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Palestina squadraGetty Images

Palestina al Mondiale 2026, il sogno non è finito: in mezzo alla tragedia spera ancora

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Non stiamo parlando del calcio dei milionari, spesso fuori dal mondo della normalità e della quotidianità. Parliamo del calcio della speranza, quello che può realmente far filtrare una luce nel buio della sofferenza, della tragedia, dell'inferno in terra. Parliamo della Nazionale palestinese, straordinariamente ancora in corsa per un posto al Mondiale 2026 previsto negli Stati Uniti, in Canada e in Messico il prossimo anno.

La prima possibilità di qualificazione diretta, assolutamente improbabile sin dalla definizione dei gironi, è già stata esclusa, ma la rappresentativa guidata dal commissario tecnico Ihab Abu Jazar (Rafah, 1980) può ancora approdare alla Coppa del Mondo dalla terza fase di qualificazione asiatica, alla quale deve però ancora approdare.

Due vittorie di fila contro Iraq e Kuwait, in vista dell'ultimo turno, hanno riportato la Palestina in corsa per una qualificazione al quarto turno, in cui altre due squadre potranno strappare il pass per la Coppa del Mondo 2026. Non si tratta della fase finale in terra asiatica, visto un ulteriore turno che coinvolgerà anche altre rappresentative provenienti da Oceania, Sudamerica, Africa e Centro-America.

  • BATTERE L'OMAN PER IL QUARTO TURNO

    Inserita nel gruppo B di qualificazione asiatica ai Mondiali 2026, la Palestina è attualmente quinta su sei squadre totali. Corea del Sud e Giordania sono approdate alla fase finale grazie ai primi due posti (la Nazionale con sede ad Ammam è alla sua prima storica edizione), mentre l'Iraq terzo è qualificato al quarto turno in cui, al pari di altre cinque squadre, proverà a raggiungere le colleghe.

    Tra queste ci sarà anche una tra Palestina e Oman, di fronte nell'ultimo turno della terza fase. Per il team palestine c'è solo un risultato utile, ovvero la vittoria: con i tre punti la classifica reciterà 12 a 10, mentre in caso di pareggio o sconfitta sarà la Nazionale omanita a trovare un posto nella quarta fase.

    Nel match d'andata l'Oman ha conquistato i tre punti in maniera risicata (1-0, Al-Ghassani), un risultato che lascia tutto in bilico in vista della decisiva partita del 10 giugno.

    Vista la guerra che sta devastando Gaza e la Palestina, la Nazionale è ospite della Giordania: al King Abdullah II Stadium un successo dei 'padroni di casa' varrebbe la qualificazione al quarto turno, per sperare ancora nel Mondiale 2026.

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  • Palestina OmanGetty Images

    ALTRE DUE SQUADRE AL MONDIALE

    Al quarto turno partecipano sei squadre, ovvero quelle classificate al terzo e quarto posto nella fase precedente. Sono già certe di un posto Emirati Arabi Uniti, Qatar, Iraq e Indonesia.

    Manca solo l'ufficialità per inserire anche l'Arabia Saudita in questo quadro, al quale parteciperà anche una tra Palestina e Oman.

    Divise in due gruppi da tre, sorteggiate in base al ranking, le sei squadre avranno due partite a disposizione il prossimo ottobre per poter andare ai Mondiali: le prime due giocheranno la Coppa del Mondo al pari delle altre asiatiche già qualificate.

    Il quarto turno, come già accennato, non è però la fine della speranza per le squadre asiatiche. Un quinto, disputato tra le seconde classificate del quarto, porterà la vincente a qualificarsi ai playoff intercontinentali.

    L'ultimissima possibilità per una squadra asiatica, dunque per una tra Emirati Arabi Uniti, Qatar, Iraq, Indonesia, Arabia Saudita, Oman o Palestina, sarà contro le altre qualificate provienti dagli altri continenti: la qualificata giocherà con formazioni provenienti da Africa, Oceania, Sudamerica e Centro-America per i residui due posti al Mondiale 2026.

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  • NON È SOLO CALCIO

    Abituati al calcio delle polemiche, degli scandali e dei centinaia di milioni in gioco, ci si dimentica come questo sport possa essere importante a livello civico, culturale, rivoluzionario. A Gaza si muore ogni giorno dall'inizio dell'attacco israeliano, ma il popolo palestinese vede nel calcio un simbolo, una luce.

    “Nonostante il genocidio a cui la nostra gente è sottoposta a Gaza la volontà di vivere come una nazione rimane" afferma Susan Shalabi, vice presidente della FA della Palestina a CNN Sports. "La squadra nazionale è diventata un simbolo delle nostre aspirazioni nazionali, del desiderio di vivere in pace come le altre nazioni sotto il sole".

    Attualmente gli uffici della federazione calcistica palestinese a Gaza sono stati gravemente danneggiati o distrutti. Ciò che è ancora in piedi viene utilizzato per accogliere le famiglie che hanno perso le loro case nell'ultimo biennio.

    Dall'inizio dell'attacco israeliano 408 atleti sono stati uccisi, tra cui 270 calciatori: di questi la maggior parte sono bambini.

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  • Miki ZoharGetty Images

    IL CASO TAHA

    Solamente alcuni giocatori della rappresentativa palestinese sono sotto contratto con club locali, con cui non possono scendere in campo oramai dal 2023 in seguito al nuovo scoppio della guerra.

    Due di loro, il portiere Rami Jaabaren e il difensore Ahmed Taha, giocano tra l'altro per squadre israeliane.

    Il caso di Taha è degno di nota. Nato a Kafr Qasim, Israele, nel 2025 ha scelto di giocare per la Palestina. Dopo aver accettato la rappresentativa, al suo ritorno in città, dove gioca con i locali F.C. Kafr Qasim, gli avversari del Maccabi Jaffa si sono rifiutati di stringergli la mano prima di una partita del torneo.

    L'azione era stata pianificata in anticipo negli spogliatoi, con i giocatori del Jaffa che hanno scelto di ignorare Taha in quanto rappresentante della squadra palestinese.

    "Un giocatore del campionato nazionale israeliano è venuto a giocare con la divisa della nazionale palestinese, come se fosse una cosa naturale" ha detto il ministro israeliano dello Sport e della Cultura, Miki Zohar, qualche settimana fa. "Questo è un evento che non può essere ignorato. Un giocatore che gioca nel campionato nazionale dello Stato di Israele non può rappresentare un'entità che non ne riconosce il diritto di esistere".

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  • "NON SMETTERE DI CREDERE"

    Dove giocano il resto dei calciatori palestinesi? I convocati per le gare contro Kuwait e Oman sono arrivati dalle più svariate nazioni africance, asiatiche, europee e nord-americane.

    Tamer Seyam, Mahmoud Abu Warda e capitan Musab Al-Battat sono perni fondamentali della squadra. Il '99 Wessam Abou Ali, attualmente con il team egiziano Al Ahly, ha segnato 4 goal in 9 partite, attirando su dè sè l'attenzione di diversi club.

    Il leader della Palestina è però Oday Dabbagh, 26enne attaccante dell'Aberdeen in prestito dal Charleroi, che di recente ha vinto la Coppa di Scozia contro il Celtic.

    "È uno dei più grandi onori della mia vita" racconta Dabbagh alla CNN. "Indossare la maglia della Palestina, sapendo cosa significa per tante persone, la mia famiglia, la mia squadra e me stesso. Si tratta qualcosa di potente”.

    "So quanto il calcio significhi per tutti a casa, e non lo prendo alla leggera. Tutti hanno un sogno. Se un bambino a casa mi vede e inizia a credere che sia possibile, significa tutto. Non smettere mai di credere".

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