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3x3 34 giornata Serie A HDGOAL

Inter in crisi: qual è il motivo principale? McTominay è il miglior centrocampista della Serie A? Tudor o Conceiçao: chi ha più chance di restare? Il 3X3 di GOAL

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  • Inter in crisi: qual è il motivo principale?
  • McTominay è il miglior centrocampista della Serie A? Tudor o Conceiçao: chi ha più chance di restare?
  • Tudor o Conceiçao: chi ha più chance di restare?

Tre domande a tre giornalisti di GOAL sulla 34sima giornata di Serie A: il punto di vista di Andrea Ajello, Lelio Donato e Stefano Silvestri.

  • Inzaghi Inter RomaGetty Images

    INTER IN CRISI: QUAL È IL MOTIVO PRINCIPALE?

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  • Andrea Ajello: "L'Inter si è voluta sentire più di stanca di quanto lo sia davvero"

    L'Inter è ancora in corsa per campionato e Champions, certo, ma rispetto a pochi giorni fa lo scudetto è molto più lontano e il Barcellona un ostacolo che sembra troppo alto da scalare. E soprattutto tre sconfitte consecutive vogliono dire che i nerazzurri sono in crisi.

    Per capire come uscire da questo momento è necessario che Inzaghi e il suo staff trovino la causa del crollo. La stanchezza fisica è un fattore ma non il principale; pesa di più quella mentale di una squadra che adesso ha paura di perdere tutto. Quando non vedi compensati gli sforzi fatti, come a Bologna e come quello per arrivare ad un passo dalla finale di Coppa Italia allora ti crolla il mondo addosso, ti rendi conto che potrebbe essere stato tutto "inutile".

    C'è la mancanza di energie mentali che rende la stanchezza fisica ancora più evidente. Non ha aiutato la comunicazione di tutto l'ambiente nerazzurro che da mesi ripete e si sente ripetere quanti impegni abbia e di come questo condizioni la stagione. A forza di dirselo e sentirselo dire alla fine ci credi davvero. Serve uno switch mentale per non buttare tutto.

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  • Lelio Donato: "Condizione fisica e assenze, senza Dumfries e Thuram è un'altra Inter"

    Quando una squadra rallenta in questo modo non c'è mai un singolo motivo, ma un insieme di elementi.

    Nel caso dell'Inter il problema principale, ormai evidente, riguarda la condizione fisica di una squadra apparsa svuotata di qualsiasi tipo di energia soprattutto nel derby di Coppa Italia e nel primo tempo contro la Roma.

    La sconfitta di Bologna, che ha permesso al Napoli l'aggancio in vetta alla classifica, forse ha tolto anche un po' di sicurezza al gruppo di Simone Inzaghi pesando sulle gambe ma anche sulla testa dei giocatori.

    Le assenze hanno fatto il resto. Perché, inutile nasconderlo, senza Dumfries e soprattutto Marcus Thuram è tutta un'altra Inter. Altro che rosa larga...

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  • Stefano Silvestri: “Logorio e infortuni: altro che rimesse e rigori, l'Inter si è sgonfiata”

    Simone Inzaghi potrà parlare di rimesse laterali, di rigori non dati, ma la verità vera è che l'Inter si è sgonfiata. E i motivi sono molteplici, a partire da un logorio fisico e mentale che ha iniziato a farsi sentire nel momento peggiore possibile.

    Se nel 2023 i nerazzurri avevano messo il turbo nel finale, vincendole quasi tutte a ridosso di Istanbul, oggi sta accadendo il contrario.
    Troppe partite nelle gambe si sono rivelate deleterie, come del resto temeva Inzaghi. Il tecnico ha cercato di gestire le forze, si è affidato al turnover di partita in partita, ma troppo spesso non ha avuto le risposte giuste dalle cosiddette seconde linee.

    Gli infortuni, in primis quelli di Dumfries e soprattutto di Thuram, hanno fatto il resto: non è un caso che senza il francese l'Inter abbia perso tre partite di fila in una settimana e non abbia segnato in nessuna di queste.


    La sconfitta contro la Roma è preoccupante non solo per la classifica in sé, ma anche per come è arrivata. La squadra di Ranieri ha mancato più volte il raddoppio, nella ripresa ha inevitabilmente sofferto di più, ma ha sempre dato l'impressione di non perdere lucidità. Un pessimo segnale verso Barcellona: la partita peggiore nel momento peggiore.

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  • McTominay Napoli Torino Serie AGetty Images

    MCTOMINAY È IL MIGLIOR CENTROCAMPISTA DELLA SERIE A?

  • Andrea Ajello: "Non il più forte ma il più decisivo dell'intero campionato"

    Se il Napoli vincerà lo scudetto in primissima fila ci sarà il nome di McTominay; trascinatore assoluto della squadra, più di Lukaku, Anguissa e Di Lorenzo. Il top player il Napoli ce l'ha in panchina ma uno anche in campo; lo scozzese ha numeri impressionanti che a Napoli avevano visto con Hamsik.

    Inutile però sottolineare come l'ex United faccia anche molto altro oltre ai goal. Ha segnato più di qualsiasi altro centrocampista e più di molti centravanti delle grandi squadre. Eppure non si può considerare il miglior centrocampista della Serie A.

    Non si può considerare tale per valore assoluto e per "storico", pensando soprattutto a giocatori come Barella e Reijnders. Ma è senza alcun dubbio il centrocampista più decisivo del campionato; i suoi goal valgono più di quelli ad esempio di Reijnders perché sono goal scudetto.

    Ma forse sarebbe giusto allargare lo sguardo. McTominay non è il miglior centrocampista che ci sia in Italia ma il giocatore più importante dell'intero campionato. E no, non è un controsenso.

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  • Lelio Donato: "Miglior centrocampista? No, McTominay è molto di più"

    Il miglior centrocampista forse no. Ma il miglior acquisto della campagna estiva 2024 in Serie A molto probabilmente sì.

    D'altronde stiamo parlando di un giocatore capace di segnare già undici (11!) goal in campionato e sbloccare spessissimo il risultato con inserimenti vincenti in ogni modo: di testa, di piede, in acrobazia.

    Goal belli, goal sporchi ma soprattutto goal sempre pesantissimi per la classifica del Napoli. Come una seconda punta, anzi meglio di una seconda punta.

    McTominay ha segnato solo una rete in meno di Romelu Lukaku, gli stessi di Dovbyk e due in più di Dusan Vlahovic. Il tutto abbinando un grande lavoro tattico in fase difensiva.

    Il miglior centrocampista della Serie A dicevamo? No, qualcosa di più. Anzi molto di più.

  • Stefano Silvestri: “Lo è: lo sta dimostrando con prestazioni e numeri”

    Cinque goal nelle ultime tre partite. Tutte sbloccate da lui, tutte dominate da lui. Fanno undici in campionato, con quattro assist e un rendimento il più delle volte eccellente. Se cercate il termine “colpaccio” sul vocabolario, vi apparirà come corrispondenza il nome di Scott McTominay.

    Perché questo è stato lo scozzese per il Napoli: un colpaccio. Forse non ce ne siamo resi conto subito, nel momento in cui gli azzurri lo hanno prelevato dal Manchester United, ma la sua fondamentale importanza si è palesata in maniera totale lungo il corso della stagione. McTominay è la chiave di una squadra che ora sì, può davvero toccare con mano lo Scudetto. E, per rispondere alla domanda, oggi è proprio lui il miglior centrocampista della Serie A.

    Se la gioca col milanista Tijjani Reijnders, una delle poche luci della stagione a due facce dei rossoneri. Solo che McTominay ha il merito enorme di aver fatto irruzione sulla scena nel momento in cui Conte più aveva bisogno di lui: senza Kvaratskhelia ceduto, senza Neres infortunato, con qualche infortunio che rischiava di minare il percorso. Se davvero il Napoli riuscirà a mettere le mani sullo Scudetto, la firma dell'ex United sarà indelebile.

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  • Sergio Conceicao Milan AtalantaGetty Images

    TUDOR O CONCEICAO: CHI HA PIÙ CHANCE DI RESTARE?

  • Andrea Ajello: "Conceicao ha già "fallito", Tudor ancora no"

    Non capita spesso, anzi quasi mai, che Juventus e Milan cambino entrambe allenatore durante la stagione. Ma è stato un anno incredibile - in senso negativo - per i due club che adesso si ritrovano in una situazione simile.

    Igor Tudor e Sergio Conceicao si giocheranno le chance di rimanere in questo finale di stagione ma la posizione dei due tecnici non è la medesima. Tudor ha preso la Juventus solo poche settimane fa mentre Conceicao a fine dicembre. Il portoghese ha già fallito i due obiettivi principali, ovvero qualificarsi in Champions League e raggiungere gli ottavi della competizione europea.

    Non ha tutte le responsabilità sul non raggiungimento del quarto posto ma sull'eliminazione contro il Feyenoord quasi. I due trofei minori (se dovesse vincere anche la Coppa Italia dopo la Supercoppa) non sembrano pesare abbastanza sulla bilancia.

    Tudor invece può ancora centrare l'obiettivo Champions, per cui è stato chiamato prendendo una situazione difficilissima e a differenza di Conceicao non ha avuto fin qui problemi di gestione del gruppo. Inoltre ha un passato importante alla Juve e mandarlo via in caso di quarto posto sarebbe più complicato da spiegare alla piazza, forse solo sostituirlo con Conte sarebbe possibile motivare la scelta.

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  • Lelio Donato: "Nessuno dei due, i risultati nel loro caso non contano"

    Sinceramente? Nessuno dei due. Il destino di Tudor e Conceiçao appare segnato a prescindere dai risultati che otterranno nelle prossime settimane.

    Il primo è arrivato come soluzione tampone più per liberarsi del 'problema' Thiago Motta e cercare di restituire serenità all'ambiente che per reale convinzione.

    Il contratto di pochi mesi con scadenza fissata dopo il Mondiale per Club dice molto sulle reali intenzioni della Juventus, che al termine della stagione cercherà quasi certamente un nuovo (o un vecchio?) condottiero.

    Conceiçao potrebbe conquistare due trofei nel giro di pochi mesi e ha vinto due derby, è vero, ma chiudere in campionato al nono posto è troppo poco per una società come il Milan.

    Inoltre il rapporto tra l'allenatore portoghese e la dirigenza sembra già deteriorato. Difficile immaginare che si possa ripartire insieme anche in caso di trionfo in Coppa Italia.

  • Stefano Silvestri: "Un favorito non c'è: entrambi devono centrare l'obiettivo"

    Sergio Conceiçao, dopo Venezia-Milan, ha sibilato una frase forse sottovalutata: “Fra un mese più o meno dirò anche quello che voglio io”. Giusto per ribaltare la situazione, per rispedire al mittente le continue domande sul suo futuro, se resterà o no, se verrà confermato o no, Allegri qui, Allegri là. Igor Tudor, qualche giorno prima, aveva invece allontanato il termine “traghettatore”, definendolo “una brutta parola”.

    La sensazione netta è che il finale di stagione sarà decisivo. Non per uno solo dei due: per entrambi. In linea di massima, sia Tudor che Conceiçao vengono considerati allenatori a tempo, semplicemente perché a sottolinearlo sono i rispettivi contratti, in scadenza il 30 gugno. Uno deve portare la Juventus in Champions League, l'altro deve vincere la Coppa Italia. E quel “deve”, sia per il croato che per il portoghese, non è buttato lì a caso.

    In poche parole: se Tudor e Conceiçao non centreranno gli obiettivi prefissati, la loro permanenza può essere considerata quasi impossibile. E pure in caso contrario le due dirigenze faranno diverse valutazioni: nel caso del portoghese perché le difficoltà di questi mesi non possono essere cancellate con un colpo di spugna, nel caso del croato perché si tratta pur sempre di un piano B rispetto al progetto originario targato Thiago Motta. Questa, a oggi, pare essere la realtà dei fatti. Senza un vero favorito.

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