La premessa fondamentale, arrivati a inizio ottobre, è che c'è ancora una stagione quasi intera da disputare. A questo si aggiunge il "mistero", poi risolto, sulle sue condizioni che ha alimentato il dibattito calcistico a inizio settembre, nel periodo della sosta per le Nazionali. Si è a lungo discusso di anomalie relative ai valori di emoglobina nel sangue (anemia), una "questione clinica" sollevata dal Commissario Tecnico del Cile, Eduardo Berizzo, ma ciò non ha evitato l'impiego di Sanchez sia nella rappresentativa cilena, che nella formazione di Inzaghi.
Ecco, va detto che l'inizio della sua seconda esperienza in nerazzurro è, nelle 4 partite disputate, stata al di sotto delle aspettative, ma bisogna precisare l'aspetto contestuale: il cileno è subentrato all'Anoeta contro la Real Sociedad in una situazione compromessa e con lo svantaggio da recuperare, in una serata in cui non sembrava girar nulla all'Inter.
Contro il Sassuolo, poi, Inzaghi lo ha inserito insieme a Frattesi, de Vrij e Carlos Augusto dopo aver subito l'1-2 di Domenico Berardi, con i neroverdi che poi si sono chiusi, rendendo la partita di Sanchez assai difficile.
Lasciando la parte la gara di Empoli, l'unica "vera" occasione a disposizione del cileno è stata la trasferta contro la Salernitana, poi risolta dai 4 goal di Lautaro Martinez, subentrato al 55' proprio ad Alexis Sanchez. Questa prova sì, assai deludente: in Serie A, fin qui, il cileno ha tirato solo 2 volte, senza però centrare mai la porta.
Proprio in una di queste occasioni, contro la formazione di Paulo Sousa, il "Niño Maravilla" ha sprecato la possibilità di portare in vantaggio l'Inter all'Arechi al 7', spedendo la palla di molto sopra la traversa. Poi è chiaro: dal suo rendimento (Inzaghi ha parlato di un "ottimo lavoro", e almeno dal punto di vista dei movimenti in campo non si può dir nulla) e dalla conseguente sostituzione è nato il poker di Lautaro Martinez, ma viene da interrogarsi, a questo punto, se con l'infortunio di Arnautovic sia questo il Sanchez che serve alla squadra di Inzaghi.
E qui ritornano le parole di Conte sulla necessità di trasformare le premesse in numeri: quelle sui dati "impietosi" e del ruolo dell'attaccante. Se, da un lato, pare assai difficile la possibilità di ritrovarsi un cileno "versione OM", ci si può comunque aspettare un giocatore funzionale al gioco (in Serie A, per adesso, ha l'87% di passaggi riusciti nel corso delle partite in cui è stato impiegato, l'83% di dribbling riusciti e il 74% di duelli vinti). Ma ciò non fuga i dubbi sul suo ritorno, anzi: li conferma, almeno per adesso e finché non riuscirà a trovare anche solo parte della forma che nell'ultimo anno gli ha consentito di tornare alla ribalta in Francia. Ma a 34 anni, quasi 35, la sua nuova avventura in nerazzurro potrebbe trasformarsi in un azzardo, più che in una sfida.