa al 120' viene respinto con una mano da Suarez sulla linea: l'inizio del declino. Ghana eliminato ai rigori anche a causa sua, ipnotizzato da Muslera. Prestiti un po' ovunque (alla Reggina segna il suo unico goal italiano), finendo per non trovare più squadra dopo le esperienze in Kazakistan e Thailandia.

  • Cristian Rodriguez ParmaGetty

    CRISTIAN 'CEBOLLA' RODRIGUEZ

    PSG, Atletico Madrid, una Copa America vinta con l'Uruguay e un Europa League conquistata col Porto. Questo è il curriculum con cui il Cebolla è arrivato al Parma. Era il gennaio 2015 e lui aveva bisogno di nuovi stimoli dopo essere finito ai margini dell'Atletico. Il Parma sembrava la scelta giusta, ma solo per chi, come lui, era all'oscuro di tutto: "Mi avevano detto che c'erano degli stipendi da pagare ma anche che era arrivato un presidente ricco che avrebbe risolto tutto...". Niente di vero, chiaramente. Alla fine il Cebolla ha avuto giusto il tempo di giocare cinque partite e farsi squalificare per quattro giornate dopo aver offeso e strattonato l'arbitro in un match contro l'Atalanta. A marzo, dopo il fallimento del Parma, è fuggito via senza pensarci verso il Sudamerica.

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  • Masashi OguroGetty

    MASASHI OGURO

    "Mi ispiro a Pippo Inzaghi", disse il giorno della sua presentazione al Torino. In Giappone, effettivamente, aveva dimostrato opportunismo e senso del goal degni di Superpippo, ma in italia la sua fama da killer dell'area di rigore venne presto smentita dopo due stagioni senza lo straccio di una rete. L'allora tecnico granata De Biasi fece capire subito di non considerarlo esattamente una prima scelta: "Oguro? Chi? Non lo conosco”. Con l'arrivo di Zaccheroni le cose non cambiarono più di tanto per Oguro, che nonostante le sole 7 presenze in stagione venne riconfermato. Oguro giocò però solo tre partite e quando Novellino, poi esonerato per richiamare De Biasi, lo mise in campo nel finale di partita contro il Livorno sopra di 2 goal, all'Olimpico di Torino partì un coro indimenticabile, sulle note di 'Rumore': "Ma ci prendi per il c**o, fai entrare addirittura Oguro,Oguro!". Fu il de profundis per l'Inzahi giapponese.

  • Matias Rodriguez SampdoriaGetty

    MATIAS RODRIGUEZ

    Leggenda narra che Delio Rossi lo stroncò il giorno stesso in cui si presentò a Bogliasco, in tenuta casual, appena arrivato dal Cile. "Mister, questo è il suo nuovo calciatore", gli dicono. "Calciatore? I calciatori hanno pantaloncini e maglietta, per adesso non vedo nessun calciatore”. Fu una sentenza: con la Samp giocherà infatti sole 3 partite in un anno e mezzo. Letteralmente stroncato, tornerà in Sudamerica a giocare con la Universidad de Chile, squadra della quale oggi è anche capitano. E pensare che, prima di arrivare alla Samp, era stato pure candidato a 'Calciatore sudamericano dell'anno'.

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  • Joan VerduGetty

    JOAN VERDU

    Lo chiamavano 'Il genio de l’Eixample', il quartiere dove è cresciuto a Barcellona, ma in Serie A il suo soprannome è diventato quasi una presa in giro. Dopo aver esordito in Champions nella stessa partita di Messi (che nel Barcellona B era praticamente la sua riserva) e aver avuto una discreta carriera nella Liga, la Fiorentina lo ha preso direttamente dagli Emirati Arabi a costo zero. Se era finito lì, ovviamente, un motivo c'era e a Firenze se ne accorgeranno presto. Verdù giocherà 5 partite in sei mesi prima di tornare in Spagna e poi finire mestamente nella Serie B cinese, declassato nella squadra riserve. Non un bel modo di terminare la carriera per il genio che giocava con Messi, che si è rimesso gli scarpini per entrare nella Kings League di Piqué.

  • Mauro Formica PalermoGetty Images

    MAURO FORMICA

    Se nasci a Rosario e in più inizi a giocare nel Newell's, l'accostamento con Messi è tanto sacrilego quanto naturale. Eppure Formica fu paragonato a "un giovane Batistuta" quando giocava nel Blackburn dal suo tecnico Kean. Soprannominato 'El Gato', per le sue movenze feline, fu acquistato come salvatore della patria dal Palermo nel gennaio 2013, panchinando persino Dybala in un'occasione. Lo chiamavano 'u fenomenu', in dialetto, ma dopo sei mesi, la retrocessione e un solo goal in 8 presenze scappò via dall'Italia.

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  • Valentin Eysseric FiorentinaGetty

    VALENTIN EYSSERIC

    Quando è arrivato per la prima volta in Italia, nell'estate 2017, è diventato immediatamente uno di quei colpi da fare assolutamente al Fantacalcio. Vuoi perché ha preso la 10 della Fiorentina, quella che fu di Mutu e Rui Costa, per citarne due, e vuoi perché in Francia tra Saint-Etienne e Nizza si era consacrato come un trequartista/esterno dalle eccellenti qualità tecniche potenzialmente devastante in Serie A.

    Solo potenzialmente, tuttavia. Il suo apporto alla causa viola sarà praticamente nullo. In 4 anni, con in mezzo la parentesi in prestito al Nantes, giocherà infatti appena 18 partite da titolare, ma con un particolare unico che ha mandato in crisi proprio quei fantallenatori che tanto avevano creduto in lui. Nella stagione 2019/20, Eysseric ha giocato infatti la stessa giornata di campionato (la 17a) con due squadre diverse. Prima con la Fiorentina, contro la Roma, e poi col Verona nel recupero della partita inizialmente prevista a dicembre e poi recuperata a febbraio, dopo che Eysseric aveva cambiato maglia trasferendosi appunto dai viola ai gialloblù.

  • Ivan PirisGetty Images

    IVAN PIRIS

    "La spazza Piris", questo il tormento con cui, suo malgrado, è diventato celebre a Roma. Uno sfottò, da parte dei tifosi della Lazio, diventato persino una scritta sui muri dopo il derby vinto dai biancocelesti per 3-2 nel novembre 2012. Da un suo rinvio sbagliato è scaturito il goal decisivo di Stefano Mauri e da lì in poi la sua esperienza nella Capitale è andata giù in picchiata.

    Piris aveva iniziato alla grande, con 3 assist nelle prime otto giornate di campionato, ma quell'errore nel derby ha cambiato tutto. Impossibile rimanere a Roma con quel peso addosso. Il terzino paraguayano si è rifatto poi in parte con una buona parentesi all'Udinese ma nel 2016 ha lasciato definitivamente l'Italia e il calcio europeo senza farvi più ritorno. Con il rimpianto giallorosso: "Mi è dispiaciuto non essere stato all'altezza".

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  • Uros Djurdjevic Palermo CarpiGetty

    UROS DJURDJEVIC

    Il bomber serbo che avrebbe dovuto trascinare il Palermo alla salvezza ha vissuto in Serie A la stagione peggiore della sua carriera. Appena due goal in 14 presenze nella stagione 15/16, conclusa tra panchine e tribune prima di fare le valigie e tornare in patria.

    "Lasciare il Palermo è stata la mossa giusta per la mia carriera"

    Niente di più vero. A dirlo sono i numeri clamorosi dell'attaccante serbo dopo aver detto addio alla Serie A. Tra Partizan, Olympiacos (dove ha giocato contro Juventus e Barcellona in Champions) e soprattutto Sporting Gijon ha trovato una super continuità che lo ha portato a segnare oltre 100 goal in tutte le competizioni. A Palermo magari non lo rimpiangeranno, ma forse a etichettarlo come bidone si è fatto troppo presto.

  • Ntcham GenoaGetty

    OLIVER NTCHAM

    Il 'nuovo Pogba' arrivato dal Manchester City. Con queste premesse, Oliver Ntcham, è sbarcato al Genoa. Prestito con diritto di riscatto mai esercitato, dopo due anni decisamente lontani dagli standard di Pogba o addirittura Zidane, un altro dei suoi modelli a cui diceva di ispirarsi il centrocampista francese.

    Due goal consecutivi a Bologna ed Empoli sono stati il momento di maggiore 'hype' su un giocatore troppo incostante per entrare a far parte delle generazione d'oro transalpina. Il Genoa lo aveva persino strappato a Inter e Roma. "Pogba mi ha detto di non mollare, lui è un esempio". Ma alla fine è stato Ntcham ad essere mollato.

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  • Mario Bolatti FiorentinaGetty

    MARIO BOLATTI

    Quando arriva a Firenze nel gennaio del 2010 dal Porto, sono in molti a vedere in lui uno dei talenti emergenti del calcio sudamericano. Forte di un biglietto da visita niente male, suo è stato infatti il goal che ha permesso all’Argentina di Maradona di strappare il pass per i Mondiali del 2010, ‘El Gringo’ era stato preso per diventare uno dei perni della Viola di Prandelli.

    In realtà, purtroppo per lui e per la Fiorentina, le cose sono andate in maniera diametralmente opposta. Bolatti, già bocciato dal Porto per lo stesso motivo, è stato considerato troppo lento per giocare in Serie A. In generale troppo lento per giocare anche in Europa. Alla Fiorentina solo una stagione prima di tornare in Sud America. In pochi se lo ricordano, a parte forse i tifosi viola che si aspettavano di aver preso un top player.

  • Diego Capel Genoa Serie A

    DIEGO CAPEL

    Quando ha esordito con la maglia del Siviglia, nel lontano 2004, diventando il secondo giocatore più giovane a scendere in campo con la maglia degli andalusi, nessuno pensava che Diego Capel avrebbe fatto la fine che poi ha fatto. Anzi, qualcuno lo ha paragonato addirittura a Cristiano Ronaldo e Leo Messi.

    "Iguales", recitava la copertina di 'Estadio Deportivo'. "Uguali", appunto, con le foto di CR7, Messi e Diego Capel una vicina all'altra. L'esterno portoghese, unica cosa in comune con Ronaldo, ha vissuto il periodo migliore della sua carriera al Siviglia, raggiungendo il punto più alto con la Coppa del Re vinta anche grazie a un suo goal in finale contro l'Atletico Madrid. Forte più nei videogiochi che nella reltà. è arrivato in Italia e al Genoa dopo una buona esperienza in patria allo Sporting.

    Sembrava potesse essere la classica scommessa vincente al Fantacalcio, ma dopo qualche partita giocata da titolare è completamente sparito dai radar di Gasperini giocando solo qualche spezzone prima dell'addio a fine stagione. Da lì in poi è iniziato il suo declino: Capel è rimasto due anni senza giocare e dopo un'esperienza nella Serie B greca non è più riuscito a guadagnarsi un nuovo contratto.

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  • Leandro GrimiGetty

    LEANDRO GRIMI

    "Maldini è il mio modello, se Dio vorrà potrei diventare il nuovo Maldini". Presentarsi così, specie se hai appena firmato col Milan e sei alla prima esperienza europea, non può essere una buona idea. E infatti non lo è stata.

    Arrivato a gennaio 2007, Leandro Grimi ha esordito in Coppa Italia entrando al posto di Cafù. Qualcuno lo ha interpretato come un passaggio di consegne, invece si è rivelato soltanto un passaggio a vuoto. Grimi ha giocato appena tre partite in Serie A (solo una da titolare), ma si è preso la soddisfazione di poter festeggiare la Champions vinta dai rossoneri ad Atene, seppur senza mai essere convocato. Lasciata l'Italia, dopo una breve esperienza al Siena, si è preso la più grande soddisfazione della carriera vincendo il titolo in Argentina nel 2014 al fianco del Principe Milito.

  • Ahmed Hegazy FiorentinaGetty

    AHMED HEGAZY

    Quando è arrivato alla Fiorentina, a 21 anni, veniva chiamato il 'Nesta d'Egitto'. Soprannome che si era meritato in patria e soprattutto in nazionale, facendosi valere sin da giovanissimo anche contro il Brasile di Neymar. Soprannome che negli anni è diventato un fardello, un po' come i suoi infortuni al ginocchio che gli hanno concesso di giocare appena tre partite in tre anni con la Fiorentina.

    Le cose sono andate talmente male che il 'Nesta egiziano' ha abbandonato i viola con un anno di anticipo, rescindendo il contratto per tornare a casa. L'esperienza in Premier League al WBA ha riscattato in parte il fallimento europeo con la Fiorentina, con tre anni su buoni livelli prima di accettare la chiamata dell'Arabia Saudita e regalare la prima amarezza a Cristiano Ronaldo, eliminandolo dalla Supercoppa.

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  • Ishak Belfodil, Parma, Empoli, Serie A, 23112014Getty Images

    ISHAK BELFODIL

    Se ne sono dette tante su di lui. A cominciare dalla previsione che dovesse diventare l'erede di Benzema, quando ha cominciato a farsi notare nel Lione. Se ne sono dette tante anche quando è arrivato in Serie A, al Bologna, che alla fine ha deciso di non riscattarlo. Gli 8 goal segnati in una stagione col Parma avevano illuso l'Inter che la previsione potesse avversarsi, tant'è che i nerazzurri inserirono persino Cassano nella trattativa per portarlo a Milano. Un rischio non calcolato, perché a conti fatti Belfodil non segnerà neppure un goal in Serie A con la maglia dell'Inter e con quelle di Parma e Livorno in tutto il 2014, vincendo l'ambito premio di 'bidone dell'anno' riconosciuto da 'Calciobidoni'. La svolta arriverà in parte soltanto in Bundesliga, ma non la svolta che ci si aspettava dal 'nuovo Benzema'.

  • Djibril DiawaraGetty

    DJIBRIL DIAWARA

    Con una fama di cattivo ragazzo, ma anche un curriculum impreziosito dall'esordio col Monaco in Champions, dove ha spaccato il labbro a Pippo Inzaghi in una sfida contro la Juve, questo roccioso e intimidante centrale francese è arrivato a Torino nell'estate del 1999 con l'obiettivo di diventare una colonna della difesa granata. Tutto è andato per il verso giusto fino alla trasferta di Bari, il punto di non ritorno per Diawara che, dopo aver ricevuto un colpo al naso da Del Grosso, si è scagliato contro Garzya tirandogli un calcione accompagnato da uno sputo da lui sempre negato. Alla fine si è beccato quattro giornate di squalifica e al suo ritorno la situazione era ormai compromessa. Il Torino a fine stagione è retrocesso in Serie B e Diawara è finito in un vortice che lo ha portato al ritiro a soli 27 anni, tagliando totalmente i ponti con il mondo del calcio e aprendo un nightclub.

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  • Mike TullbergGetty

    MIKE TULLBERG

    Avrebbe dovuto essere l'erede di Rolando Bianchi, passato al Manchester City per 15 milioni dopo una stagione da record con la Reggina. Avrebbe dovuto, sì, ma ovviamente non lo è stato. I tifosi della Reggina si erano innamorato di lui per quel goal in rovesciata fatto in Danimarca che a quei tempi spopolava su YouTube. Ma di goal, in Serie A, non ne ha fatto neppure uno. Dopo la Reggina, ha fatto sì e no altre tre stagioni prima di annunciare il ritiro ad appena 26 anni per continui problemi fisici. Si è riscattato nelle vesti di allenatore, entrando giovanissimo nell'academy del Borussia Dortmund. Mentre Lillo Foti, suo ex presidente alla Reggina, l'ultima volta che l'ha incontrato gli ha voluto ricordare del suo grande apporto dato sulle rive dello Stretto: "Me ne hai combinate più tu di non so che cosa".

  • Alex Sandro Lemos Juventus SassuoloGetty Images

    MAURICIO LEMOS

    Centrale difensivo uruguayano con il vizio del goal e una skill sui calci di punizione, è arrivato al Sassuolo dopo aver rifiutato addirittura il Barcellona. I blaugrana si erano innamorati di lui dopo le ottime prestazioni con il Las Palmas, ma Lemos disse di no perché non voleva essere soltanto una riserva: "Una scelta calcistica, non economica". Una scelta di grande personalità. Quella personalità che al Sassuolo non ha mai tirato fuori, sin dal debutto horror all'Allianz contro la Juventus: 7-0 e il 'Pipita' Higuain nei suoi incubi per il resto della vita. Il goal segnato al Verona qualche settimana più tardi contribuirà in parte alla salvezza del Sassuolo, ma nella stagione successiva la fiducia in Lemos da parte di De Zerbi sarà prossima allo zero: solo 3 presenze in Serie A e riscatto non esercitato.

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  • Granddi N'Goyi PalermoGetty

    GRANDDI N'GOYI

    Dopo aver conquistato la promozione con grandi aspettative, l'impatto di N'Goyi sulla Serie A si è rivelato praticamente nullo. Cresciuto nelle giovanili del PSG, con cui ha giocato anche in Europa, condividendo per brevi momenti il campo con l'ex rosanero Pastore, primo grande colpo del PSG qatarioto, è arrivato a Palrmo con l'obiettivo di spiccare il volo. 'Il nuovo Yaya Tourè', 'il nuovo Desailly'. "Assomiglio più a Vieira", dirà lui con non troppa umiltà. Risultato finale? Solo 5 presenze in Serie A prima di iniziare un declino che lo porterà al ritiro ad appena 30 anni.

  • Gabriel Hauche Racing Club Independiente Clausura 2011Getty

    GABRIEL HAUCHE

    Da 'Demonio' a fantasma il passo è breve, specie se la grande occasione della carriera si tramuta in appena 10 minuti passati in campo. E'quello che è successo a Gabriel Hauche, attaccante argentino soprannominato appunto 'El Demonio' per la foga e la grinta con cui cercava il goal (addirittura 3 in appena 5 presenze con la nazionale argentina). Foga e grinta che non si sono mai viste nel corso della sua esperiena al Chievo, che aveva addirriturra bruciato la concorrenza del Napoli per portarlo in Serie A, dopo che la Gazzetta lo aveva descritto come "un mix tra Tevez e Lavezzi". Come detto, invece, 10 minuti giocati e l'immediato ritorno in patria senza più rimettere piede in Europa.

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  • 2017-04-04-atsushi-yanagisawa

    ATSUSHI YANAGISAWA

    Quando Zico ti definisce il suo erede, è difficile mantenere le aspettative. E' successo a 'Yanagi', superstar in Giappone dopo un eurogoal a Buffon in amichevole contro l'Italia, portato alla Sampdoria da un certo Beppe Marotta. Yanagi parte bene, ma tra difficoltà linguistiche e psicologiche collezionerà appena 14 presenze e ovviamente zero goal. La Samp lo rimanda in patria, ma il neopromosso Messina lo riporta in Serie A. In Sicilia Yanagi segnerà un goal, in Coppa Italia all'Acireale, ma in campionato fallisce ancora insieme all'amico-bidone Ogasawara. Dopo il ritorno in Giappone, annuncerà il ritiro a 37 anni. Per buona pace di Zico.

  • Maniche InterGetty

    MANICHE

    Perno del Porto di Mourinho, con cui vince tutto, miglior giocatore e vincitore della Coppa Intercontinentale nel 2004. Questo era il vero Maniche, centrocampista portoghese di grande spessore e qualità, vice campione d'Europa con la nazionale lusitana. Ma il Maniche che è arrivato all'Inter, tra l'altro poco prima che arrivasse il suo mentore Mourinho (che lo ha avuto anche al Chelsea, vincendo una Premier), è stato un altro giocatore, com ormai pochissime cartucce da sparare. In sei mesi ha disputato appena 8 partite in Serie A, fregiandosi di un inutile goal alla Juventus e dal titolo di campione d'Italia. Rispedito all'Atletico Madrid, che lo aveva prestato ai nerazzurri, concluderà la carriera completando il suo giro del Portogallo allo Sporting dopo aver giocato con Porto e Benfica.

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  • Diego Fabbrini ItaliaGetty

    DIEGO FABBRINI

    Doveva essere il futuro dell'Italia. Indossava la dieci nelle giovanili azzurre, era visto come uno dei migliori talenti pronto a spaccare tutto in una big. Invece, Fabbrini, ha avuto una carriera completamente diversa dopo quell'unica partita con la Nazionale maggiore, senza mai giocare in una grande, positivo a Empoli e Udinese prima di girare l'Europa fino a finire in Romania. Forse la sua sliding doors è il preliminare di Champions perso in maglia bianconera: lì comincia a calare la sua stellina, tra seconda serie inglese e Serie B, persino la Bulgaria. Era il nuovo Kakà, è risultato essere uno dei tanti che non ce l'ha fatta.

  • Daniele Dichio Sampdoria-

    DANIELE DICHIO

    Madre inglese e padre pugliese, un macellaio emigrato a Londra negli anni '70 con un sogno nel cuore: rendere il figlio Daniele, detto 'Danny', un calciatore professionista. Sogno che si realizzò. Nonostante Danny fosse infatti un fenomeno anche a fare il dj, il padre lo spinse con forza verso la carriera calcistica, iniziata alla grande al QPR e continuata con la chiamata da parte della Sampdoria, dove di fatto Danny si bruciò la carriera. Troppa concorrenza, una sola presenza e lo switch verso altre passioni, come quella mai messa da parte per la console da dj o l'altra per le sfilate di moda, come modello, sfruttando il suo status di 'calciatore più bello al mondo', affibiatogli (forse un po' impropriamente) dalla stampa inglese. La sua esperienza italiana si concluderà con una breve esperienza al Lecce, dove troverà perlomeno il modo di segnare un goal prima di tornare in Inghilterra, dove è diventato un idolo con la maglia del WBA, conquistando anche una promozione in Premier League, segnando ad Arsenal e Tottenham.

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  • Jimmy AlgerinoGetty

    JIMMY ALGERINO

    Da giovane si parlava di lui come di un possibile crack a livello europeo. Eppure Jimmy Algerino, terzino destro di buona propensione offensiva, ha raggiunto l'apice in parte solo al PSG, superando le 100 presenze e vincendo due titoli nei cinque anni in cui è rimasto a Parigi. Quando a 30 anni è arrivato al neopromosso Venezia, proprio dopo l'esperienza al PSG, si diceva comunque che potesse essere il vero grande colpo d'esperienza per conquistare la salvezza. Peccato che, alla fine, si è rivelato tutto il contrario. Il bilancio finale è stato di otto misere presenze in sei mesi e la rescissione del contratto a gennaio, dopo appena 6 mesi. Un flop totale, che non ha però impedito ad Algerino di tornare in Italia per concludere la carriera al Legnano dell'amico ed ex compagno Marco Simone, in Serie C2. Un finale impronosticabile, considerando che appena quattro anni prima giocava nel PSG.

  • Kakà e DigaoGetty

    DIGAO

    Per tutti è, e rimarrà sempre, il 'fratello di Kakà'. Un'etichetta che non si è mai tolto di dosso. Anche perché, paradossalmente, è stato proprio lui a creare quel soprannome diventato poi leggendario: 'Kakà', così infatti chiamava il fratello da piccolo perché non sapeva pronunciare il suo vero nome, Ricardo. Kakà è nato dunque da Digao ma poi ha proseguito da solo per la sua luminosissima strada, mentre Digao ha fatto tutto il contrario. Grazie a Kakà è arrivato al Milan, ma di fatto si è fermato lì. In rossonero soltanto tre presenze nei sei anni in cui è rimasto sotto contratto, girovagando in prestito tra un flop e l'altro, se escludiamo l'unica discreta stagione al Rimini in Serie B. Ha chiuso la carriera in MLS, pochi anni prima che lo facesse anche il fratello, dicendo basta col calcio a soli 27 anni.

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  • Sorondo Mix-

    GONZALO SORONDO

    Dopo averlo visto annullare un certo Romario in un match di qualificazione ai Mondiali giocato con l'Uruguay, l'Inter sborsa 18 miliardi delle vecchie lire per scippare Sorondo alla concorrenza del Real Madrid. Il giovane uruguayano ha tutte le caratteristiche per diventare il difensore del futuro. Almeno sulla carta. Anzi, solo sulla carta. Un erroraccio dietro l'altro marchiano la sua breve esperienza in nerazzurro. Due stagioni: appena 11 presenze, assistendo da spettatore al tragico 5 maggio.

  • Eliseu LazioGetty

    ELISEU

    Se c'è una cosa che è andata male nella sua carriera, quella è l'esperienza alla Lazio. I biancocelesti lo hanno preso in prestito dal Malaga nell'estate del 2009, ma a Roma l'esterno portoghese è durato appena 6 mesi, giocando solo 13 minuti in Serie A. Un fallimento inspiegabile, considerando quello che è successo dopo. Tornato al Malaga, infatti, Eliseu ha vissuto da protagonista la cavalcata fino ai quarti di Champions con 4 goal segnati. Ma il momento più alto è stato la conquista dell'Europeo con il Portogallo nel 2016. Eliseu ha giocato solo due partite, ma veniva considerato uno dei leader dello spogliatoio, praticamente la spalla di Cristiano Ronaldo a livello carismatico.

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  • Bruno MontelongoGetty

    BRUNO MONTELONGO

    Approdato al Milan nell'estate del 2010, il giovane uruguayano non è riuscito a mantenere le promesse di una grande carriera dopo l'esplosione in patria. In rossonero, di fatto, ci è rimasto appena sei mesi, giocando appena una partita con la Primavera. A gennaio si è trasferito in prestito al Bologna, ma i risultati non sono cambiati. Montelongo non ha mai visto il campo nemmeno in rossoblù e a fine stagione è tornato al Milan prima di essere spedito nuovamente a titolo definitivo in Uruguay senza possibilità di ritorno.

  • Javier PortilloGetty Images

    JAVIER PORTILLO

    Recordman di goal nel settore giovanile del Real Madrid (circa 700 reti), di lui si dice che è un predestinato. Alla Fiorentina, nell'estate del 2004, l'allenatore è Mondonico e in attacco ci sono Miccoli, Pazzini e Riganò. Portillo inizialmente gode della fiducia del tecnico, ma pian piano viene scavalcato nelle gerarchie e il suo primo (e unico goal) arriva solo a dicembre, con una splendida punizione rifilata al Chievo. A fine stagione, però, sarà divorzio e un tifoso saluterà a suo modo l'attaccante spagnolo, scrivendo sotto la sua abitazione un irridente "Ciao Galactico!.

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  • Diego TristanGetty

    DIEGO TRISTAN

    Uno dei migliori bomber europei di inizio anni 2000, capace di vincere trofei in Spagna e incantare in Europa con la maglia del Deportivo La Coruna. Capocannoniere della Liga nel 2002, ha deciso di lasciare il Depor nell'estate del 2007 per tentare l'avventura in Serie A con l'ambizioso Livorno di Spinelli. L'obiettivo era non far rimpiangere Cristiano Lucarelli, ma il risultato fu un clamoroso flop. Tristan segnò appena un goal in 6 mesi prima di fuggire da un Livorno poi retrocesso a fine stagione. La sua carriera ad alti livelli si concluse praticamente lì. Anche al West Ham le cose andarono male e allora Tristan decise di tornare in Spagna, concludendo pià o meno dignitosamente la sua carriera al Cadice.

  • Bruno Uvini NapoliGetty Images

    BRUNO UVINI

    Dal San Paolo, storico club brasiliano, all'allora Stadio San Paolo di Napoli. Bruno Uvini è uno dei giovani difensori brasiliani più desiderati dopo l'argento alle Olimpiadi del 2012: ci sa fare, ha marcato Messi con l'Argentina, ha incassato i complimenti di Neymar. E' del Tottenham, sembra. Invece no, perchè gli Spurs non ingaggiano il verdeoro dopo un periodo di prova. Ci pensa così la formazione partenopea, con grandi sogni e speranze. Infrante, viste le sole due presenze ufficiali e i prestiti a Santos e Siena in mezzo. Oggi gioca in Giappone: le uniche presenze nella Nazionale maggiore, nel numero di tre, risalgono a dieci anni fa.

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  • Costinha-

    COSTINHA

    Fedelissimo di Mourinho, con cui ha vinto tutto al Porto, è arrivato in Italia nel 2007 con un contratto a quei tempi faraonico per l'Atalanta: 750 mila euro a stagione per 3 anni. Tre anni durante i quali Costinha giocherà appena 54 minuti tra infortuni e problemi con la società: "Ho rifiutato di abbassarmi lo stipendio e ne ho subito le conseguenze. Ogni volta che mancava un centrocampista ne compravano un altro piuttosto che farmi giocare. Non mi facevano giocare e parlavano pure male di me". A Bergamo se lo ricordano più che altro per i suoi completi appariscenti e la sua Lamborghini gialla. La fine del suo contratto è stata accolta come una liberazione. A conti fatti ha guadagnato praticamente quasi 42 mila euro al minuto.

  • Sainsbury InterGetty

    TRENT SAINSBURY

    Nel gennaio 2017, il difensore australiano si trasferisce in prestito all'Inter come tappabuchi. In quattro mesi in nerazzurro giocherà soltanto una partita, 19 minuti per l'esattezza, nell'ultima giornata di campionato contro l'Udinese. Dopo essere tornato in Cina, passa al PSV e gioca pochissimo, almeno fino alla sfida di Champions proprio contro l'Inter: Sainsbury gioca tutti e 90 minuti e risulta uno dei migliori in campo, contribuendo alla clamorosa eliminazione dei nerazzurri nella fase a gironi del 2018.

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  • Larrivey CagliariGetty

    JOAQUIN LARRIVEY

    Dopo 12 goal in 4 anni con la maglia del Cagliari e un'etichetta da 'brocco', nonostante una clamorosa tripletta al San Paolo (in un Napoli-Cagliari 6-3, Larrivey ha iniziato a segnare con spaventosa regolarità ovunque è andato: due anni di fila in doppia cifra nella Liga, poi le esperienze in Arabia e il ritorno in Cile, dove ha concluso tutte le stagioni in doppia cifra prima di riprovarci in Italia, questa volta in Serie B e con grandi risultati al Cosenza, salvato grazie ai suoi goal.

  • Vermaelen RomaGetty Images

    THOMAS VERMAELEN

    L'esplosione all'Ajax, il Barcellona, poi gli infortuni, troppi infortuni. Un calvario di 2 anni dal 2014 al 2016, poi il trasferimento alla Roma, dove la sua carriera ad alti livelli sembrava ormai giunta al capolinea tra problemi fisici e prestazioni disastrose. Poi, all'improvviso, la svolta: il ritorno al Barcellona, con cui vince la Liga, e quello in Nazionale. Partecipa ai Mondiali del 2018 e a 35 anni è stato convocato a sorpresa pure per gli Europei dal Belgio, nonostante il trasferimento nel campionato giapponese nel 2019.

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  • Hugo Almeida CesenaGetty Images

    HUGO ALMEIDA

    Grande amico e compagno di nazionale di Cristiano Ronaldo, con cui ha giocato in coppia 57 partite con la maglia del Portogallo, è arrivato in Italia molto prima di CR7 e non ha lasciato di certo la stessa impronta. Sarebbe dovuto essere il colpo internazionale del Cesena, ma in Romagna ci è rimasto appena tre mesi, da ottobre 2014 a gennaio 2015: 10 presenze e ovviamente nessun goal. In carriera ha cambiato 12 squadre, girando su e giù per l'Europa, prima del ritiro a 35 anni nel febbraio del 2020.

  • Ricardo VeronGetty

    MATIAS VERON

    Argentino classe '81, arriva alla Reggina all'inizio del nuovo millennio con un cognome pesante che non riuscirà mai ad onorare. Di Veron ce n'è uno solo e infatti il povero Matias non può far nulla per evitare la retrocessione dei calabresi. Nonostante dia il suo contributo nell'immediato ritorno in Serie A, la Reggina comincia a prestarlo a destra e manca: torna in Argentina due volte, in mezzo gioca appena cinque partite. Viene scambiato con Cozza (Siena), poi l'addio e la Serie B greca.

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  • Sixto PeraltaGetty

    SIXTO PERALTA

    18 goal in 4 anni in Argentina: un po’ pochini. Eppure, nell'estate del 2000 l'Inter lo prende. Non si sa bene neanche il perché. Nella storica Supercoppa persa 4-3 contro la Lazio, Sixto è in panchina e gioca solo mezz’ora. L’Inter perde e lui non vedrà praticamente più il campo. Lascerà l’Italia dopo una parentesi in Serie B al Torino, per tornarci soltanto una volta, con l’Ipswich in Coppa UEFA, venendo travolto proprio dall’Inter a San Siro. A 36 anni smette di giocare, perlomeno a pallone. Nel 2015 fa infatti il suo esordio nel mondo del basket argentino, vincendo da protagonista la sua gara d’esordio.

  • Jay Bothroyd PerugiaGetty

    JAY BOTHROYD

    Arriva in Italia nell'estate del 2003, quando ha appena 21 anni. Un provino e via: il Perugia lo prende a parametro zero dal Coventry City, facendogli firmare un triennale. "Un fenomeno", esulta Gaucci. "Somiglia ad Adriano", gongola Cosmi. Bothroyd parte pure bene, segna pure in Intertoto al Wolfsburg, poi la luce si spegne. La sua e quella del Perugia, che al termine della stagione retrocede in B. Anni dopo Jay si guadagnerà pure la chiamata della Nazionale inglese, ma l'avventura in A è complessivamente un flop: 5 reti prima dell'addio.

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  • Moritz Leitner LazioGetty Images

    MORITZ LEITNER

    Esistono poche esperienze peggiori di quelle di Leitner alla Lazio. Nemmeno il tempo di firmare, che un Lotito furioso per la trattativa Candreva-Inter gli fa volare per terra il piatto di bresaola che il giovane tedesco stava mangiando per pranzo nella mensa di Formello. Nonostante il trauma subito, Leitner firma lo stesso il contratto con la Lazio, ma scapperà via dopo 6 mesi e soli 13 minuti in Serie A. Qualche tempo dopo dirà che tornare in Germania per lui "è stato come Natale".

  • Gasperini Lestienne GenoaGetty

    MAXIME LESTIENNE

    Estro e fantasia al potere per questo esterno d'attacco belga che riesce a farsi acquistare dal Genoa nell'estate del 2014: prestito dall'Al Arabi per colui che le cose migliori le ha mostrate in patria, al Brugge, prima del grande salto verso la Serie A che si rivelerà povero di soddisfazioni. L'impatto è positivo, salvo poi scemare alla lunga: Lestienne colleziona più panchine che giocate degne di nota e, l'unico acuto della sua esperienza è rappresentato dal goal realizzato all'Inter alla penultima giornata. A fine stagione non viene riscattato e inizia il suo girovagare in Europa.

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  • Nicolae Dica-

    NICOLAE DICA

    Quando il Catania lo acquista, nell'estate 2008, per soli 2 milioni, tutti parlano di super affare. Lo chiamano 'RonalDica', 'Il Mago', ma di magie in Sicilia ne farà ben poche, nonostante l'anno prima si fosse piazzato al 3° posto nella classifica dei migliori giocatori della Champions dietro Cristiano Ronaldo e Kakà. Zenga lo aveva già allenato, doveva essere un binomio perfetto, ma alla fine fu disastro. I due si lasciarono malissimo e si narra addirittura di una lite in allenamento con un 'vaffanculo' annesso. Dica perse il posto in Nazionale e la sua carriera precipitò. Ritiratosi nel 2014, dirà senza troppi giri di parole che andare al Catania "è stato l'errore più grande della mia vita".

  • Thomas HitzlspergerGetty Images

    THOMAS HITZLSPERGER

    Soprannominato 'The Hammer' - il Martello - per via della potenza del suo tiro, il centrocampista tedesco arriva in Italia e alla Lazio nel gennaio 2010 con grandi aspettative. Reja però non lo vede mai: 6 presenze e un goal, poi l'addio a fine stagione. Un flop colossale. Nel corso della carriera di Hitzlsperger non sono mancati gli episodi di cronaca: nell'estate del 2011 rischia l'arresto a Londra per guida ad alta velocità, nel 2014 invece si torna a parlare di lui quando fa coming out, dichiarandosi omosessuale: "Sono gay e non me ne vergogno". Un gesto che gli vale gli elogi del governo tedesco.

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  • Ivan Kaviedes Ecuador Costa Rica 2006 World CupGetty

    IVAN KAVIEDES

    Nel 1998 fu l'attaccante a segnare più goal in campionato al mondo: 43 in 36 partite con l'Emelec. Luciano Gaucci non poteva che portarlo al Perugia. Carattere folle, aveva scritto 'Nine' (9, in inglese) al posto del nome sulla maglia, segna alla Juventus e all'Inter, ma realizza in totale appena 4 goal prima del divorzio. 4 goal ma anche 3... figli! Durante la sua parentesi italiana, infatti, tre donne diverse gli attribuirono le rispettive gravidanze. La sua esperienza in Italia durò sei mesi. Oggi ha 45 anni e gioca ancora, in un campionato indefinito dell'Ecuador.

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