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Dimarco Inter Serie AGetty

Dimarco, sacrifici e battaglie: "Ho dormito nei campi, mangiato scatolette riscaldate e ho perso anche un figlio. Sono l'ultimo dei predestinati"

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Attualmente è uno degli esterni sinistri più forti in circolazione, ma Federico Dimarco sa bene quante peripezie ha dovuto affrontare prima di trovare il suo personale posto al sole.

Per il giocatore dell'Inter gli inizi di carriera non sono stati affatto semplici, condizionati da pregiudizi sul suo conto e dal timore di non riuscire a far ricredere i mittenti delle critiche.

Intervenuto sul podcast 'Passa dal BSMT' di Gianluca Gazzoli, Dimarco si è raccontato a cuore aperto esternando tutte le paure passate e le difficoltà che stavano per indurlo a prendere la decisione del ritiro.

  • L'ULTIMO DEI PREDESTINATI

    "Io sono l'ultimo dei predestinati. Quando scendo in campo con la maglia dell'Inter cerco di essere sempre me stesso: come sono in campo, lo sono anche fuori. Sono un competitivo, cerco di aiutare i compagni e nelle gare più importanti vado a caccia di uno stimolo aggiuntivo. Quando giochi nell'Inter ci sono partite più importanti delle altre e io do il mio contributo con qualche parola in più, perché devo tanto a quel che ho passato nel settore giovanile e a ciò che mi hanno insegnato le persone che ho incontrato".

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  • LA SCONFITTA COME UN LUTTO

    "I complimenti è sempre bello leggerli e quando mi paragonano a leggende del calcio fa piacere, anche se questi accostamenti non mi fanno impazzire. Quando perdiamo una partita, io vado in down totale. Poi quando analizzo il tutto cerco di ripartire, fisso un obiettivo. Dopo la finale di Champions persa mi sono posto l'obiettivo di vincere il campionato e così è stato. Una bella rivincita con la seconda stella, è stato bello".

    "Metabolizzare la sconfitta? Di solito se c'è una settimana di lavoro ci metto un paio di giorni, in cui sono veramente incazzato. I miei amici mi conoscono e sanno come sto. Se poi si gioca ogni tre giorni bisogna azzerare subito. Fortunatamente l'anno scorso ne abbiamo perse poche ed è stato facile".

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  • UN PASSATO COI PREGIUDIZI

    "Negli anni sono stato sempre un po' giudicato. Mi dicevano che ero troppo piccolo, che non sarei mai arrivato e che ero pronto ma che dopo due anni non sarei diventato nessuno. Il lavoro però paga, ho cercato di rimanere zitto e alla fine sono arrivato".

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  • LA PUNIZIONE MILITARE

    "Al Sion ero partito benissimo, ma dopo la prima partita mi ruppi il metatarso. Avevo 19 anni e rientrai dopo quattro mesi in cui l'allenatore era cambiato. A gennaio eravamo ultimi o penultimi e il presidente si inventò che dovevamo fare una settimana di militare con le forze armate francesi per punizione. Abbiamo fatto il training sui campi, magari in caserma. Dormivamo in mezzo ai campi col sacco a pelo, alle 6 ci svegliavamo per camminare 5/6 km e mangiavamo dentro le scatolette riscaldate col fuoco. Ci facevano sparare con armi non vere, è stato una sorta di addestramento militare. Io non volevo andare, ma altrimenti non mi avrebbero pagato. Eravamo più carichi e ha funzionato, poi ho discusso con l'allenatore e non ho più giocato".

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  • IL PENSIERO DEL RITIRO

    "In Italia non mi voleva nessuno, neanche in Serie B credo. Alla fine è arrivato il Parma e, dopo tre o quattro partite e un goal, ho subìto il distacco del tendine dell'adduttore: altri quattro mesi di stop. Dopo Sion volevo smettere, mi dicevo: "A me chi me lo fa fare di soffrire così". A volte si dice ciò che si pensa. Il mio obiettivo era solo uno: far ricredere le persone che non credevano in me e alla fine ci sono riuscito facendo il mio percorso".

  • L'INTER CON CONTE

    "Dopo il ritorno all'Inter e un paio di allenamenti, Conte mi chiese di rimanere. Ero felice perché quando uno come lui ti dice quelle cose rimani un po' spiazzato. Alla fine ho fatto sei mesi e a gennaio l'ho supplicato per andare via. Erano arrivati altri giocatori come Young e Moses e volevo andare a giocare. Stare all'Inter era bello ma non mi sentivo a mio agio, il livello mi sembrava troppo alto".

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