C'è un motivo per cui la Roma segna spesso nei finali di gara? Servirebbe un'analisi maggiormente approfondita. Per ragioni di opportunità, comunque, ne avanzeremo una basata sulla descrizione delle reti realizzate negli ultimi dieci minuti.
La prima, all'esordio in campionato contro la Salernitana: goal di Andrea Belotti, sugli sviluppi di palla inattiva. Non dice granché.
La seconda ci aiuta, in qualche modo: è il tiro deviato di Leonardo Spinazzola contro il Milan. Tolto il laterale giallorosso, la Roma in quella circostanza ha portato cinque uomini dalle parti di Mike Maignan (Romelu Lukaku, Andrea Belotti, Lorenzo Pellegrini, Riccardo Pagano ed Edoardo Bove), costringendo i rossoneri ad abbassarsi.
Gli altri tre, che ci portano a cinque, li citiamo semplicemente: fanno parte del 7-0 all'Empoli e sono state siglate da Bryan Cristante, Lukaku e Gianluca Mancini.
La sesta è di Pellegrini, contro il Frosinone: anche in questo caso, sviluppi da palla inattiva. Quella di Stephan El Shaarawy contro il Monza ha fatto scuola: densità e presenza in zona offensiva. Qui, gli uomini totali presenti nell'area dei brianzoli sono addirittura sei.
L'ottava è di Lukaku contro il Lecce: una verticalizzazione che il belga sa gestire benissimo col fisico. Gli ultimi due sono un'altra verticalizzazione (asse Bove-Azmoun-Lukaku-Dybala, in velocità) e un tiro a giro di El Shaarawy, contro l'Udinese. Anche in questo caso, presenza importante.
Cos'hanno in comune? Due aspetti: il primo è relativo alla densità. La Roma porta tanti uomini negli ultimi venti metri. Il secondo è che sono stati segnati tutti allo Stadio Olimpico. E questo ci riporta all'analisi prepartita di Mourinho.