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Leonardo MorattiGetty Images

Leonardo sul passaggio all'Inter: "Moratti mi chiamò a Natale, andai a casa sua all'una di notte"

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Leonardo, ex attaccante del Milan nonché ex allenatore dei rossoneri e dell'Inter, ha ripercorso tutte le tappe principali della sua carriera nel corso di una lunga intervista a 'Globo'.

Dall'esperienza in quel di Milano, passando per il rapporto con Berlusconi e Galliani.

Leonardo si racconta, rivelando un particolare retroscena sulla sua nomina a nuovo allenatore interista.

  • GALLIANI COME L'UNIVERSITA'

    "Ero a Milano. Mi piaceva vivere il club, vedere come funzionavano le cose. Ma è stato il rapporto con Galliani a portarmi a fare questo passaggio. Dopo la partita con Tab Ramos (amichevole a New York nel 2001, ndr), lui mi dice:“Fai una cosa, Leo, inizia ad andare alle mie riunioni, inizia ad andare al marketing, inizia a vedere tutto”.Conoscevo tutti e così mi sono tuffato. Mentre giocavo partecipavo alle riunioni e così via, il pomeriggio andavo agli incontri insieme a lui. Se Galliani mi ha fatto ritirare?Lo ero già, nella mia testa ero già in pensione a 32 anni. Sono rimasto con lui per sei anni. Dal 2003 al 2009. Per me è stata un'università, perché stavo a guardare tutto ciò che accadeva a tutti i livelli dirigenziali del club, ma senza la responsabilità della decisione.Era una scuola. Una persona, Galliani, che ha una visione a 360 gradi di tutto. Sa tutto del calcio. Per me è stato il più grande dirigente che abbia mai visto nel calcio e una persona che amo ancora oggi".

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  • GLI SCREZI CON BERLUSCONI

    “Ho avuto dei problemi con lui. Io ho lasciato il Milan proprio per via di quel disaccordo, penso però fosse anche un momento difficile per lui. Era anche Presidente del Consiglio, accadevano tante cose... Alla fine me ne sono andato perché ero nel club da 13 anni e ci sono cicli che finiscono. Parliamo comunque di una persona che ha rivoluzionato il Milan e il calcio e che come imprenditore ha fatto di tutto. Una storia incredibile, la sua".

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  • L'ANNO AL MILAN DA ALLENATORE

    "Dopo sei anni da dirigente, Galliani mi chiese di diventare l'allenatore della squadra, cosa che non volevo perché non mi vedevo come un allenatore. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l'Italia campione del mondo, era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine abbiamo perso contro il Manchester United, ma è stato un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra ha brillato".

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  • IL CLAMOROSO PASSAGGIO ALL'INTER

    “Nel 2010 mi sono fermato dopo aver lasciato Milano e non perché avevo altro. È stata una pausa di carriera. Con Massimo Moratti ho vissuto un rapporto molto forte, anche familiare: nell'Inter c'erano tanti brasiliani e finirono per avvicinarsi a me. A Natale mi chiama Moratti, gli avevo detto di non potere già diverse volte, poi però all'una di notte ci siamo incontrati a casa sua e lì non ho avuto scampo. Mi sono fatto coinvolgere nella causa, come sempre agisco d'istinto, per ragione o emozione.

    La reazione dei tifosi del Milan? Non mi aspettavo nemmeno che fosse così complicato perché Ronaldo aveva giocato in entrambi, ma anche Ibrahimovic e Baggio. Io non sono né Ronaldo, né Baggio, né Ibrahimovic.A differenza di quelle grandi stelle, il mio rapporto con il Milan era più profondo, ero al centro del club.Il derby poi... Minacce? Diverse, ma lasciamo perdere. Ricordo però cosa mi disse Moratti, che tutta questa mobilitazione per una persona sola sembrava una bella cosa".

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