Pubblicità
Pubblicità
Questa pagina contiene link di affiliazione. Quando acquisti tramite i link forniti, potremmo guadagnare una commissione.
FBL-EUR-C3-JUVENTUS-SEVILLAAFP

Pogba e le accuse alla Juventus: "Avevo chiesto aiuto ma non me l'hanno dato, non capivo"

Pubblicità

Paul Pogba sta per tornare a giocare. Il francese ha raggiunto un accordo di massima col Monaco, club di Ligue 1.

Intanto però ha rilasciato una nuova lunga intervista, stavolta a 'TF1', muovendo accuse nei confronti della Juventus.

L'ex centrocampista bianconero spiega di non aver ricevuto l'aiuto sperato dalla società dopo la sua squalifica per doping.

  • LE ACCUSE DI POGBA ALLA JUVE

    "Ho dovuto lasciare l'Italia anche perché i miei figli andavano a scuola proprio vicino al centro di allenamento. Ogni giorno passavo con loro e mi chiedevano quando avrei giocato di nuovo. Io non ce la facevo più. Non ce la facevo più, era troppo difficile.All'epoca chiesi aiuto, ad esempio un fisioterapista o un preparatore atletico, perché facevo ancora parte della Juventus. Ma non ho ricevuto nemmeno quello. Non erano davvero con me. E sentire questo è stato un duro colpo per me. Non capivo, non ero in guerra con loro" ha dichiarato Pogba.

  • Pubblicità
  • LE MINACCE

    Il francese è tornato anche sul caso del rapimento e delle minacce ricevute "È stato triste, erano persone che mi stavano a cuore. Li consideravo tutti fratelli. Nel quartiere ci frequentiamo tutti insieme, siamo cresciuti insieme... Non si può immaginare una cosa del genere. Il mio silenzio era per proteggere tutti. Mia moglie si è accorta che ero più distante, che c'era qualcosa sotto, ma ho cercato di tenerlo per me, sperando di risolvere il problema il prima possibile, di passare ad altro. Alla fine ho parlato di un investimento con il mio banchiere e il mio avvocato, per pagare quello che mi veniva chiesto. Poi sono crollato. Durante il periodo di digiuno del Ramadan,ho chiesto aiuto all'unica persona che poteva aiutarmi: Allah. Ho pregato e qualcosa è scattato. Ho deciso di parlare. Mi sono detto che, anche se fossi dovuto morire, questo denaro sarebbe dovuto andare ai miei figli, alla mia famiglia. Non li avrei buttati via. Se mi sono visto morire? Quando ti rapinano, quando ti puntano una pistola in faccia, non hai il tempo di pensare, dici di sì a tutto". 

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • IL RAPPORTO COL FRATELLO

    Nell'inchiesta sulle minacce a Pogba è indagato anche il fratello, ma Paul sembra disposto a perdonare: " Siamo in contatto. Abbiamo parlato tra noi e con la famiglia. Il sangue è sangue. C'è una cicatrice, ovviamente, ma stiamo andando avanti. Solo il tempo potrà dare risposte in seguito. Al momento, tutto ciò che vogliamo è che la famiglia resti unita. È la cosa più importante. È difficile, non voglio mentire. Sono stato ferito. Sono un essere umano. Non è più come una volta, ma siamo in contatto. La preoccupazione principale è per la mamma, che "non ha più 20 anni", e perché "molte persone possono morire per lo stress".

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • IL FUTURO AL MONACO

    Pogba, come detto, sta finalmente per tornare in campo e lo farà con la maglia del Monaco: "Nonostante l'età, sono ancora come un ragazzino. Mi piace ancora giocare con la palla e dribblare. Sono tornato il ragazzo che ero a Roissy-en-Brie, che vuole iniziare la sua carriera. Ci penso, mi chiedo come andrà a finire, come un giovane che entra per la prima volta in un centro di allenamento. Tutto dipenderà da me. A patto, però, che trovi una nuova squadra, cosa che non è ancora avvenuta. Monaco? Stiamo parlando sì". 

  • Pubblicità
    Pubblicità
0