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Mondiale per Club 2025, cosa succede con il travel ban di Trump? Stop ai viaggi per i cittadini di diversi paesi

"Non vediamo l'ora di accogliere i tifosi di calcio di tutto il mondo". Non di tutto il mondo, in realtà.

Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, parlava così lo scorso maggio durante una conferenza stampa insieme al presidente della FIFA Gianni Infantino. Le sue dichiarazioni, cozzano, però, con il nuovo Travel Ban entrato in vigore il 9 giugno, ovvero un divieto all'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di 12 paesi, più quelli di 7 che avranno d'ora in poi restrizioni parziali.

A pochi giorni dall'inizio di uno dei tre grandi eventi sportivi che renderanno gli Stati Uniti il centro del mondo fino al 2028, il Travel Ban di Trump blocca i tifosi di svariate nazioni, che di fatto non potranno recarsi negli USA per assistere al Mondiale per Club.

Se i fans non potranno esserci, nel Travel Ban viene specificato che gli atleti provenienti dai 12 paesi in questione potranno comunque arrivare tranquillamente negli Stati Uniti. Si tratta di una delle eccezioni del provvedimento, la stessa che permetterà all'Iran, ad esempio, di giocare il Mondiale per nazioni del 2026.

  • MONDIALE PER CLUB, QUALI TIFOSI NON POTRANNO ESSERCI

    I tifosi provenienti da Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen non potranno vedere il Mondiale per Club dal vivo a giugno e luglio 2025.

    Sono questi, infatti, i 12 paesi inseriti nel Travel Ban, che non coinvolge i cittadini già presenti negli Stati Uniti e in possesso di un visto regolare.

    Sono soggetti a restrizioni di viaggio parziali, ovvero con programmi di visto sospesi ma senza un divieto assoluto, i cittadini di Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela.

    Il discorso, come detto, non coinvolge però i giocatori, gli staff tecnici e dirigenziali partecipanti al Mondiale per Club 2025, al Mondiale per nazioni 2026 e alle Olimpiadi 2028.

  • TAREMI E I GIOCATORI DEI PAESI COLPITI

    Nel Travel Ban di Trump si evidenzia come giocatori, allenatori, personale di supporto e parenti stretti degli atleti che partecipano a "grandi eventi sportivi", tra cui le Olimpiadi e i Mondiali, non siano coinvolti nel divieto di viaggio.

    Non viene specificato quali Mondiali, ma il torneo 2025 al via a giugno è comunque "un grande evento sportivo" che permette ai giocatori iraniani, venezuelani, congolesi e via dicendo di poter esserci.

    Un portavoce della FIFA ha rifiutato di rispondere al Guardian, quando gli è stato chiesto se l’organo di governo avesse fatto pressioni per inserire tali eccezioni sportive nel Travel Ban.

  • IL GRANDE DUBBIO SUL 2026

    Allo stato attuale delle cose, la Nazionale iraniana non potrà avere i propri tifosi nel 2026. Ci potranno essere i giocatori, lo staff tecnico e i famigliari stretti, ma non i fans.

    Allo stesso modo, in caso di qualificazione alla prossima Coppa del Mondo, non potranno essere presesenti i fans di Venezuela, Guinea Equatoriale, Libia, Sudan e Haiti.

    "Tutte le parti del governo statunitense lavoreranno per garantire che questi eventi siano sicuri e di successo, e che coloro che si recheranno negli Stati Uniti per assistere alla competizione abbiano un'esperienza senza problemi in ogni momento della loro visita" aveva affermato Trump a maggio, ma di fatto non tutti i tifosi saranno ben accolti.

    Cambierà qualcosa in vista del Mondiale e delle Olimpiadi? I dubbi sono tanti, ma attualmente i fans non sono inclusi nelle eccezioni.

    Anche prima del divieto di viaggio, tra l'altro, i tifosi della Nazionale iraniana residenti negli USA avevano già avuto problemi nell'ottenere il visto per partecipare alla Coppa del Mondo.

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  • TUTTO IL MONDO NEGLI USA? NO

    "Tutti coloro che vogliono venire qui per divertirsi e celebrare il calcio potranno farlo" dichiarava Trump qualche settimana fa. In realtà, come raccontato, non tutto il mondo potrà essere negli Stati Uniti.

    Il travel ban, ha detto Trump nei primi giorni di giugno, serve a "proteggere il paese dai terroristi stranieri". Negli USA sono attualmente in corso le proteste contro le politiche migratorie dell'amministrazione Trump, che hanno portato a molteplici arresti.

    Attualmente il presidente USA ha deciso di deportare 9.000 migranti nell'inferno della prigione di Guantanamo, la terribile enclave statunitense nella parte orientale di Cuba tristemente nota per le ripetute violazioni dei diritti umani nel corso degli anni.

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