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Il dilemma Chiesa, dalla Juventus alla Nazionale: incompreso o incompiuto?

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Dov'è finito Federico Chiesa? Il giocatore capace di trascinare l'Italia a Euro 2020 sembra sparito nel nulla.

E chi credeva che lontano dalla Juventus (e da Massimiliano Allegri) le cose potessero tornare a girare come se nulla fosse è stato smentito dai fatti.

Nell'amichevole contro il Venezuela, infatti, Chiesa non ha inciso tanto che Spalletti ha deciso di richiamarlo in panchina dopo poco più di un'ora.

Un problema non da poco per la Juventus, ma anche per la Nazionale dato che agli Europei manca sempre meno e Chiesa fino a qualche mese fa era stato incoronato da Spalletti come 'il nostro Sinner', ovvero l'uomo in grado di cambiare le sorti azzurre.

  • MALE COL VENEZUELA

    L'amichevole contro il Venezuela poteva e doveva essere l'occasione giusta per lasciarsi alle spalle il difficile momento vissuto alla Juventus e dimostrare che il vero Chiesa esiste ancora.

    Le cose però in campo sono purtroppo andate molto diversamente. Dopo un lampo iniziale, con tiro a giro terminato di poco a lato, Chiesa si è visto pochissimo.

    Spesso costretto ad arretrare per giocare qualche pallone, larghissimo sulla fascia sinistra e quasi sempre puntualmente raddoppiato, Chiesa è rimasto ai margini della partita. Finendo con l'uscirne del tutto all'inizio della ripresa. Fino al cambio con Zaccagni.

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  • INCOMPRENSIONI TATTICHE

    Non c'è dubbio che alla base dei problemi di Chiesa, oltre al grave infortunio al ginocchio subito nel gennaio 2022 con annesso lungo e tormentato recupero, ci siano anche incomprensioni di natura tattica.

    Allegri, dopo averlo testato per un breve periodo come esterno a tutta fascia del 3-5-2 senza successo, in questa stagione ha deciso di schierarlo come seconda punta. "Chiesa è un attaccante, segnerà 15 goal", assicurava sicuro il tecnico bianconero ad agosto.

    Numeri lontani dalla realtà, dato che l'ex viola fin qui ha collezionato 25 presenze segnando solo 7 goal.

    E se almeno in Nazionale finora Chiesa era sempre stato utilizzato nel suo ruolo naturale, quello di esterno offensivo di un tridente, contro il Venezuela anche Spalletti gli ha chiesto di adattarsi agendo alle spalle di Retegui insieme a Frattesi in una sorta di 3-4-2-1.

    Risultato? Chiesa ha faticato maledettamente a trovare la giusta posizione in campo.

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  • FIDUCIA E CONDIZIONE

    La sensazione che si ha guardando giocare Federico Chiesa negli ultimi mesi è quella di un giocatore sempre più sfiduciato. E di certo non al 100% della condizione fisica.

    Non un dettaglio per chi ha costruito le sue fortune sull'uno contro uno e su continui strappi che spaccavano le difese avversarie.

    Chiesa d'altronde anche in questa stagione è stato costretto a fermarsi parecchie volte ai box, causa piccoli infortuni di varia natura che gli hanno impedito di allenarsi con continuità.

    Se a questo aggiungiamo l'esplosione improvvisa del giovane Yildiz, che per un periodo lo aveva addirittura scavalcato nelle gerarchie bianconere, ecco delinearsi chiaramente il quadro attuale.

    Spalletti, dal canto suo, fin qui non ha fatto mai venire meno la sua fiducia nei confronti di Chiesa tanto da definirlo come detto 'il Sinner' della Nazionale. Ora però bisogna dimostrarlo sul campo.

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  • QUALE FUTURO?

    E poi c'è il capitolo futuro. Ad oggi quello di Chiesa resta un rebus che probabilmente neppure il diretto interessato è in grado di risolvere.

    Il contratto con la Juventus, in scadenza il 30 giugno 2025, non è ancora stato rinnovato. E non è escluso che in estate i bianconeri possano decidere di sacrificarlo per arrivare ad altri obiettivi, specie se a Torino dovesse restare Max Allegri.

    Chiesa, dal canto suo, ha bisogno di respirare maggiore fiducia e un ambiente che lo aiuti a ritrovare l'entusiasmo necessario per provare le sue giocate.

    Prima però c'è da disputare un altro Europeo, manifestazione che tre anni fa gli Azzurri hanno vinto pure grazie agli strappi di un giovane Fede.

    A 26 anni compiuti, insomma, Chiesa è chiamato a fare il salto decisivo. Anche perché passare da incompreso a incompiuto rischia di essere un attimo.

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