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Luca Toni, Didier Drogba, Emiliano Martinez headerGetty/GOAL

Hidden Gems FC: Drogba, Toni, Vardy e altri sette giocatori che sono esplosi tardi e arrivati al top in età avanzata

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È la settimana di Hidden Gems FC. Lunedì vi abbiamo già presentato 25 giocatori che stanno impressionando in questa stagione e che potrebbero presto essere protagonisti di un grande trasferimento. Oggi invece accendiamo i riflettori su 10 late bloomer certificati: calciatori dalla storia affascinante che, per vari motivi, non sono esplosi in giovane età ma hanno saputo costruire in seguito una carriera brillante.

Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar hanno una cosa in comune: fin da giovanissimi era evidente che possedessero un talento fuori dal comune. Tuttavia, il calcio è pieno anche di esempi opposti, di giocatori che dimostrano come il percorso di crescita non sia mai lineare e come la pazienza possa essere ripagata in modo straordinario.

Uno degli esempi più emblematici è senza dubbio Jamie Vardy. L’attaccante inglese è stato uno dei grandi protagonisti dello storico titolo di Premier League conquistato dal Leicester City nella stagione 2015/16, quando aveva già 29 anni. La sua è una storia simbolo, così come quella di altri nove late bloomer che trovate raccontati di seguito.

  • Didier DrogbaGetty/GOAL

    1. DIDIER DROGBA

    A 21 anni Didier Drogba gioca ancora per piccoli club francesi e debutta in Ligue 1 soltanto a 24 anni, con la maglia del Guingamp. Fino a quel momento, nulla nella sua carriera lascia presagire che possa diventare una futura stella mondiale. Studia, lavora e per lungo tempo si affida soprattutto al sostegno della famiglia, che lo aiuta a inseguire quel grande sogno.

    La vera svolta arriva all’Olympique Marsiglia, dove a 25 anni esplode improvvisamente e si afferma come uno dei migliori attaccanti del campionato francese. Il suo fisico imponente abbinato a una tecnica di alto livello catturano subito l’attenzione di José Mourinho, allora allenatore del Chelsea. “Non ho preso Drogba per quello che era in quel momento, ma per ciò che avrebbe potuto diventare”, dirà anni dopo il tecnico portoghese.

    A Stamford Bridge, Drogba diventa una leggenda del club e uno degli attaccanti più dominanti della sua generazione. Il momento più alto della sua carriera è senza dubbio la conquista della Champions League nel 2012. In finale contro il Bayern Monaco, segna di testa il goal del pareggio nei minuti finali dei tempi supplementari, portando la gara ai rigori. È poi lui a presentarsi dal dischetto per il penalty decisivo, trasformandolo e regalando al Chelsea la prima Champions League della sua storia.

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  • Virgil van DijkGetty/GOAL

    2. VIRGIL VAN DIJK

    Da giovane Virgil van Dijk viene considerato troppo 'leggero' da molti club olandesi, ma il Groningen lo individua come un diamante grezzo e lo ingaggia a parametro zero dal Willem II. Quando riesce finalmente a imporsi con il Groningen, superati i vent’anni, il possente difensore centrale attira l’interesse di Ajax e Celtic. Di fronte alle esitazioni del club di Amsterdam, la scelta ricade sul gigante scozzese.

    Al Celtic diventa rapidamente un idolo dei tifosi, ma restano dubbi sulla sua capacità di reggere il salto di livello. Il Southampton gli offre quell’opportunità e, sotto la guida di Ronald Koeman, Van Dijk compie enormi progressi in Premier League. L’attuale ct dell’Olanda rimane colpito al punto da dichiarare: “Impara a una velocità incredibile, è questo il suo superpotere”.

    Quando il Liverpool lo acquista per la cifra record di 75 milioni di sterline, una parte della stampa inglese giudica l’investimento eccessivo. Nel giro di un anno, però, Van Dijk si afferma come uno dei migliori difensori del mondo. Vince la Champions League, due Premier League e supera quota 350 presenze ufficiali con i Reds. Resta un obiettivo ancora da centrare: un grande trofeo con la nazionale olandese. Avrà la sua occasione la prossima estate in Nord America.

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  • Olivier GiroudGetty/GOAL

    3. OLIVIER GIROUD

    Per anni Olivier Giroud viene etichettato come un attaccante “troppo lento e troppo limitato” per ambire ai vertici del calcio europeo. Fino ai 24 anni milita nelle categorie inferiori del calcio francese e solo un anno più tardi approda al Montpellier, che per molti rappresenta il suo tetto massimo. Nessuno immagina che, appena due stagioni dopo, si sarebbe laureato campione di Francia.

    La sua crescita costante gli vale il trasferimento all’Arsenal, dove Arsène Wenger lo descrive come “un attaccante che migliora ogni anno”. Una definizione azzeccata. I suoi movimenti diventano più intelligenti, aumenta la sua forza nei duelli e acquisisce maggiore freddezza sotto porta.

    Ancora più sorprendente è il suo percorso in nazionale. Giroud riceve la prima convocazione con la Francia soltanto a 25 anni. Nessuno avrebbe previsto che sarebbe diventato il miglior marcatore di sempre dei Bleus. Nel 2018 conquista il Mondiale: pur senza segnare nemmeno un goal nella competizione, dimostra un valore enorme per la squadra, risultando determinante per equilibrio, lavoro sporco e spirito collettivo.

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  • Miroslav KloseGetty/GOAL

    4. MIROSLAV KLOSE

    Miroslav Klose ha già 20 anni quando lavora ancora come impiegato di magazzino e carpentiere, mentre gioca per un club dilettantistico in Germania. Non viene mai considerato un talento straordinario. Solo quando viene ingaggiato dall’FC Homburg a 21 anni e, successivamente, dal Kaiserslautern, la sua crescita subisce una netta accelerazione.

    Il vero salto di qualità arriva attorno ai 24 anni, quando inizia a segnare con continuità in Bundesliga grazie ai suoi colpi di testa, diventati il suo marchio di fabbrica. La madre, ex giocatrice professionista di pallamano, lo aveva allenato fin da bambino nella capacità di salto. “Mia madre mi ha insegnato a saltare. Senza di lei non sarei mai riuscito a raggiungere il record ai Mondiali”, ha raccontato Klose. Diventerà infatti il miglior marcatore nella storia della Coppa del Mondo con 16 goal, di cui ben sette realizzati di testa.

    Nel corso della sua carriera, Klose è passato dai campi dilettantistici al livello mondiale. È diventato una leggenda al Werder Brema, al Bayern Monaco e alla Lazio. Nonostante ciò, è rimasto sempre estremamente umile. Grazie a un comportamento impeccabile e a una professionalità esemplare, è riuscito a mantenersi ad altissimo livello fino all’età di 38 anni.

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  • N'Golo KantéGetty/GOAL

    5. N'GOLO KANTÉ

    N’Golo Kanté è l’esempio perfetto di come un calciatore possa esplodere anche in età relativamente avanzata. Fino ai 22 anni milita tra la seconda e la terza divisione francese, con Boulogne e Caen. Gli osservatori lo snobbano spesso, giudicandolo troppo piccolo e poco appariscente. Etichette che lo accompagnano per anni. Kanté, però, non se ne lascia mai condizionare e lavora quotidianamente sulla condizione fisica e sull’intelligenza tattica.

    La svolta arriva con il trasferimento al Leicester City nel 2015, un’operazione che inizialmente passa quasi inosservata. Claudio Ranieri, suo allenatore all’epoca, ne intuisce subito l’importanza: “Quando lo vedo correre, sembra che giochi per due”. La stagione successiva entra nella storia del calcio: Kanté diventa il motore del Leicester campione d’Inghilterra, protagonista di quello che è considerato il titolo più incredibile di sempre in una grande competizione europea.

    Da lì il passaggio al Chelsea, dove vince immediatamente un’altra Premier League. Il suo percorso tardivo lo rende ancora più determinato: non si lamenta mai e non rilascia dichiarazioni arroganti. Rimane una forza silenziosa, capace di arrivare al vertice assoluto grazie a disciplina, lavoro e umiltà.

  • Emiliano-MartinezGetty/GOAL

    6. EMILIANO MARTINEZ

    Emiliano Martínez è l’esempio definitivo di cosa significhi avere pazienza nel calcio. Da giovane portiere trascorre anni in panchina all’Arsenal, collezionando una lunga serie di prestiti nei club della Championship inglese. Solo dopo aver superato i trent’anni riesce davvero a imporsi in Premier League. Arriva persino a valutare l’idea di chiudere con il calcio professionistico e abbandonare il grande palcoscenico, ma alla fine continua a credere nella possibilità di una svolta.

    La svolta arriva nel 2020 all’Arsenal, dopo l’uscita di scena di Bernd Leno. Martínez coglie l’occasione al volo. Con il trasferimento all’Aston Villa, nel giro di un anno diventa uno dei migliori portieri del campionato grazie ai suoi riflessi felini. Il numero uno argentino si costruisce anche una fama particolare per la sua capacità di entrare nella testa degli avversari, diventando rapidamente noto per il suo atteggiamento provocatorio.

    Il punto più alto della carriera arriva però con l’Argentina, dove ruba la scena in Copa América e soprattutto al Mondiale 2022. “Dibu” diventa campione del mondo e conquista il Guanto d’Oro come miglior portiere del torneo in Qatar. Una favola che nessuno avrebbe osato immaginare quando Martínez aveva 25 anni.

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  • Riyad MahrezGetty/GOAL

    7. RIYAD MAHREZ

    Riyad Mahrez inizia la sua carriera nelle categorie inferiori del calcio francese, tra Quimper e Le Havre, dove non viene certo considerato un talento di primo piano. Gli allenatori lo giudicano troppo leggero, troppo estroso e talvolta persino egoista, ma Mahrez continua a lavorare ossessivamente sulla sua tecnica. A 23 anni arriva finalmente la chiamata del Leicester City, che all’epoca milita ancora nella Championship inglese.

    La sua vera esplosione avviene un anno più tardi, in Premier League, all’età di 24 anni, quando diventa – insieme a Kanté e Jamie Vardy – uno dei simboli assoluti della favola Leicester. I suoi dribbling e le sue giocate imprevedibili lo rendono immediatamente un idolo per i tifosi delle Foxes. “Mahrez gioca come se fosse ancora per strada, e lo dico come un complimento”, scherzò all’epoca Claudio Ranieri, sottolineando la creatività che lo rendeva unico in quel periodo.

    Solo in una fase successiva arriva il salto definitivo nell’élite assoluta: il Manchester City lo acquista per oltre 60 milioni di sterline quando ha già 27 anni. Sotto la guida di Pep Guardiola cresce gradualmente fino a diventare un elemento chiave di una squadra vincente. Mahrez risulta decisivo con goal pesanti negli anni dei titoli in Premier League e si dimostra spesso determinante anche in Champions League. Oggi è meno sotto i riflettori del grande pubblico, dopo aver scelto un trasferimento altamente remunerativo in Arabia Saudita nell’estate del 2023.

  • Franck RiberyGetty/GOAL

    8. FRANCK RIBERY

    Franck Ribéry inizia la sua carriera calcistica nelle categorie inferiori del calcio francese, arrivando persino a lavorare come operaio edile per mantenersi. Da bambino, all’età di due anni, rimane coinvolto in un grave incidente stradale che gli lascia profonde cicatrici sul volto, valsegli il soprannome poco lusinghiero di “Scarface”. Quelle cicatrici, che avrebbero potuto rappresentare un limite, diventano invece per Ribéry una fonte di forza.

    La sua carriera decolla definitivamente al Marsiglia. Intorno ai 22 anni diventa una delle grandi rivelazioni della Ligue 1 grazie alla sua velocità e alle sue doti nel dribbling. Nel 2007 arriva la consacrazione con il trasferimento al Bayern Monaco, dove si afferma come uno dei migliori esterni offensivi al mondo.

    Insieme ad Arjen Robben forma la celebre coppia “Robbery”, capace di terrorizzare le difese avversarie per quasi un decennio. I due trascinano il Bayern a una lunga serie di trofei, tra cui la Champions League del 2013. Nello stesso anno Ribéry chiude al terzo posto nella classifica del Pallone d’Oro, alle spalle di Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. Come gli altri protagonisti di questa lista, Ribéry dimostra che con perseveranza e carattere si può arrivare lontanissimo. Gioca fino all’età di 39 anni, quando un grave infortunio al ginocchio lo costringe a chiudere una carriera straordinaria e ricca di episodi.

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  • Luca ToniGetty/GOAL

    9. LUCA TONI

    A 23 anni Luca Toni gioca ancora in Serie C. Guadagna poco e cerca soprattutto di tenere in vita la propria carriera calcistica. In quel periodo viene considerato un attaccante alto e macchinoso, con qualità tecniche limitate. A mancargli, però, non è mai la motivazione: Toni ha una volontà di ferro, lavora duramente su se stesso e stagione dopo stagione aumenta il proprio bottino realizzativo.

    La vera svolta arriva a Palermo, dove segna trenta goal in Serie B e contribuisce in modo decisivo alla promozione in Serie A. In rosanero – e successivamente alla Fiorentina – si afferma come uno dei centravanti più pericolosi del calcio italiano.

    Il momento più alto arriva nel 2006, quando si laurea campione del mondo con l’Italia. A quel punto entra in scena il Bayern Monaco, che lo rende l’italiano più pagato di sempre. A trent’anni Toni conquista il titolo di capocannoniere della Bundesliga, diventando l’emblema perfetto del late bloomer: un giocatore sbocciato tardi, ma capace di raggiungere la piena maturità grazie alla fiducia degli allenatori e alla sua instancabile determinazione.

  • Jamie VardyGetty/GOAL

    10. JAMIE VARDY

    Se si parla di 'late bloomers', allora Jamie Vardy non può assolutamente essere escluso da questa lista. L’attaccante ha fatto davvero tanta strada. A differenza di molti grandi calciatori esplosi in giovane età, Vardy trascorre gli anni della formazione nei campionati minori. Per mantenersi lavora in fabbrica, mentre nel frattempo segna goal con impressionante regolarità. Non vive ancora da professionista: lo si trova spesso in discoteca, al pub o al casinò.

    Quando finalmente si rende conto di quanto sia naturale per lui trovare la via del goal, decide di cambiare vita. Dopo un anno all’Halifax, firma per il Fleetwood Town, allora militante nella quinta divisione inglese. Lì continua a segnare a raffica già nella sua prima stagione. È il trampolino che gli consente, a 25 anni, di fare del calcio la sua professione a tempo pieno, quando il Leicester City gli offre una chance.

    Il resto della storia è noto a quasi tutti. Qualche anno più tardi, nella stagione 2015/16, Vardy è uno dei protagonisti di una delle favole più incredibili della storia del calcio: il clamoroso titolo del Leicester. Quando Mahrez e Kanté lasciano il club per cifre milionarie, Vardy sceglie di restare, rafforzando ulteriormente il suo status di idolo assoluto dei tifosi.

    Vardy disputa in totale esattamente 500 partite ufficiali con la maglia delle Foxes, prima di intraprendere, a 38 anni, la sua prima avventura all’estero la scorsa estate con la Cremonese. Una dimostrazione di come il suo amore per il calcio sia rimasto intatto. Se esiste una prova vivente che non è mai troppo tardi per inseguire i propri sogni, quella è Jamie Vardy.

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