In qualunque modo la si guardi, Son Heung-min è una leggenda del Tottenham.
Goal? Presente. Momenti iconici? Presente. Adorazione dei tifosi? Presente. Influenza globale? Presente. Trofei? Finalmente, presente.
Il sudcoreano ha celebrato la sua decima stagione con gli Spurs riportando a casa il primo trofeo del club dal 2008, anno della vittoria della Coppa di Lega.
Durante la parata celebrativa – la prima dal 1991 – era seduto proprio davanti, sull’autobus scoperto che ha percorso lentamente High Road. Considerato da molti "l'uomo più gentile del calcio", Son ha versato lacrime al fischio finale della finale di Europa League dello scorso maggio, come se fosse davvero uno dei figli di Tottenham, diventato finalmente un campione oltre che un vincente.
Eppure, il futuro di Son al Tottenham è più incerto che mai.
Dal 2016 – quando fu vicino al ritorno in Germania (al Wolfsburg) dopo una stagione d’esordio sottotono – non si era mai parlato con così tanta insistenza di un suo possibile addio. Rimane solo un anno sul suo contratto, e questa potrebbe essere l’ultima opportunità per gli Spurs di incassare una cifra significativa dalla sua cessione.
Son, più di ogni altro giocatore del Tottenham nel XXI secolo, si è guadagnato il diritto di decidere il proprio destino. Se vorrà concludere la sua avventura in grande stile e partire prima della chiusura del mercato estivo, sarà una sua scelta. Ma se non avrà fretta di andare via, potrà ancora svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare il nuovo allenatore, Thomas Frank, a guidare la squadra in questo periodo di transizione.









