Pubblicità
Pubblicità
Questa pagina contiene link di affiliazione. Quando acquisti tramite i link forniti, potremmo guadagnare una commissione.
Simone Aresti CagliariGetty Images

Il Cagliari-Fiorentina speciale di Simone Aresti: è tornato a giocare in Serie A dopo 17 anni

Pubblicità

Immaginate di giocare in Serie A a 21 anni. Chiaro, non siete il primo e non sarete l'ultimo a farlo: ce ne sono stati e ce ne saranno decine, centinaia, migliaia. E ora immaginate di farlo a 38: qui è un pochino più difficile, perché l'età è quella che è e maturità, per un calciatore, fa rima con anzianità e acciacchi.

Simone Aresti ha vissuto entrambe le sensazioni. In A ci ha giocato quando aveva 21 anni e pure ora che ne ha 38. Solo che in mezzo ha vissuto un buco temporale di quasi un ventennio: 17 anni, per la precisione. 17 anni senza mai calcare i terreni di gioco della massima serie.

Il caso particolare di un Cagliari-Fiorentina che per i sardi ha rappresentato soprattutto l'occasione per salutare Claudio Ranieri, alla fine, è stato questo. Una curiosità bella e buona nel contesto di una notte che per gli isolani è stata decisamente speciale.

  • L'INGRESSO NEL FINALE

    Aresti è il portiere del Cagliari. Il terzo portiere, a dirla tutta: davanti a lui ci sono Simone Scuffet e Boris Radunovic, i due che si sono alternati tra i pali rossoblù durante il corso di una stagione culminata con la salvezza.

    Ranieri, nel recupero della gara con la Fiorentina, si è ricordato di lui. Al 93' ha tolto Scuffet e ha inserito Aresti, non Radunovic. Dando a Simone l'occasione dell'esordio stagionale in Serie A, lui che fin qui aveva collezionato 34 panchine senza mai disputare nemmeno un minuto.

    Non è andata benissimo, anche se Aresti non c'entra nulla: all'ultimo secondo Di Pardo ha scalciato Beltran in area, arbitro e VAR hanno assegnato il rigore alla Fiorentina e Arthur non ha sbagliato dal dischetto.

  • Pubblicità
  • 17 ANNI DOPO

    Ma la particolarità, come già accennato, non è questa. La particolarità è che si è trattato della seconda presenza in Serie A di Aresti. E che la prima era arrivata addirittura 17 anni prima, sempre con la maglia del Cagliari.

    27 maggio 2007, Ascoli-Cagliari 2-1. Anche allora i sardi sono già salvi. Di fronte, al contrario, un avversario già retrocesso. L'allenatore rossoblù è l'ex Marco Giampaolo, esonerato e poi richiamato: all'intervallo fa uscire il titolare, ovvero Chimenti, e manda in campo il giovane Aresti, portiere della Primavera.

    Finisce male anche in quel caso: Paolucci trova il definitivo 2-1 a 12 minuti dalla fine, dopo l'iniziale vantaggio cagliaritano con Mancosu - un altro della rosa attuale, ironia del destino - e il pari marchigiano con Soncin.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • IL BUCO TEMPORALE

    Ma dov'è stato Aresti nel frattempo? Un po' dappertutto. Spesso a Cagliari, maglia che ha indossato in più stagioni senza mai scendere in campo, e spesso altrove: a Pistoia, ad Alghero, a Savona, a Pescara, a Terni.

    A Cagliari è tornato nel 2020, lui che è sardo di nascita e di cuore. Ha accettato di fare il terzo portiere, non ha mai giocato, a Udine (febbraio) si è beccato un'espulsione dalla panchina. E ora la soddisfazione del ritorno in A, proprio in quelli che potrebbero essere stati gli ultimi minuti della sua carriera.

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • ADDIO AL CALCIO?

    Annunci ufficiali non ce ne sono ancora stati, ma è possibile che Aresti chiuda con il calcio al termine della stagione. Magari per entrare a far parte dei quadri del club, magari partendo dalle giovanili.

    Qualche giorno fa, a salvezza matematicamente raggiunta, Simone esultava sui social:

    "Abbiamo riportato la barca in porto, tutti insieme, lottando in ogni partita e conquistandoci ogni singolo punto con fatica, fame e sudore, senza che nessuno ci regalasse mai nulla. Ancora una volta abbiamo dimostrato all'Italia intera la forza del popolo sardo. Fieri e orgogliosi godiamoci questa grandissima salvezza".

    La seconda gioia nel giro di meno di una settimana gliel'ha regalata Ranieri. E poco importa che, questa sera come ad Ascoli, il risultato non lo abbia premiato: era l'aspetto meno importante di tutti.

  • Pubblicità
    Pubblicità
0