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Oreste Didonè GFXGOAL

Oreste Didonè, 'l'altro Baggio' limitato dagli infortuni

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"Il più forte con che ho incontrato è stato Oreste Didonè" - Roberto Baggio

A riconoscere il suo grande talento è stato Roberto Baggio in persona, che in un intervista, con parole simili a quelle spese da Diego Armando Maradona per 'El Trinche' Carlovich, non ha esitato a incoronare il vecchio amico delle Giovanili azzurre.

Purtroppo però, a differenza del campione di Caldogno, nonostante le altissime aspettative nei suoi confronti, lo sfortunato Oreste non riuscirà mai a sfondare ad alti livelli nel calcio italiano, frenato da un grave infortunio al ginocchio che ne spezzerà sul più bello l'ascesa.

  • DIDONÈ ENFANT PRODIGE: "MEGLIO DI BAGGIO"

    Oreste Didonè nasce a Milano il 16 luglio 1967 e fin da bambino mostra grande talento per il calcio. Mino Favini lo porta nelle Giovanili del Como, dove esprime le sue grandi qualità sbalordendo compagni di squadra e avversari per il suo potenziale, e ne segue e ne alimenta la crescita.

    Gioca prevalentemente da mezzala destra, ma può fare anche il trequartista e il regista e ha tutto per sfondare ad alti livelli: velocità, tecnica, visione di gioco, tiro. Ma anche quelle che i giovani di oggi chiamerebbero con termine inglese 'skill', dei veri e propri numeri con cui Oreste sapeva saltare i suoi avversari. Le sue potenzialità lo portano ad essere convocato più volte nelle Giovanili dell'Italia, dove gioca spesso accanto al coetaneo Roberto Baggio.

    Lo testimoniano le parole di Favini in un'intervista del febbraio 2012 a 'L'Eco di Bergamo':

    "Un talento così non l'avevo mai visto - racconterà Favini -. Quando giocava nelle Nazionali giovanili le mezzali erano lui e Roberto Baggio. E Didonè era considerato più bravo di Baggio. Era il re del tunnel, guardava di lì e poi 'tac', andava via".

    Dopo aver giocato anche un Torneo di Viareggio in prestito con il Torino, per il ragazzo milanese il grande salto in Prima squadra arriva nella stagione 1985/1986.

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  • L'ESORDIO IN A, IL TERRIBILE INFORTUNIO E LA STAGIONE ALLA VIRESCIT

    Didonè è il talento assoluto della Primavera lariana che, allenata proprio da Favini, in quegli anni sforna di continuo grandi talenti o giocatori che si affermeranno. Oreste, in particolare, ha un'intesa speciale con Marco Simone, di due anni più piccolo, dentro e fuori dal campo.

    Anche Marco è pronto a scommettere sul futuro roseo nel calcio del compagno di squadra, che nel 1985/86 fa il suo esordio in Serie A. È il 22 settembre del 1985, e a 18 anni il tecnico dei lariani Roberto Clagluna lo inserisce al 73' al posto di Egidio Notaristefano nella trasferta del Bentegodi contro il Verona campione d'Italia in carica.

    Gli scaligeri vincono nettamente per 3-0. Didonè giocherà ancora due spezzoni di gara in casa il 20 ottobre con l'Udinese (0-0) e il 3 novembre contro l'Atalanta (sconfitta per 0-2). Il Como a fine anno si salva e il 1986/87, con Mondonico in panchina, potrebbe essere quello della consacrazione per il centrocampista.

    Invece in Primavera, ad inizio stagione, il talento lariano riporta il serio infortunio ai legamenti del ginocchio che ne frenerà, bruscamente l'ascesa. Più o meno quando Baggio, il suo amico e partner nelle Giovanili azzurre, si rompe il menisco dopo aver recuperato dalla rottura del crociato.

    "Ha avuto un infortunio clamoroso - racconta Favini a 'L'Eco di Bergamo' nel 2012 -. È successo a Genova, ed io ero in panchina. Uno l'ha falciato da dietro... In quel momento Oreste ha tirato un urlo, ce l'ho in mente ancora adesso. Lo mandammo a farsi curare dai migliori professori francesi. Poi è rientrato, ma aveva perso parte delle sue capacità".

    Didonè perde di fatto quasi tutta la stagione e la maglia azzurra, rientrando solo nella tarda primavera del 1987 con più di un dubbio sulla sua tenuta fisica. Tutti, però, al Como, credono che possa recuperare e tornare quello di prima. Il 17 maggio 1987 c'è il ritorno in campo, con Mondonico che gli concede gli ultimi 7 minuti di gara nella sconfitta di misura con l'Empoli (0-1).

    Per recuperare il suo gioiello il Como decide di mandarlo in prestito a giocare in Serie C1 all'ambiziosa Virescit Boccaleone di Bergamo. Con lui va anche l'amico Simone. I due sono i protagonisti di una bella stagione, con la squadra lombarda, guidata da Luciano Magistrelli, che chiude al 3° posto nel Girone A e sfiora la promozione in Serie B.

    Se Simone vince la classifica marcatori con 15 centri personali, Didonè fa vedere il suo enorme talento. Per lui 6 goal in 31 partite giocate.

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  • IL RITORNO A COMO, I PROBLEMI FISICI E LA DISCESA

    Il Como ritiene che le due promesse siano pronte a dare il loro contributo in Prima squadra e le richiama alla base nell'estate del 1988. Se Simone manterrà le attese, Didonè invece mostrerà fin da subito di non aver recuperato al meglio dal grave infortunio al ginocchio, e così viene impiegato con il contagocce dai suoi allenatori Rino Marchesi e Angelo Pereni.

    Colleziona comunque 14 presenze e un goal in Serie A e 7 apparizioni in Coppa Italia, ma la squadra chiude il campionato all'ultimo posto con 22 punti e retrocede in Serie B. L'unico momento di gloria il centrocampista classe 1967 lo vive nella 14ª giornata, che si gioca il 22 gennaio 1989.

    I lariani affrontano in casa il Pescara nello scontro salvezza, Marchesi lo impiega da titolare e la partita è risolta da un suo goal al 40'. Il brasiliano Milton colpisce in pieno il palo con un sinistro da fuori area, Oreste è il più rapido di tutti a portarsi sul pallone e a battere il portiere insaccando di destro al volo sotto la traversa.

    "Sono contentissimo - dichiara a caldo dopo la partita al microfono di Amedeo Goria per la 'Rai' -, dedico questo gol proprio a Marco Simone (lì accanto a lui, ndr), che è stato quello che mi ha aiutato più di tutti in questo periodo difficile. Se andrò discoteca stasera? Non credo, io faccio fatica a stare in piedi, ero 4 mesi che non giocavo titolare, per cui penso che stasera mi riposerò".

    Con il Como in B i lariani cedono il talentuoso centrocampista in prestito all'Ascoli. Didonè, tuttavia, nelle Marche non riuscirà mai a trovare la giusta continuità e le sue prestazioni saranno scadenti, condizionate dai continui problemi fisici. Tanto che i tifosi marchigiani, spazientiti, lo ribattezzano 'Bidonè'.

    Nella squadra bianconera mette insieme 14 presenze (10 in campionato, 4 in Coppa Italia) senza incidere. L'Ascoli chiude all'ultimo posto, e retrocede in Serie B, cosicché nell'estate del 1990 Didonè torna al Como, intanto retrocesso in Serie C1.

    Sembra incredibile, ma a soli 22 anni il minuto di partita giocato contro la Fiorentina il 23 marzo del 1990 (2-1 per l'Ascoli) sarebbe stata l'ultima presenza nel massimo campionato per uno dei talenti più luminosi prodotti dalle Giovanili italiane. Il suo bilancio in Serie A sarà dunque di sole 28 partite con un goal segnato.

    Da lì in avanti per Didonè la carriera diventa una continua discesa nelle serie minori, con lampi di grande classe dispensati qua e là in giro per la penisola. Dopo un breve ritorno al Como (5 presenze fra campionato e Coppa Italia) nell'autunno del 1990 passa al Siracusa, in Sicilia.

    Qui il centrocampista lombardo vive due buone annate in Serie C1, collezionando 61 presenze e 6 gol. I suoi numeri lo rendono un beniamino dei tifosi, in particolare nei derby con il Catania. Gli ultras gli dedicano anche un coro, ispirato alla canzone 'Limbo Rock':

    "Gioca meglio di Pelé... Oggi segna Didonè, oggi segna Didonè..."

    Nel 1992/93 si trasferisce all'Alessandria (20 presenze) prima dell'ultimo giro di valzer nel suo Como(8 presenze senza gol fra campionato e Coppa Italia). La lunga storia fra il centrocampista e il club lariano si chiude con 38 presenze e un goal in tutte le competizioni.

    La carriera di Oreste prosegue con il Lecco in Serie C2 (31 presenze e 2 gol) e successivamentescende nel Campionato Nazionale Dilettanti e si diverte con le maglie di Fidenza e Sassuolo, poi ancora Canzese (Promozione ed Eccellenza, con anche un campionato vinto), Usmate e Virtus Pavullese, che sarà anche la sua ultima squadra, nel 2002/03, lasciando in ogni piazza un buon ricordo di sé.

    A 35 anni appende definitivamente gli scarpini al chiodo, diventando per molti che lo avevano conosciuto da giovane il paradigma del talento inespresso.

  • LA GARA CON LA PADANIA, L'ESPERIENZA DA ALLENATORE E IL DOCUFILM

    Divenuto a suo modo un personaggio iconico, Didonè cinque anni dopo il ritiro dai campi, il 7 maggio 2008 gioca una partita all'Arena Civica di Milano con la Padania (iscritta alla Conifa, la Confederazione delle Associazioni calcistiche indipendenti. I biancoverdi si impongono 13-2 contro il Tibet.

    "Ho partecipato a questa manifestazione come se sto bene oggi partecipo a manifestazioni di beneficenza - ha spiegato qualche anno fa -, l'importante è giocare a calcio, divertirsi e fare del bene, rimanendo giovani dentro".

    Intrapresa la carriera di allenatore, dalla seconda metà degli anni 2000 agli anni 2010 guida gli Allievi Nazionali di Legnano, Novara e Como, e con i lariani anche Allievi e Giovanissimi regionali. In tre stagioni ricopre anche la carica di vice-allenatore: al Novara nel 2008/09, alla Pro Patria nel 2011/12 e all'Alessandria nel 2012/13. Proprio l'esperienza nel 2015/16 nel club che lo ha cresciuto da calciatore risulta al momento l'ultima per Didonè come allenatore.

    Di recente ha preso parte alla pellicola '999 - L'altra anima del calcio', a metà fra fiction e docufilm, che mentre racconta la storia di Lorenzo, giovane attaccante che sogna di affermarsi nel calcio, propone le testimonianze di ex giocatori che non ce l'hanno fatta, fra cui quella di Oreste.

    "Le parole di Baggio ovviamente fanno piacere - ha dichiarato Didonè qualche anno fa in una video intervista in cui commenta le parole del suo ex compagno di Nazionale -, ma immagino che lui nella sua carriera abbia incontrato giocatori altrettanto forti. Con Roberto siamo stati amici, anche se attualmente non ci sentiamo spesso. Abbiamo giocato insieme nelle Giovanili della Nazionale, e se per lui io sono il più forte che ha incontrato, lui per me è il più forte in assoluto".
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