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klinsmann(C)Getty Images

Klinsmann paga la lite per il ping pong e la gestione della Corea del Sud: non è più il c.t.

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Scossone in seno alla nazionale della Corea del Sud, reduce dalla delusione relativa all'andamento della Coppa d'Asia: Jürgen Klinsmann non è più il commissario tecnico delle 'Tigri Asiatiche'.

Una decisione figlia dei malumori relativi alla presunta incapacità, da parte dell'ex attaccante, di gestire il gruppo durante un torneo importante come quello da poco andato in scena in Qatar, vinto proprio dai padroni di casa.

La Corea del Sud è stata eliminata in semifinale dalla Giordania, poi finalista perdente: la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

  • LE POLEMICHE

    Decisivo per l'esonero di Klinsmann è stato l'episodio capitato alla vigilia della già citata semifinale persa contro la Giordania: protagonista la stella Son Heung-min, vittima di una lussazione ad un dito in seguito ad una lite scoppiata nel ritiro.

    A far perdere le staffe all'attaccante del Tottenham sarebbe stato l'atteggiamento di alcuni suoi compagni, che avrebbero lasciato anzitempo il tavolo della cena di squadra per giocare qualche partita di ping pong.

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  • LE DICHIARAZIONI DELLA KFA

    "La KFA ha deciso di cambiare l'allenatore della nazionale dopo una revisione approfondita - ha spiegato il presidente della Federcalcio sudcoreana, Chung Monggyu -. Klinsmann non è riuscito a dimostrare capacità manageriale e la leadership che ci si aspetta da un commissario tecnico, in aree che vanno dalla tattica alla gestione del personale, passando anche per l'atteggiamento lavorativo e altre necessarie per portare competitività alla squadra. L'atteggiamento e la competitività di Klinsmann non sono stati all'altezza delle aspettative e siamo d'accordo che questo aspetto non sarebbe comunque migliorato in futuro".

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  • NIENTE TRASFERIMENTO IN COREA

    Secondo 'The Athletic', alla base dell'allontanamento di Klinsmann ci sarebbe anche una decisione che non sarebbe affatto piaciuta ai vertici federali, ovvero quella di non trasferirsi in Corea del Sud per rimanere negli Stati Uniti, dove tutt'ora vive.

    Una mossa che non avrebbe mai accolto il favore della tifoseria e degli stessi giocatori.

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