Pubblicità
Pubblicità
Jorginho SpallettiGetty/GOAL

Jorginho e la difesa a 4 cambiano l'Italia: il nuovo modulo di Spalletti non convince

Pubblicità

Parlare di bocciatura sarebbe prematuro, forse, di certo l'esperimento tentato da Spalletti contro il Venezuela non ha convinto.

Per più di un'ora infatti, durante la prima amichevole giocata dalla nostra Nazionale negli USA, gli Azzurri sono sembrati in grossa difficoltà. In tutti i reparti.

E anche se Spalletti al termine della partita ha provato a minimizzare l'aspetto tattico, appare evidente come i meccanismi della difesa a tre non siano ancora stati assimilati.

Ma non solo, anche davanti l'Italia ha faticato più del dovuto a rendersi pericolosa, di fatto depotenziando l'unico giocatore in grado di fare la differenza negli ultimi venti metri ovvero Federico Chiesa.

  • DIFESA COLABRODO

    Al cospetto del 34enne Samuel Rondon, attaccante del Pachuca, i vari Di Lorenzo, Buongiorno e Scalvini specie nel primo tempo di Italia-Venezuela sono sempre andati in affanno.

    In particolare il centrale del Torino, tra i migliori difensori del nostro campionato e molto richiesto sul mercato, non è mai riuscito a controllare l'unica punta avversaria causando anche un calcio di rigore in avvio di gara.

    L'unico a salvarsi lì dietro è stato Donnarumma, che ha confermato il buon momento di forma vissuto col PSG.

    Tante, troppe, le occasioni concesse in ripartenza anche nella ripresa dagli Azzurri.

  • Pubblicità
  • L'AMMISSIONE DI SPALLETTI

    Al termine di Italia-Venezuela, pur senza rinnegare del tutto il nuovo modulo, anche Spalletti ha dovuto ammettere che qualcosa non abbia funzionato per il verso giusto.

    "Non voglio attenuanti, viaggio, fuso orario, novità tattica.Abbiamo fatto quello che dovevamo, soffrendo, ci sono stati anche momenti brillanti. Complessivamente sono contento. Non è stata una brutta partita, abbiamo fatto belle cose. Sicuramente nel primo tempo non siamo riusciti a interpretare bene la difesa a tre:volevo mettere a loro agio i giocatori usando un sistema al quale sono abituati in campionato,non ha avuto effetti. Meglio nel secondo tempo quando sono entrati giocatori più tecnici. Però troppe leggerezze, troppi errori, troppi palloni persi cominciando dal rigore immediato. Su questi errori dobbiamo lavorare, perché abbiamo concesso spazi e il Venezuela ha lanciato pallate a Rondon che difendeva la palla e partiva", ha spiegato il Ct in conferenza.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • IL FATTORE JORGINHO

    E poi c'è il fattore Jorginho. Inutile negarlo, l'ingresso dell'italo-brasiliano ha letteralmente cambiato volto all'Italia.

    Subentrato al posto di Manuel Locatelli, Jorginho ha preso le redini della regia azzurra assicurando una qualità in mezzo al campo a cui questa Nazionale non può ancora rinunciare.

    Troppo evidente la differenza tra le giocate scolastiche dello juventino, rispetto alle geniali intuizioni del centrocampista dell'Arsenal, che peraltro ha pure servito a Retegui l'assist per il goal della vittoria.

    In una squadra che vuole sempre costruire dal basso senza buttare mai via il pallone, insomma, uno come Jorginho è ancora fondamentale nonostante i 32 anni compiuti a dicembre e qualche rigore sbagliato di troppo.

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • REBUS CHIESA

    Eccoci al capitolo attacco. Nel primo tempo Retegui, autore di una prova generosa e soprattutto della doppietta decisiva, è apparso spesso troppo solo al centro dell'area di rigore con Chiesa molto largo sulla sinistra. Troppo?

    Come accade alla Juventus, l'ex viola ha faticato a trovare la sua posizione in un modulo ibrido che non ne esalta le caratteristiche di esterno puro. Tanto che la sua partita è durata solo un'ora prima di lasciare il posto a Zaccagni.

    Non meglio, anzi, ha fatto Frattesi che non ha convinto nel ruolo di incursore alle spalle dell'unica punta.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • LA SOLUZIONE

    Forse non sarà la soluzione a tutti i mali di questa Italia, che spesso pecca di qualità e personalità, ma il ritorno al 4-3-3 nel finale di gara ha almeno restituito ordine alla squadra. Quando anche Zaniolo, buono il suo impatto, si è reso pericoloso un paio di volte.

    Non sarà un caso poi che il goal della vittoria sia arrivato proprio dopo il cambio di modulo. Anche se Spalletti, come detto, non vuole sentire parlare di tattica ma preferisce spostare piuttosto l'attenzione su spirito e concentrazione: "Non dimentichiamo che il Venezuela non prende quasi mai più di un goal, ha fermato il Brasile, è quarto nelle qualificazioni sudamericane. E soprattutto ha una fisicità estrema, la mette sempre sulla battaglia, lotta, gioca come se fosse sempre una finale. Se superato, ricorre al fallo. Ha uno spirito sudamericano che noi, abituati a un certo comfort, non sempre riusciamo a mettere in campo".

0