Michael Baldoin: Entrato in corsa nella scorsa stagione - come spesso accaduto nella sua carriera - Tudor ha centrato l’obiettivo minimo della Juventus: il quarto posto, che è valso la qualificazione alla Champions League. Poche settimane dopo, nel Mondiale per Club negli Stati Uniti, il tecnico croato ha confermato di avere idee chiare e una precisa identità di gioco, pur uscendo agli ottavi di finale contro il Real Madrid dopo una sconfitta di misura, ma a testa alta.
Il successivo mercato estivo, tuttavia, ha lasciato ancora una volta l’impressione di una gestione societaria confusa. Doveva partire Vlahovic, ma alla fine è rimasto. Sono comunque arrivati due centravanti, David e Openda, dalle caratteristiche opposte rispetto al profilo richiesto dall’allenatore - quello di Kolo Muani. Sugli esterni di centrocampo non ci sono stati rinforzi significativi, a eccezione di João Mario, inserito nello scambio che ha portato Alberto Costa al Porto. Da segnalare il riscatto di Conceição, forse l’unica vera nota positiva, e l’acquisto di Zhegrova, giocatore di qualità ma fermo da un anno per infortunio e ancora alla ricerca della miglior condizione sotto la Mole.
Nonostante le difficoltà, la Juventus è partita forte: tre vittorie su tre, tra cui il rocambolesco 4-3 contro l’Inter, che avevano riportato entusiasmo e fiducia nell’ambiente. Si parlava di ritorno del “DNA juventino”, qualcuno addirittura vedeva i bianconeri tra i favoriti per lo Scudetto. Ma la verità è che da troppi anni la confusione societaria impedisce a qualunque allenatore di lavorare serenamente: da Pirlo a Tudor, passando per l’Allegri-bis e Thiago Motta, la Juve sembra prigioniera di una continua instabilità.
Puntare il dito contro un singolo tecnico è dunque troppo facile, quando le problematiche sono strutturali, sia in campo che fuori. Un cambio in panchina potrebbe portare benefici immediati, magari garantendo un’altra qualificazione tra le prime quattro. Ma la Juventus non può continuare ad accontentarsi: lo insegna la sua storia. “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.”
Tudor, per ora, merita un’ulteriore occasione per dimostrare di avere ancora il gruppo dalla sua parte. Da qui alla prossima sosta serviranno però risultati e continuità.
E, per chi sostiene che il tecnico croato rappresenti un ostacolo per Kenan Yildiz, bastano i numeri: sotto la sua guida, il classe 2005 turco ha collezionato 8 goal e 7 assist in 20 partite, trovando nella posizione di ala sinistra il modo migliore per esaltare le sue qualità - un dribbling esplosivo e un tiro spesso imparabile per i portieri avversari.