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Thiago Silva Fluminense Club World Cup GFXGOAL

L'intramontabile Thiago Silva e il valore dell’esperienza: il messaggio al Chelsea in vista della semifinale del Mondiale per Club

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Poco dopo aver trascinato il Fluminense in semifinale del Mondiale per Club con l’ennesima prestazione da leader in difesa, Thiago Silva aveva già rivolto lo sguardo a una possibile reunion con il Chelsea. Il brasiliano ha ammesso senza esitazioni che tiferà per il suo ex club nel quarto di finale contro il Palmeiras. Del resto, come disse lui stesso dopo l’addio a Londra la scorsa estate: "Once a Blue, always a Blue.". Ovvero: "Una volta Blue, per sempre Blue"

Il saluto di Thiago Silva al Chelsea è stato tra i più sentiti degli ultimi anni. Era appena prossimo ai 36 anni quando arrivò a Stamford Bridge, e ha poi confessato che si aspettava di restare solo una stagione. Aver collezionato ben 155 presenze con la maglia dei Blues ha superato di gran lunga ogni aspettativa – sua e della società.

Il suo addio è stato accolto con affetto e gratitudine da parte del club, che non ha ostacolato il desiderio del difensore di tornare al Fluminense a parametro zero. Anche perché, a quel punto, il Chelsea aveva già intrapreso un profondo processo di ringiovanimento della rosa, e trattenere un centrale vicino ai 40 anni non rientrava nei piani dirigenziali.

Eppure, mentre uno dei più grandi capitani della sua generazione si prepara a guidare il Fluminense contro il Chelsea a New Jersey martedì prossimo, resta la sensazione che Thiago Silva sia esattamente il tipo di giocatore – e di uomo spogliatoio – che manca ancora alla giovane e costosa squadra allestita da Enzo Maresca in vista della stagione 2025/26.

  • LA PRECARIETÀ DELLA VITA

    Thiago Silva conosce bene la sofferenza nel mondo del calcio. Come ampiamente documentato in passato, da giovane fu colpito da una grave forma di tubercolosi che non solo interruppe una carriera agli esordi, ma rischiò seriamente di porre fine alla sua vita. A convincerlo a non mollare fu la madre, che gli fece notare come, per un ragazzo cresciuto nella realtà economica di Rio de Janeiro, non ci fossero molte “buone alternative”.

    Eppure, quando ha preso la parola per motivare lo spogliatoio del Fluminense prima del quarto di finale del Mondiale per Club contro l'Al-Hilal, Thiago Silva non ha fatto leva su quella battaglia contro la malattia. Il veterano ha invece scelto di condividere il dolore del rimpianto, scosso dalla notizia della morte improvvisa dell’attaccante del Liverpool e della nazionale portoghese Diogo Jota, avvenuta il giorno prima.

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  • "NON RIMANDARE, PERCHÉ IL TEMPO NON C’È"

    "Nel 2014 giocavo il Mondiale in Brasile," ha raccontato. "Durante un giorno libero, tornai a casa. Mio patrigno si presentò... l’uomo che mi ha reso quello che sono oggi. Era malato. Non sapevo quanto fosse grave. Tornai in ritiro con la nazionale. Le cose finirono come finirono. Lui fu ricoverato. Dovevo rientrare a Parigi per il precampionato... Dopo una delle prime partite di campionato, mia moglie mi chiamò: ‘Tuo patrigno è morto’.

    Non andai a trovarlo in ospedale perché pensavo che ne sarebbe uscito. Capite cosa voglio dire? Non rimandate. Fate ora quello che potete fare, adesso. Non c’è tempo, ragazzi.

    Godetevi il momento, vivetelo con gioia ma anche con responsabilità. Detto questo, dobbiamo finire in 11. Non fraintendetemi. Rispetto per gli avversari, ma cazzo, dovete competere. Bisogna combattere. Chiaro? Che Dio ci benedica. Andiamo!"

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  • UN PUNTO DI RIFERIMENTO MONDIALE

    Non sorprende che il discorso abbia colpito nel segno. Dopo aver superato l’Inter, finalista di Champions, nel turno precedente, il Fluminense ha piegato anche l’Al-Hilal quasi per forza di volontà.

    "Se me lo aveste chiesto prima, non avrei mai immaginato di arrivare fin qui," ha confessato Thiago Silva a DAZN dopo il 2-1 sui sauditi. "Conosciamo le risorse economiche di queste squadre, la differenza è enorme, assurda. Ma spesso il nostro collettivo, l’ambiente familiare che si è creato, ci dà una forza che nemmeno sappiamo di avere."

    Eppure, sulla sua personalità e sulla sua qualità nessuno ha mai avuto dubbi. Thiago Silva resterà nella storia come uno dei difensori più forti e rispettati dell’era moderna: una combinazione ideale di tecnica e grinta, un centrale elegante ma disposto a mettere la faccia – letteralmente – dove altri non metterebbero nemmeno un piede, come dimostrato dal naso insanguinato rimediato contro l’Al-Hilal.

    Non è un caso che quando parla, gli altri ascoltano. L’esterno Jhon Arias ha detto:

    "Thiago è un riferimento assoluto nel calcio mondiale. Ha tutta la nostra ammirazione e rispetto. È una persona meravigliosa, magnifica."
    Un sogno per ogni allenatore.

  • UN ALLENATORE IN CAMPO

    Renato Gaúcho, che lo convocò per la prima volta in nazionale nel 2008, non si è lasciato sfuggire l’occasione di lavorare di nuovo con lui. Per il tecnico del Fluminense, Thiago Silva può ancora dire la sua anche al prossimo Mondiale. E quando lo definisce “l’allenatore in campo”, non è un’esagerazione.

    Durante la clamorosa vittoria contro l’Inter, il difensore ha approfittato di una pausa per il cooling break per proporre un cambio di modulo: passaggio al 5-4-1 per proteggere il vantaggio, con Everaldo largo e Arias al centro. Renato ha accettato subito. Mossa azzeccata.

    "Cerco di aiutare nel miglior modo possibile, dando consigli," ha spiegato Thiago Silva a FIFA.com. "Ma non tutti gli allenatori hanno l’umiltà di ascoltare ciò che sente un giocatore. Renato, invece, è apertissimo, un libro aperto. Il nostro rapporto è eccellente. Mi ha sempre dato buoni consigli, anche ora che sono tornato. E questo, senza dubbio, ti migliora come calciatore."

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  • "UNA BESTIA" E "UN LEADER NATO"

    Che Thiago Silva sia migliorato a 40 anni è difficile da sostenere, ma che stia ancora giocando ad altissimo livello è fuori discussione. La velocità non è più quella di una volta, ma non si nota. La sua lettura del gioco è impeccabile, e continua a dominare nei duelli aerei.

    Per questo Renato lo preserva con estrema attenzione, limitandone l’impiego negli allenamenti tra una partita e l’altra. L’obiettivo è averlo sempre integro in campo. Lì dove è soprannominato Il Mostro sin dalla sua prima esperienza al Flu.

    "Thiago Silva è una bestia, un leader nato, un giocatore letale," ha detto il tecnico dopo il successo sull’Al-Hilal. "È un vero capitano." Esattamente ciò che al Chelsea, oggi, sembra mancare.

  • Fluminense FC Training Session And Press Conference - FIFA Club World Cup 2025Getty Images Sport

    UNA LEGGENDA DEL CALCIO

    Enzo Maresca non ha nascosto, negli ultimi mesi, il problema della mancanza di leadership nello spogliatoio del Chelsea. Ha anche ammesso di aspettarsi di più da Reece James, il capitano in carica. Quest’estate, negli Stati Uniti, James ha mostrato segnali positivi (grazie anche alla continuità fisica), ma restano dubbi sul fatto che difensori come Levi Colwill o Trevoh Chalobah possano davvero essere i pilastri di una retroguardia da titolo.

    Colwill ha solo 22 anni e un potenziale enorme, ma è difficile non pensare che lui – e tanti altri giovani in rosa, nessuno dei quali ha superato i 27 – beneficerebbero enormemente della presenza di un veterano come Thiago Silva. In campo e nello spogliatoio.

    Lo ha detto anche Marc Cucurella alla vigilia della semifinale di martedì a New Jersey:

    "Thiago è una leggenda del calcio."

    Una leggenda che è stata fondamentale nella cavalcata del Fluminense verso le semifinali.

    "Trasmette calma a tutta la squadra," ha sottolineato Renato. "È il capitano, il leader, e in partite dure contro grandi squadre, avere un profilo come il suo fa tutta la differenza del mondo."

    Ed è difficile dargli torto. Il che rende ancora più sorprendente il fatto che proprio il Chelsea sembri aver smarrito il valore dell’esperienza. Quella vera. Quella di un capitano. Di un leader. Di una leggenda.

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