La terza – e ultima – esperienza di Claudio Ranieri sulla panchina della Roma arriva forse nel momento più delicato della storia recente del club.
Facciamo un passo indietro: è novembre. La Roma ha già esonerato Daniele De Rossi a inizio stagione e, dopo poche settimane, anche Ivan Juric. Nell’ambiente giallorosso regna il caos, con una proprietà distante e una squadra in evidente difficoltà, relegata nelle zone basse della classifica, pericolosamente vicina alla zona retrocessione.
È in questo contesto che la società decide di rivolgersi a Claudio Ranieri, chiedendogli di rimettersi in gioco e tornare in panchina, nonostante avesse annunciato la volontà di chiudere con l’attività da allenatore. Per amore della maglia e della sua città, Ranieri accetta.
L’inizio, però, è tutt’altro che semplice: tre sconfitte nelle prime quattro gare di campionato – contro Napoli all’esordio, poi Atalanta e Como – mettono subito alla prova il tecnico romano.
Da quel momento in poi, però, la svolta: la squadra inizia a recepire il messaggio e le indicazioni dell’allenatore, ritrovando equilibrio e compattezza. I giallorossi inanellano una lunga serie di risultati utili consecutivi, che li proietta sorprendentemente nella lotta per un posto in Champions League.
Un’impresa che, viste le premesse, ricorda da vicino il leggendario trionfo di Ranieri con il Leicester in Premier League.