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PastoreGetty Images

La confessione di Pastore: "Ho una protesi all'anca in ceramica, oggi non penso al calcio"

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Javier Pastore, vecchia conoscenza della nostra Serie A dove ha vestito le maglie di Palermo e Roma, ha concesso una lunga intervista a 'La Nacion'.

Il centrocampista argentino, attualmente svincolato, ha ripercorso alcuni dei momenti salienti della sua carriera, offrendo diversi spunti degni di nota.

Di seguito, le dichiarazioni dell'argentino classe 1989, reduce dall'ultima esperienza della sua carriera con la maglia del Qatar Sports Club.

  • "QUEL FIGLIO DI P*****A DI MESSI"

    Durante la sua esperienza in Qatar, Pastore ha avuto di incrociare alcuni vecchi compagni del PSG (in tournée) in terra qatariota e tra questi, nello spogliatoio, c'erano anche Mbappé e Messi, reduci dalla finalissima dei Mondiali vinta dall'Argentina ai calci di rigore.

    "A Mbappé feci i complimenti per il Mondiale che aveva fatto e lui mi disse: 'Noooo, quel figlio di puttana di Messi ha vinto il Mondiale...' Per scherzo, come a dire che Leo l'aveva vinto da solo", ha dichiarato Pastore.

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  • "HO UNA PROTESI AL'ANCA IN CERAMICA"

    Nel corso dell'intervista Pastore ha parlato anche di aver avuto un serio problema all'anca che l'ha fatto soffrire molto e che l'ha costretto ad un intervento chirurgico. Un calvario iniziato ai tempi della Roma.

     "Non ce la facevo più a sopportare il dolore. Mi svegliavo e già sentivo male, i primi passi erano un calvario. La testa mi diceva 'smettila, ti prego'. Non volevo più soffrire.

    Per continuare a giocare a calcio le ho provate tutte. Ma non ottenevo mai il risultato sperato. Riuscivo ad allenarmi e a giocare, ma non mi miglioravano sul serio la qualità della vita. Giocavo una partita e dopo dovevo stare due giorni a letto per il dolore.

    Nel 2020 mi hanno fatto un'artroscopia all'anca. Il miglioramento è stato netto, ma tornare a caricare su un'anca logorata è stato molto dannoso. Tornavano i dolori, aumentavano anzi: fino al punto che giocare a calcio non era più un piacere ma un castigo. Soffrivo in campo e soffrivo dopo. Non potevo neanche giocare coi miei figli.

    Ora mi sono fatto mettere una protesi all'anca completa del lato sinistro. Tutta di ceramica. E dopo la riabilitazione, che sto facendo tutte le mattine, la mia vita è normale. Incredibile a dirsi, 'vita normale'. Ora sono felice".

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  • L'IPOTESI DEL RITIRO

    "In questi anni di sofferenza mi stavo preparando al ritiro. Quando sei un giocatore pensi di sapere tutto, di non avere niente da fare, di poter fare quello che vuoi. La mia testa oggi non pensa a giocare di nuovo a calcio, voglio solo recuperare e stare molto bene. E se mi sento bene a correre, forse avrò voglia di correre di nuovo".

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  • "IBRA MIGLIOR CAPITANO"

    "Ibra in realtà ha un carattere completamente differente rispetto a come è in campo. Lo vedi arrogante, se deve dare uno schiaffo ad un avversario lo picchia, se vuole sminuire qualcuno lo fa anche se ci sono 100 mila persone, ma all’interno del gruppo è il miglior compagno che io abbia avuto, nonché il miglior capitano che abbia avuto in carriera. Mi ha fatto crescere molto. Mi ha fatto vedere il calcio in modo diverso, ha iniziato a convincermi che dovevo essere un vincente ogni giorno".

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  • IL RAPPORTO CON DELIO ROSSI

    "Delio Rossi, a Palermo, è stato incredibile: si è preso cura di me. Quando è arrivato mi ha detto: 'Non giocherai con me il primo mese, andrai in panchina, ma lavoreremo tatticamente tutti i giorni, da soli, dopo l'allenamento con il gruppo. '

     E mi ha insegnato così tanto che ha cambiato il mio modo di pensare, di giocare, il mio posto in campo, ho imparato quando devo aiutare e quando no. Ha cambiato il mio modo di giocare al 100%, sapendo come trovare la palla in zone del campo in cui non andavo nemmeno".

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