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Okoli HDGOAL

Okoli a GOAL: "Io, ispirato da Sergio Ramos: ho imparato molto da Toloi"

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"Caleb Okoli è un ragazzo molto semplice, in realtà": c'è un aspetto che noti subito, in Caleb. Il sorriso mostrato, senza ritrosia, alla visione di un campo da calcio, anche nel suo "day off". Certe "sintonie" le percepisci al volo: ti coinvolgono, ti attraversano.

Quella di un anno fa, per lui, è stata un'estate differente: conquistata la Serie A con la Cremonese, da protagonista, e rientrato all'Atalanta, non aveva ancora fatto i conti con le trame del destino. Lo stesso che lo avrebbe portato, a breve, a realizzare il sogno più grande. L'esordio in Serie A con la Dea, contro la Sampdoria ad agosto.

"Sono arrivato all’Atalanta dopo una stagione alla Cremonese, arrivati secondi e dopo aver vinto il campionato, con tantissime certezze, ed ero sicuro di fare il mio esordio. Ero carichissimo, non vedevo l’ora: è arrivato alla prima giornata di campionato. Quando sono entrato in campo ho sentito i tifosi e una buona dose d'ansia, ma col passare dei minuti questa cosa, grazie ai miei compagni, si è sciolta e mi ha dato la giusta carica per le partite successive".

Si siede, Caleb Okoli: lo fa davanti alla porta, quasi "a difesa" dell'area di rigore. E' il suo ruolo, d'altronde. E nel frattempo si racconta a GOAL Italia, partendo dal passato, dai pilastri: dalla famiglia e da quanto questa ha saputo trasmettergli.

"Son cresciuto in una famiglia che è venuta dalla Nigeria, molto umile. Ho sempre lavorato molto e questa penso sia una delle mie caratteristiche più importanti. Il duro lavoro e la costanza. In realtà non ho mai pensato di fare altro, oltre al calcio: è sempre stato il mio piano A. Non c’erano piani B: mi son sempre detto che avrei fatto questo e che avrei dovuto farlo bene, quindi mi auguro di fare la miglior carriera possibile", spiega.
  • OKOLI E GLI IDOLI: SERGIO RAMOS, IL MODELLO

    Sempre seduto sulla panchina davanti alla porta, in assetto da gioco, conle nuove X Crazyfast di adidas che spiccano sul resto, siamo portati a chiedergli se, in passato, Caleb Okoli ha fatto anche "altro", oltre al difensore. E invece no: al netto della struttura fisica imponente, che suggerirebbe altri impieghi, ha sempre difeso i suoi compagni, in campo.

    "Da quando ho iniziato a giocare a livelli alti, da professionista, sì perché ho sempre avuto questa grande struttura fisica. Mi è sempre piaciuto farlo perché ho da sempre voluto aiutare i miei compagni nel risolvere e chiudere i problemi, e non subire goal", ha raccontato a GOAL Italia.

    Ma il calcio non sarebbe nulla senza gli "idoli": modelli da seguire e da cui prendere (e apprendere, da lontano), qualcosa.

    "Ho sempre detto che seguo tutti i migliori difensori che esistono nel calcio e cerco di prendere spunto e le cose migliori di loro. Sicuramente Sergio Ramos è uno di questi perché la sua forza, la sua leadership che ha avuto anche quando era nel Real Madrid, da capitano, è una cosa da cui prendere spunto per forza. Un esempio? Quel goal al 90’ contro l’Atletico è sicuramente una delle cose che mi porto dentro nella mia carriera".

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  • Okoliadidas

    IL RAPPORTO CON TOLOI E LA NAZIONALE

    Viaggia spedito, Caleb, nel suo racconto. Per certi versi, ricalca fedelmente quanto la sua carriera gli ha trasmesso, anche grazie al rapporto con alcuni suoi compagni di squadra.

    "Come accade con i miei idoli, cerco di imparare dai più bravi, come fatto in questi anni in cui ho cambiato squadra, cercando di seguire i ragazzi con più esperienza e da cui so che posso prendere dei vantaggi e dei valori aggiunti. Quest’anno sicuramente è stato il caso di Toloi, il capitano: uno dei migliori difensori. E infatti dal suo atteggiamento e dal suo attaccamento alla maglia ho preso spunto sin da subito".

    Un altro passaggio fondamentale della carriera di Okoli è rappresentato dalla chiamata di Roberto Mancini: speciale, come speciale è stata l'occasione. La Nazionale italiana, all'inizio del 2022, è impegnata negli spareggi per le qualificazioni ai Mondiali in Qatar: l'epilogo è noto, ma quell'esperienza per Caleb è stata unica.

    "È sempre un onore far parte della Nazionale, che sia U21 o maggiore: quando mi ha chiamato Roberto Mancini per lo stage è stato un grandissimo onore. Nello spogliatoio, in campo, con tutti quei calciatori che conosciamo: Chiellini, ad esempio. C’era anche Balotelli: mi ha fatto davvero impressione vederlo dal vivo e allenarmi con lui. Mi ha colpito la loro professionalità: è un ricordo che mi porterò dietro per sempre. Balotelli è difficile da marcare".

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  • IL FUTURO DI OKOLI

    Resta "coi piedi per terra", però, Okoli: lo fa con leX Crazyfast di cui abbiamo parlato prima: compagne di viaggio, sempre.

    "Le scarpe da calcio sono molto importanti: con adidas mi sono sempre trovato bene, non ho mai avuto problemi e infatti sono un compagno di carriera. Ti accompagnano dall’inizio alla fine e penso siano davvero importanti".

    Il sorriso di Caleb non viene intaccato neanche dalla proiezione della sua carriera, in futuro: segno della piena consapevolezza che alimenta di giorno in giorno.

    "Tra cinque anni dove e come mi vedo? Mi vedo sicuramente cresciuto e con tantissimo bagaglio tecnico in più, anche perché spero e credo di crescere e migliorare tutte le mie qualità e i difetti. E magari riuscire a giocare in un Top club: in Serie A sì, ma mi auguro anche la Premier League, che mi piace molto", ha promesso a GOAL.

    Perché di questo, si tratta. Di una "promessa" che Caleb fa a GOAL Italia, ma soprattutto a se stesso: appuntamento tra cinque anni, con "un altro" Okoli. Sempre lì, a difesa della porta. Com'è giusto che sia.

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