“Ho un sacco di problemi, il mio è un lavoro duro”. Musica e parole di Ruben Amorim pronunciate domenica ai microfoni di Sky Sports dopo la sconfitta patita contro il Tottenham. Uno stop, l’ennesimo di una stagione travagliata, che ha spinto il Manchester United verso il punto più basso in campionato negli ultimi 51 anni di storia: il quindicesimo posto in classifica.
Il tecnico lusitano, da quando ha sostituito Erik ten Hag sulla panchina del Red Devils a novembre è sempre stato molto onesto sull’andamento della sua squadra, ma forse nemmeno lui avrebbe mai immaginato che le cose sarebbero potute andare così male. I giocatori non si sono adattati al 3-4-3 ed ogni partita che passa la retrocessione sembra diventare una minaccia sempre più realistica.
In molti pensano che dovrebbe cambiare il suo sistema di gioco per arrestare il crollo dello United, ma forse non hanno ben chiaro il quadro generale: non è una questione di sistemi, è la squadra ad avere problemi enormi.
Il suo lavoro inizierà a produrre effetti solo dopo la prossima estate, quando gli saranno stati messi a disposizione degli elementi di livello. Servirà una vera a propria rivoluzione che partirà dalla cessione di quei giocatori che non rientrano più nei programmi. Sarà questa una condizione necessaria e sufficiente per rientrare nei parametri di sostenibilità imposti dalla Premier League.
GOAL analizza la situazione di sei giocatori che da qui a maggio si giocheranno la loro permanenza a Manchester…








