Pubblicità
Pubblicità
Inghilterra-Italia HDGOAL

Wembley, gli Europei, la Finalissima e l'Italia capovolta

Pubblicità

Quando Paulo Dybala trasforma una sconfitta pesante in una debacle di proporzioni quasi umilianti, parte dell'Italia calcistica ha già spento la TV, scegliendo di meglio. Delusa, arrabbiata: anche indifferente, per certi versi. Perché in un anno, poco meno, da quel primo di giugno del 2022 non era solo cambiato "quasi tutto", dal punto di vista calcistico.

Non c'era solo da chiedersi dove fosse finita la spinta capace di guidare la Nazionale alla vittoria di EURO 2020, in quello stadio, Wembley, che quando la "Joya" fissa il punteggio sullo 0-3 capitolava di fronte a un'Argentina troppo più forte. C'era anche da interrogarsi su cosa sarebbe stato del calcio italiano di lì a breve: quando, insomma, Lionel Messi e compagni avrebbero sollevato al cielo di Lusail la Coppa del Mondo e parte dell'Italia, quella che a giugno aveva spento la TV nei minuti finali, sarebbe stata spettatrice dal divano. A casa.

"Entusiasmo ne ho da vendere", è stato risposto da Roberto Mancini, a un quesito specifico.

Non una domanda casuale, quella posta in conferenza stampa a Wembley, dopo la "Finalissima" persa contro l'Argentina a un anno di distanza dal successo agli Europei. Perché il "Mancio" sembrava stanco, tradito da mimiche facciali emblematiche.

Mentiva? Chi lo sa. Forse no: basta la realtà dei fatti a restituire chiaro lo specchio di un cambiamento radicale. Voluto o no, non importa: l'Italia capovolta, di nuovo a Wembley. Di nuovo di fronte al suo destino.

  • Mancini Spain Italy Nations League 2023Getty Images

    GLI EFFETTI NEGATIVI DEL CAMBIAMENTO

    Partiamo da un concetto: non tutte le trasformazioni sono negative, anzi. Alcune vengono naturalmente richieste dal corso del tempo, offerte dal dispiegarsi degli eventi. L'Italia, quell'Italia che ha vinto gli Europei, doveva cambiare? Sì, probabilmente.

    Sul "come" è più complicato rispondere: sempre Roberto Mancini, a Wembley, dopo la sfida contro l'Argentina parlò di "ricostruzione".

    "Può essere difficile: abbiamo ragazzi giovani e alcuni non giocano nemmeno in Serie A".

    Una riflessione a cui seguì la scelta di modificare i giocatori a disposizione per le sfide di Nations League dello stesso mese di giugno (post "Finalissima" contro l'Argentina). Ecco, in quel clima si inserisce un processo di profondo cambiamento che porterà sì all'inserimento di alcuni elementi, ma quasi snaturato.

    Il 5-2 subito dalla Germania, in una delle serate più difficili della storia della Nazionale e nello specifico dell'esperienza di Mancini sulla panchina Azzurra ne è un po' la prova. Ma ci torneremo.

    Tutto ciò che è venuto dopo, poi, ha portato a un certo appiattimento e alle dimissioni dello stesso "Mancio", a metà agosto. Inattese, sorprendenti, ma per certi versi fisiologiche.

  • Pubblicità
  • LA RICERCA DEI "GIOVANI PERFETTI"

    Si diceva di quelle due settimane che hanno condotto alla sconfitta contro la Germania: Mancini, all'indomani della "Finalissima" contro l'Argentina, aveva mostrato i muscoli e il carattere, parlando delle forze che sarebbero state impiegate di lì in avanti.

    "Volevamo cambiare dopo questa partita: lasceremo qualche ragazzo in vacanza".

    Nel processo di cambiamento, dopo la sfida contro l'Argentina, Mancini lascia a casa: Giorgio Chiellini (che aveva annunciato il ritiro dalla Nazionale), Bernardeschi, Jorginho, Verratti, Emerson e Insigne. Si aggiungono, a loro, Sirigu, Lazzari e Zaccagni.

    In quei giorni, in verità, si parla di un vero e proprio "nuovo ciclo", che però si trasforma quasi in una continua ricerca dei "giovani perfetti": spazio a Cancellieri, Gnonto e Zerbin, ad esempio. Gatti e Scalvini in difesa, pure. Salvatore Esposito e Ricci a centrocampo: facendo un salto temporale, a marzo 2023, di loro, tra i convocati, vengono confermati solo Gnonto e Scalvini.

    Del resto che ne è stato? Cancellieri ha esordito contro la Germania, senza più essere chiamato; Zerbin ha giocato contro l'Ungheria, ma stessa sorte. Esposito è sceso in campo contro l'Inghilterra, sempre in quel mese di giugno, mentre Gatti è stato richiamato a novembre, ma ha accumulato in totale 2 presenze, così come Ricci.

    Così, la trasformazione della Nazionale di Mancini è "collassata": la carta Mateo Retegui, col senno di poi azzeccata (visto quanto sta facendo in Serie A col Genoa), non è comunque bastata a risollevare il quadro. Il "Mancio" ha fatto esordire, in totale, 57 giocatori in Azzurro dall'inizio del suo ciclo, tra giovani e meno giovani. Numeri assai relativi.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • Spalletti ItalyGetty Images

    GLI EFFETTI POSITIVI DELLA TRASFORMAZIONE

    Serviva cambiare, però. Serviva da mesi, forse da più di un anno: all'indomani della sconfitta del Barbera contro la Macedonia del Nord, quando il progetto di Roberto Mancini si è arenato.

    Certo, però, che l'Italia capovolta a cui tutti hanno assistito dopo l'addio del "Mancio" non era pronosticabile: Luciano Spalletti, però, ha trovato davvero una situazione "compromessa"? No, solo complessa.

    Ed è intervenuto come meglio ha potuto: un esempio lo offre il caso di Ciro Immobile, a cui l'ex allenatore del Napoli ha prima affidato la fascia da capitano, responsabilizzandolo, e poi aperto la porta per favorire il suo recupero, in un momento in cui non sembra proprio averne.

    Insomma, ha guardato al prodotto istantaneo, in una situazione emergenziale dovuta alla necessità di sistemare la questione "qualificazione a EURO 2024".

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • LA RICERCA DEL "GIOCATORE FUNZIONALE"

    Così si è passati, in pochi mesi, dalla "ricerca dei giovani perfetti" a quella "dei giocatori funzionali", pronti a dare il contributo giusto a una Nazionale che necessitava innanzitutto di certezze.

    La convocazione di Giacomo "Jack" Bonaventura, slegata dalla questione di merito, va letta anche così: Roberto Mancini avrebbe selezionato un 34enne, pur in forma (già mostrata, tra l'altro, anche nella passata stagione, senza appunto ricevere una chiamata)? Difficile dirlo: non è successo, comunque.

    Si riparte dalla base, pur nelle difficoltà (le defezioni fisiche ed extracalcistiche): concetti semplici come i presupposti. Dopo due anni dalla magica serata di Wembley che aveva consacrato il progetto di Mancini e dopo un anno da quella disastrosa che aveva certificato il naufragio dello stesso, pochi mesi più tardi rispetto alla mancata qualificazione ai Mondiali.

    Di nuovo Londra, che ben si presta ai titoli che strizzano l'occhio a uno dei più famosi pezzi dei "Clash". Ne scegliamo un altro: "Death or Glory", di un'Italia capovolta.

  • Pubblicità
    Pubblicità
0