Pubblicità
Pubblicità
GFX Marseille Milan 1993

Marsiglia-Milan 1992/1993, l’ultima finale di Champions League tra una squadra italiana e una francese

Pubblicità

Una squadra italiana, una francese, lo stesso trofeo in palio e perfino la stessa sede: Monaco di Baviera. Tante analogie, ma che per forza di cose sono destinate a finire qui.

L’Inter affronterà il PSG in quella che sarà la seconda finale dell’intera storia della Champions League che vede protagoniste una compagine nostrana ed una transalpina.

La prima si è giocata nel 1993 e, per una serie di ragioni, è ancora oggi ricordata come una delle più controverse di sempre. A sfidarsi in quella occasione furono il Milan (storicamente il più grande rivale dell’Inter) ed il Marsiglia (storicamente il più grande rivale del PSG), ovvero il meglio che in quel preciso momento storico il calcio europeo poteva offrire.

I rossoneri avevano già vinto in quattro occasioni il massimo trofeo a quale una squadra del Vecchio Continente può ambire e negli anni precedenti lo avevano sollevato al cielo per due volte consecutive tra il 1989 ed il 1990, mentre il Marsiglia si era spinto fino alla finale nel 1991, salvo poi arrendersi ai rigori, al San Nicola di Bari, alla straordinaria Stella Rossa di Jugovic, Prosinecki, Mihajlovic, Pancev e Savicevic.

Due compagini dunque fortissime, che stavano vivendo una fase di dominio nei rispettivi Paesi e che in quel frangente erano divise da un’acerrima rivalità che si era spinta ben oltre il terreno di gioco.

  • Velodrome Marseille Milan 1993Getty

    MARSIGLIA-MILAN DEL 1991 E LE LUCI DEL VELODROME

    Per comprendere meglio dove e come è nata la rivalità tra Milan e Marsiglia, bisogna fare un passo indietro al 1991.

    Le due squadre si ritrovano l’una contro l’altra nei quarti di finale di quella che allora era ancora denominata Coppa dei Campioni. Da un lato dunque i rossoneri che puntano a confermare la loro egemonia assoluta in ambito europeo e a sollevare per la terza volta consecutiva al cielo il trofeo, dall’altro l’OM che negli anni precedenti aveva lavorato al fine di imporsi come nuova superpotenza del Vecchio Continente e che ora ha bisogno di vincere la ‘Coppa dalle grandi orecchie’ per elevare il suo status.

    La sfida di andata, che si giocò al Giuseppe Meazza, si chiuse sull’1-1, in virtù delle reti siglate da Ruud Gullit e da Jean-Pierre Papin (che da lì ad un paio d’anni si trasferirà a Milano proprio per vestire la maglia del Milan), il discorso qualificazione viene dunque rimandato alla gara di ritorno in programma per il successivo 20 marzo.

    I giorni che precedono la partita sono scanditi da polemiche ed anche da qualche sospetto (in casa Milan arriva l’informazione di fare attenzione al cibo che sarebbe stato servito ai giocatori e all’ultimo momento si decide di cambiare hotel), il Milan inoltre non sta vivendo un grande momento di forma, ma può comunque contare su una rosa piena di fuoriclasse e sui favori del pronostico.

    I rossoneri comprendono subito che ad attenderli ci sarà una serata non semplice, visto che all’arrivo al Velodrome devono attendere mezz’ora prima che vengano loro aperti i cancelli dell’impianto ed inoltre nel corso della rifinitura spariscono alcuni palloni.

    L’OM, data la regola dei goal in trasferta, si presenta all’appuntamento sapendo di poter contare su un piccolo vantaggio che prova a sfruttare preparando una partita fatta soprattutto di difesa e contropiede. Un piano quello del tecnico belga Raymond Goethals che dà i suoi frutti al 75’ quando Chris Waddle, il migliore per distacco in campo, sigla la rete dell’1-0.

    Il Milan prova a riversarsi in avanti alla ricerca del pareggio, ma senza impensierire la retroguardia del Marsiglia, tanto che quando mancano pochi minuti al triplice fischio finale, sugli spalti esplode la festa dei tifosi di casa, il tutto mentre i fotografi iniziano a riversarsi in campo per immortalare gli ultimi istanti di gara.

    Di fatto si attende solo la fine del match, quando però accade l’incredibile. Uno dei riflettori del Velodrome si spegne all’improvviso e la cosa scatena le lamentele dei dirigenti e dei giocatori del Milan. Il Marsiglia teme che sia in atto una mossa per condizionare l’arbitro e ribaltare l’esito della sfida, gli animi si accendono ed inizia a volare qualche parola di troppo.

    Il direttore di gara Karlsson decide dunque di rimandare le due squadre negli spogliatoi, ma la botola posizionata dietro la porta del Marsiglia non si apre e quindi restano tutti lì in attesa che la luce venga ripristinata.

    Sono attimi di grande tensione che culminano con la discesa in campo di Adriano Galliani che richiama i giocatori rossoneri ed ordina loro di abbandonare la partita. Il Milan proverà poi a far valere le sue ragioni parlando anche di motivi di sicurezza, ma senza successo: all’OM verrà assegnata una vittoria per 3-0 a tavolino, mentre il club rossonero verrà squalificato per un anno dalle competizioni europee.

  • Pubblicità
  • Bernard Tapie Silvio BerlusconiGetty

    IL ‘BERLUSCONI DI FRANCIA’

    Presidente del Marsiglia che il Milan sfiderà nella finale del 1993 è Bernard Tapie.

    Quando acquista nel 1986 l’OM è uno dei personaggi più famosi e discussi di Francia. Era diventato un imprenditore di grande successo dopo aver tentato una carriera nella musica, nel cinema e nell’automobilismo in veste di pilota di Formula 3 e nel 1990 era diventato addirittura proprietario del colosso tedesco Adidas.

    Per ascesa, interessi e fascino si guadagnerà i paragoni con Silvio Berlusconi, tanto da essere da molti ribattezzato il ‘Berlusconi di Francia’.

    Tra le cose che i due hanno in comune, c’è non solo l’ambizione, ma anche un sogno: quella di costruire la squadra di calcio più forte del pianeta.

    Per riuscire nel suo intento, Tapie porta al Marsiglia tutti i più grandi talenti espressi in quel periodo dal calcio francese (giocatori del calibro di Papin, Deschamps, Barthez, Angloma, Sauzee, Desailly, Giresse, Boli e Cantona solo per citarne alcuni) ed attira stelle internazionali come Abedi Pelé, Rudi Voller, Chris Waddle, Enzo Francescoli, Alen Boksic e Franz Beckenbauer al quale affiderà prima la panchina e poi un ruolo da dirigente. Ma non è tutto.

    Nel 1989 si assicurerà anche il giocatore più forte e famoso del pianeta, ovvero Diego Armando Maradona, ma il fuoriclasse argentino, nonostante le insistenze ed un contratto già firmato, dovrà arrendersi alla volontà di Corrado Ferlaino, con il quale aveva un patto che non verrà rispettato, di trattenerlo al Napoli. Tapie, che in realtà del Marsiglia è proprietario, presidente, in un certo senso anche allenatore aggiunto (si dice che si spingesse ben oltre il suggerire la formazione) ed anche uomo mercato, a quel punto deciderà di virare su Dragan Stojkovic, ovvero il ‘Maradona dell’Est’.

    Proprio come Berlusconi aveva capito che trionfare in ambito calcistico gli avrebbe garantito una popolarità che nessun altro settore poteva garantirgli, ma sarà proprio il calcio a decretare la fine di una scalata fin lì inarrestabile.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • Rudi Voller Marseille Milan Champions League 1993Getty

    LA FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE DEL 1993

    E’ in questo contesto che Marsiglia e Milan si affrontano il 26 maggio all’Olympiastadion di Monaco di Baviera nell’ultimo atto dell’edizione 1992-1993 della Champions League.

    Quando alle ore 20,15 l’arbitro Kurt Rothlisberger (arbitro tanto bravo quanto discusso che da lì a pochi anni verrà radiato per corruzione) decreta l’inizio della partita, a sfidarsi in campo sono semplicemente le due squadre più forti d’Europa.

    I due undici titolari propongono campioni in ogni settore, ma non ci sono dubbi su chi sia il grande favorito per il trionfo finale: il Milan.

    A differenza delle sfida di due anni prima, sulla panchina dei rossoneri siede Fabio Capello (che intanto ha preso il posto di Arrigo Sacchi), che ha appena vinto due Scudetti consecutivi ed iniziato quello che poi sarà un ciclo straordinario.

    La squadra rossonera è considerata da molti troppo forte per perdere (non vengono schierati Gullit e Papin) e proprio come l’OM si è presentato a quella partita da imbattuto nel torneo.

    Come già accaduto nel 1991, Goethals prepara una gara fatta di difesa e contropiede ma, con il passare dei minuti, complice anche la non grande serata dei meneghini, la sua squadra guadagna sempre più metri in campo fino a portarsi in vantaggio al 43’ grazie a Boli sugli sviluppi di un corner battuto da Abedi Pelé.

    Quello sceso in campo a Monaco di Baviera è un Milan che non si esprime sui suoi livelli abituali. Van Basten, Massaro e il grande ex Papin (entrato al 58’ per sostituire un Donadoni non al meglio), solo di rado riescono a portare insidie dalle parti di un comunque ottimo Barthez e così l’OM al triplice fischio per la prima volta nella sua storia, ma anche la prima per il calcio francese, solleva al cielo il trofeo a lungo inseguito.

    Il sogno di Tapie si è avverato e una squadra che meno di dieci anni prima lottava nella Division 2 transalpina, adesso si riscopre sul tetto d’Europa.

    IL TABELLINO

    Marcatori: 43’ Boli

    MARSIGLIA (3-4-3): Barthez; Angloma (62’ Durand), Boli, Desailly; Eydelie, Sauzee, Deschamps, Di Meno; Abedi Pelé, Boksic, Voller (79’ Thomas). All. Goethals

    MILAN (4-4-2): Rossi; Tassotti, Costacurta, Baresi, Maldini; Donadoni (58’ Papin), Albertini, Rijkaard, Lentini; Van Basten (86’ Eranio), Massaro. All. Capello.

    Arbitro: Rothlisberger (SUI)

    Ammoniti: Di Meco (OM), 39’ Lentini (M), 56’ Boli (OM), 70’ Barthez (OM)

    Espulsi: nessuno

  • L’ULTIMA PARTITA DI MARCO VAN BASTEN

    Tra i protagonisti di quella finale di Champions League anche Marco Van Basten.

    Una presenza nell’undici titolare non scontata la sua e che quel giorno suscitò inizialmente qualche perplessità. Nel corso della pausa invernale di quella stagione iniziata siglando dodici goal in otto partite, il fuoriclasse olandese decide di sottoporsi ad un intervento per risolvere in maniera definitiva il problema alla caviglia destra che lo tormenta da tempo.

    Un giorno dopo la consegna del suo terzo Pallone d’Oro si reca dunque a St. Moritz consapevole che ad attenderlo ci sarà uno stop calcolato tra i due ed i tre mesi. In realtà il recupero si rivelerà più complicato del previsto e per il ritorno in campo bisognerà attendere fine aprile.

    Quello che scende in campo al Velodrome è un giocatore con due sole partite da titolare nelle gambe: quella del 9 maggio scandita da un goal sul campo dell’Ancona e quella interna di una settimana dopo contro la Roma.

    Pur di giocare contro il Marsiglia, a causa del persistente dolore, si sottopone ad alcune infiltrazioni che gli fanno perdere sensibilità alla caviglia e la cosa si traduce in una prestazione al di sotto delle aspettative.

    Van Basten di fatto riesce a calciare una sola volta verso la porta difesa da Barthez, prima di essere sostituito all’86’. Ciò che nessuno può immaginare in quel momento è che il ‘Cigno di Utrecht’ non metterà mai più piede in campo per una partita ufficiale.

    Da lì a poco si sottoporrà ad un quarto intervento ed inizierà un lungo calvario durato un biennio che si concluderà solo il 17 agosto del 1995 quando, ad appena trent’anni, annuncerà l’addio al calcio giocato.

    In una notte sola, il Milan ha dunque visto svanire la possibilità di vincere la Champions League e soprattutto ha perso uno dei più grandi attaccanti dell’intera storia del calcio mondiale.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • Jorge BurruchagaGetty

    L’AFFAIRE VA-OM

    Il Marsiglia, paradossalmente, si ritroverà nel giro di pochi mesi a vivere il momento più alto e più basso della sua storia.

    Sei giorni prima della finale con il Milan, l’OM dove affrontare il Valenciennes nel 36° turno di campionato. Una partita assolutamente alla portata, visto che vede protagoniste la prima in classifica ed una squadra in lotta per non retrocedere.

    Il timore dei dirigenti del Marsiglia è però quello che, contro un avversario pronto a tutto pur di assicurarsi punti salvezza, si possano verificare degli infortuni e così viene portato avanti un piano poi svelato due giorni dopo la partita (vinta dall’OM per 1-0) da Jacques Glassmann.

    Il difensore francese denuncia un tentativo di corruzione portato avanti dal collega Jean-Jacques Eydelie e dal direttore generale del Marsiglia Jean-Pierre Bernes. Allo stesso Glassmann, che rifiuterà, oltre che ai compagni di squadra Christophe Robert e Jorge Burruchaga (campione del mondo con l’Argentina nel 1986) viene offerta un’ingente somma di denaro per ’tirare indietro’ la gamba e perdere la partita.

    Le indagini porteranno un mese più tardi al ritrovamento di 250mila franchi sepolti nel giardino di Robert, il quale confesserà la combine. La stessa somma di denaro era stata garantita anche a Burruchaga e a svelarlo sarà Eydelie che nel giugno del 1993 verrà arrestato.

    La UEFA decide dunque di escludere il Marsiglia dalla successiva edizione della Champions League (non potrà difendere il titolo lasciando il suo posto al Monaco), prima di stabilire insieme alla FIFA l’esclusione anche dalla Coppa Intercontinentale e dalla Supercoppa Europea.

    La FFF, ovvero la Federazione calcistica francese, revocherà poi il titolo di campione di Francia vinto dal Marsiglia, deciderà per la retrocessione in seconda divisione, squalificherà (per due anni in Francia ed uno a livello internazionale) Eydelie, Robert e Burruchaga, e imporrà una squalifica a tempo indeterminato a Bernard Tapie e la radiazione di Jean-Pierre Bernes.

    Tapie nel 1995 verrà condannato anche a due anni di prigione, scontati nel 1997 con otto mesi in isolamento. Sarà questo l’evento che arresterà la sua incredibile ascesa e tornerà nel mondo del calcio solo nel 2001 per un esperienza di un anno da direttore sportivo proprio del Marsiglia.

  • MILAN IN SUPERCOPPA EUROPEA E IN INTERCONTINENTALE

    Nel 1993 si discuterà anche della possibilità di sottrarre al Marsiglia la Champions League vinta contro il Milan.

    Silvio Berlusconi sarà chiaro nel dire che non avrebbe mai accettato di vincere il trofeo a tavolino e che piuttosto il suo club sarebbe stato disponibile a giocare una nuova finale ma contro i Glasgow Rangers, ovvero la seconda classificata del girone giocato dal Marsiglia (dopo gli ottavi di finale erano le vincitrici di due raggruppamenti ad accedere la finale).

    Alla fine il titolo resterà all’OM, ma data la doppia esclusione decisa da UEFA e FIFA, il Milan verrà ripescato in Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale.

    Due trofei che i rossoneri non riusciranno comunque a mettere in bacheca, visto che il 12 dicembre del 1993 verranno sconfitti a Tokyo per 3-2 dal San Paolo di Cafù e Leonardo (due future stelle rossonere) e tra il 12 gennaio ed il 2 febbraio 1994 verranno battuti dal Parma al termine di una doppia sfida tutta italiana (vittoria per 1-0 del Milan al Tardini e successo per 2-0 Ducali nella sfida di ritorno a San Siro).

    Curiosamente, ad arbitrare quest’ultima partita sarà Kurt Rothlisberger, ovvero il direttore di gara della finale di Champions persa proprio contro il Marsiglia.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • “CONTRO IL MILAN ERAVAMO DOPATI”

    Incredibilmente, a tredici anni dal triplice fischio finale, sulla finale di Champions League del 1993 torneranno ad addensarsi delle ombre.

    Jean-Jacques Eydelie, centrocampista dell’OM coinvolto nel ‘Caso Valenciennes’, nel 2006 pubblicherà un’autobiografia nella quale scriverà che i giocatori del Marsiglia erano stati dopati prima della sfida con il Milan.

    "La finale di Coppa dei Campioni del 1993 a Monaco è stata personalmente l'unica occasione in cui ho accettato di prendere un prodotto. Ci fu una seduta obbligatoria di punture, a cui si rifiutò di partecipare solo Rudi Voller. Durante la partita mi sono sentito diverso dal solito, il mio fisico rispondeva in modo differente sotto sforzo".

    Dichiarazioni scioccanti che daranno vita ad un caso che ovviamente desterà molto clamore e che porteranno il Milan non solo ad una richiesta di chiarezza, ma anche all’assegnazione della Champions League del 1993 in caso di colpevolezza dell’OM.

    “Verrebbe fatta finalmente giustizia - spiegherà in quei giorni Silvio Berlusconi - Quella partita ha lasciato più di un punto interrogativo, sia per il comportamento dell’arbitro che per quello dei giocatori del Marsiglia che sembravano non sentire la fatica. Spero che il Milan possa aggiungere alla sua bacheca un’altra Champions League che avrebbe certamente meritato”.

    Va detto che nessun giocatore dell’OM risultò positivo all’antidoping dopo quella partita, che Eydelie non ha mai fatto il nome dei prodotti utilizzati, e che tutti i suoi compagni di squadra, compreso Voller che era stato totalmente scagionato dal suo racconto (“Non ricordo né le punture ai miei compagni, né il mio rifiuto”) hanno smentito quella versione dei fatti, parlando in alcuni casi più di un tentativo di pubblicizzare il libro.

    Quello che è certo è che l’Esecutivo UEFA non ha intravisto i motivi anche solo per aprire un’inchiesta e che dunque la Coppa è rimasta nella bacheca del Marsiglia.

    E’ così che si è chiusa una partita durata di fatto tredici anni. Una finale di Champions League, la prima che ha visto protagoniste una squadra italiana ed una francese, che viene ancora oggi ricordata come una delle più controverse di sempre.