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Harry Kane legacy GFXGetty/GOAL

Quanto serviva un trofeo a Harry Kane: da eterno secondo a re di Germania, ora può entrare nella leggenda dello sport inglese

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Finalmente Harry Kane si è liberato di quel peso. Non è più il più grande calciatore a non aver mai vinto un trofeo. Il Bayern Monaco si è ripreso il titolo di Bundesliga e l'attaccante inglese costato 85 milioni di sterline si è rivelato un giocatore chiave della stagione.

L’intera carriera di Kane è stata una lunga strada verso il riscatto, una continua missione per smentire gli scettici e far rimangiare le critiche. Come ha raccontato in un toccante articolo per The Players’ Tribune nel 2018, la sua carriera è stata alimentata dai rifiuti sin da piccolo, a partire dal taglio da parte dell’Arsenal a soli otto anni. “A ripensarci oggi, probabilmente è stata la cosa migliore che mi sia mai successa, perché mi ha dato una motivazione che prima non avevo”, ha scritto riferendosi a quell’episodio.

I tantissimi goal segnati nel corso degli anni hanno fatto tacere molti detrattori. Ma senza trofei di squadra a testimoniare i suoi sforzi, ne sarebbero sempre arrivati altri. Ora invece si è liberato da quelle catene. I suoi critici più duri diranno che la Bundesliga è un campionato dominato da una sola squadra, ma contro un Bayer Leverkusen che l’anno scorso ha chiuso imbattuto in patria e con in panchina Vincent Kompany, alla sua prima grande esperienza da allenatore, la sfida non è stata affatto una passeggiata. E in fondo non importa. Sono sfumature per chi cambia idea troppo facilmente.

Per Kane si apre un nuovo capitolo. E questo trofeo non sarà l’ultimo. Adesso può ambire a traguardi ben più grandi. Il cammino doloroso compiuto fino ad oggi ha finalmente portato alla sua rivincita. Ora è entrato nella leggenda degli sportivi inglesi.

  • Tottenham Hotspur v Fulham - Premier LeagueGetty Images Sport

    DA MEME A PROTAGONISTA

    Metà del mito che circonda l’ascesa di Harry Kane nasce dal fatto che, in teoria, non sarebbe mai dovuto diventare un calciatore così forte. Certo, segnava parecchio nel settore giovanile del Tottenham, ma non era certo considerato un talento fuori categoria. Un buon finalizzatore, non uno di livello mondiale. Un atleta corretto e volenteroso, ma non un prodigio fisico. Con quell’espressione un po’ spaesata e ingenuamente felice, era diventato una figura di culto nei primi anni di “Football Twitter”.

    “Harry aveva una tecnica davvero elegante– sapeva passare, ricevere, calciare – ma ciò che conquistava era il fatto che fosse un ragazzo estremamente semplice da gestire,” ha raccontato Alex Inglethorpe, ex allenatore delle giovanili del Tottenham, alla BBC Sport. “Il nostro compito era solo quello di continuare a dargli occasioni per migliorare dove serviva: nel colpo di testa, nel piede sinistro… La sua ossessione per il miglioramento è senza dubbio la sua forza più grande.”

    Chiunque abbia incrociato Kane parla sempre di quella “ossessione”. “Aveva fame di goal,” ha raccontato l’ex compagno di squadra Sebastian Bassong al Daily Mail. “Ossessionato. A dire il vero, quasi egoista. Li voleva sempre, in ogni momento. Tirava da ogni posizione. A volte irritava un po’ i veterani, quando si allenava con noi e non passava mai il pallone. Mi ricordava un po’ Gareth Bale agli inizi: introverso, ma non in senso negativo. Fuori dal campo era un ragazzo educato. Non parlava troppo, era davvero disposto ad ascoltare, e questo mi colpì. Aveva orecchie per sentire, e le usava davvero bene. Era pericoloso solo dentro o nei pressi dell’area. Il suo destro era come una fucilata. Boom. Pensai: ‘questo ragazzo sa calciare’, ma non riusciva ancora a controllare la sua forza. Era giovane. Doveva imparare a calibrare, perché la palla gli partiva ovunque. Affrettava tutto. Come un cucciolo che corre ovunque, senza controllo. Ma era solo questione di tempo prima che trovasse fiducia e precisione.”

    Quando tra il 2012 e il 2014 Kane fece le prime apparizioni con la prima squadra del Tottenham, mostrò subito alcuni segnali incoraggianti di poter diventare un attaccante da Premier League. Calciava bene con entrambi i piedi, anche da lontano o da angolazioni strette, anche se la tecnica doveva ancora essere affinata.

    “Harry voleva arrivare in alto, e nulla l’avrebbe fermato perché aveva talento, determinazione e mentalità,” ha detto Tim Sherwood, il primo allenatore a integrarlo davvero in prima squadra. “Doveva migliorare nella rapidità di movimento dentro l’area, quindi abbiamo fatto tante sessioni per fargli muovere i piedi più in fretta, aprire spazi e calciare con entrambi i piedi. Ma aveva anche quella capacità rara di essere consapevole dei giocatori intorno a lui, l’intelligenza per servire i compagni. Vedeva il passaggio, e lo sapeva anche eseguire.”

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  • Tottenham Hotspur FC v ACF Fiorentina - UEFA Europa League Round of 32Getty Images Sport

    L'ASCESA SOTTO LA GUIDA DI POCHETTINO

    La stagione della consacrazione di Harry Kane, il 2014/15, fu la scintilla che accese la rivoluzione dei giovani al Tottenham sotto la guida di Mauricio Pochettino. Ancora poco più che ventenne, Kane si oppose alla ribellione dello spogliatoio, guidata dai veterani che cercavano di far fuori l’allenatore argentino, e la sua lealtà fu premiata: 31 goal in 51 partite e il premio come "Young Player of the Year".

    Eppure, i dubbi non sparirono. I tifosi dell’Arsenal, in particolare, fecero di tutto per sminuire quello che stava accadendo dall’altro lato di Seven Sisters Road. "Fenomeno di una sola stagione" era il coro più frequente. Ma la fiducia di Pochettino in Kane non vacillò mai.

    "Harry Kane ha qualità simili a giocatori diversi, incluso [Gabriel] Batistuta. La sfida è ripetersi anche nella prossima stagione", disse Pochettino nel maggio 2015. "Ora tocca a lui. Harry sa come migliorare le sue abilità. È in un momento perfetto per continuare a lavorare duro e sviluppare il suo gioco. Bisogna saper aspettare il momento giusto per affidare a un giocatore certe responsabilità, perché a volte sembra pronto, ma non del tutto completo per mantenerle nel tempo. I grandi campioni hanno sempre una grande prima stagione – come Wayne Rooney: dopo l’esordio, in molti dubitavano della sua capacità di confermarsi. Ma questo è il calcio."

    Kane rispose a quei dubbi conquistando per due stagioni consecutive la Scarpa d’Oro della Premier League, guidando il Tottenham ai piazzamenti più alti nella loro storia recente: terzo posto prima, poi secondo con il record assoluto di punti (86) dal 1992, anno della nascita della Premier League.

    Gli Spurs erano una squadra giovane, aggressiva e brillante, con un gioco veloce e spettacolare. Kane ne era il gioiello assoluto. Più segnava, più cresceva il suo mito. Quando il Tottenham abbandonò il vecchio White Hart Lane per trasferirsi temporaneamente a Wembley e poi nello stadio da un miliardo di sterline, anche l’aura di Kane era cambiata: da promessa a simbolo.

    Dopo ogni partita in cui segnava, i giornalisti chiedevano a Pochettino se Kane potesse davvero battere il record di Alan Shearer – che ancora oggi resiste a quota 260 gol in Premier – o se fosse già il miglior giocatore della storia del Tottenham. Anche i media internazionali iniziarono a interessarsi molto di più al club londinese. E quello, forse, avrebbe già dovuto essere un campanello d’allarme.

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  • FBL-ENG-PR-TOTTENHAM-MAN CITYAFP

    LA FINE DELLA SUA AVVENTURA AL TOTTENHAM

    Quando Kane firmò un contratto monstre di sei anni con il Tottenham nel 2018, lo fece nella convinzione che il club si sarebbe rinforzato sul mercato per iniziare finalmente a vincere dei trofei. Era l’unica vera critica alla squadra di Pochettino, che da anni andava oltre le aspettative, passando da outsider a seria candidata.

    E invece, quell’accordo si rivelò un peso insostenibile proprio negli anni migliori della sua carriera, privandolo della possibilità di cambiare aria per andare a caccia di titoli. "Voglio solo vincere trofei. Non credo ci sia un giorno in cui mi sveglio senza pensare ‘voglio vincere qualcosa’", aveva dichiarato Kane un anno prima di mettere nero su bianco quel contratto. A peggiorare le cose fu la decisione del Tottenham di non fare alcun acquisto per ben 18 mesi: di fatto, la fine del progetto Pochettino, nonostante l’incredibile traguardo della prima finale di Champions League nella storia del club.

    Kane era ormai una stella globale, ma anche la vittima di una gestione sportiva discutibile. Probabilmente è anche per questo che il presidente Daniel Levy perse la pazienza e licenziò Pochettino, sostituendolo con un nome altisonante: José Mourinho. Il lato positivo di quella scelta fu che Kane poté esprimere al massimo le sue doti da regista offensivo, grazie alle indicazioni dello Special One, che gli chiese di abbassarsi fino a centrocampo per impostare il gioco. Nella stagione 2020-21, Kane fu il primo giocatore nella storia della Premier League a chiudere in testa sia per goal (23) che per assist (14). “Mi sono sempre sentito più di un semplice centravanti che aspetta il pallone tutta la partita. So di poter incidere col passaggio e con i movimenti. José ci diede più libertà, a me e agli altri attaccanti," ha raccontato Kane tempo dopo.

    Il caos continuo in casa Tottenham - inclusa la decisione di esonerare Mourinho a pochi giorni da una finale di Carabao Cup e i mesi passati senza un sostituto - aveva ormai logorato anche Kane. Era deciso ad andare via, tanto da saltare, secondo quanto riportato, una sessione d’allenamento per forzare il trasferimento al Manchester City. Ma con ancora tre anni di contratto, Levy non prese nemmeno in considerazione le offerte.

    Kane tornò comunque al lavoro e concluse la stagione 2021/22 sotto la guida di Antonio Conte, l’ennesimo allenatore di grido che inizialmente pensava di utilizzarlo come numero 9 puro, salvo poi cambiare idea una volta vista la sua intelligenza calcistica. “Harry Kane va elogiato per la sua capacità di venire a prendere palla e dialogare col resto della squadra. È bravo anche in quello, ma in area è devastante, e da allenatore io lo terrei sempre lì,” disse Conte durante un intervento da opinionista agli Europei del 2020.

    Il Tottenham, però, continuava ad aggrapparsi disperatamente alla coppia Kane–Son Heung-min, diventata nel frattempo la più prolifica nella storia della Premier League. Quando Conte esplose dopo il pareggio per 3-3 con il Southampton, in lotta per non retrocedere, il club piombò di nuovo nel caos. Intanto, Kane era diventato il miglior marcatore di tutti i tempi degli Spurs, superando un record che pareva intoccabile: quello di Jimmy Greaves, fermo a 268 goal da oltre 50 anni. Eppure, ancora nessun trofeo di squadra.

    Con un solo anno rimasto sul contratto, Kane aveva finalmente il margine per tentare di nuovo la fuga, stavolta senza rischiare di andarsene a parametro zero. Il Bayern Monaco aveva mostrato i primi segnali d’interesse già nell’autunno del 2022, e dopo quasi dodici mesi di inseguimento, ad agosto 2023 ha ottenuto il sì, investendo la cifra record della propria storia.

  • FC Bayern München v RB Leipzig - DFL Supercup 2023Getty Images Sport

    IL PASSAGGIO AL BAYERN MONACO

    "Ho avuto la sensazione che fosse in una fase della sua carriera in cui desiderava una nuova sfida, e lo si può capire", ha dichiarato Ange Postecoglou, nominato allenatore del Tottenham nell'estate del 2023, dopo la cessione di Kane. Al di là dei trofei, questo era l'aspetto meno evidente della sua volontà di andarsene.

    Nella sua vita professionale, a parte i prestiti all'inizio della carriera, Kane aveva conosciuto un solo modo di vivere. Tutto nella sua vita ruotava attorno agli Spurs, dalle abitudini alle fedeltà, e questa era l'occasione per ampliare i suoi orizzonti. Quando è atterrato per la prima volta a Monaco, le auto che lo trasportavano dall'aeroporto al centro di allenamento del Bayern in Sabener Strasse sono state assalite dai tifosi e dai fotografi. È probabile che Kane non sapesse quanto fosse famoso fuori dall'Inghilterra.

    Kane ora giocava nella squadra più importante della Germania, una delle più seguite al mondo. Ora poteva competere per i titoli come uno dei favoriti, invece che come una squadra che lottava sempre da outsider. "Probabilmente agli Spurs, non importa quanti goal avessi segnato, alla fine, a meno che non avessi vinto la Premier League o la Champions League, non avrei mai fatto parte di quelle conversazioni. Sono arrivato decimo al Pallone d'Oro con la maglia del Tottenham e quello era il massimo che potessi ottenere", ha aggiunto.

    Il trasferimento al Bayern è stato per Kane un modo per mettersi nella posizione migliore possibile per avere successo. Eppure, nonostante i 44 goal e i 12 assist in 45 partite nella sua prima stagione, la Champions League gli è sfuggita di mano a causa della sconfitta contro l'Inter ai quarti di finale.

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  • KANE VINCE IL SUO PRIMO TITOLO

    In un modo o nell’altro, il 2024-25 doveva essere l’anno giusto. Doveva esserlo per forza. Se Harry Kane non fosse riuscito finalmente a mettere le mani su un trofeo, avrebbe dovuto rivolgersi a uno sciamano per liberarsi da quella maledizione che sembrava perseguitarlo nel corpo e nell’anima.

    L’attesa è finita: domenica sera, il Bayern Monaco è stato ufficialmente proclamato campione di Germania dopo il pareggio del Bayer Leverkusen contro il Friburgo. Quando da bambino sedeva in un parco del nord-est di Londra e gli fu detto che doveva lasciare l’Arsenal, è difficile immaginare che Kane potesse anche solo lontanamente pensare che un giorno sarebbe stato incoronato re di Germania… in un ristorante di lusso come il Käfer di Monaco di Baviera. Ma come ogni passo, e inciampo, del suo cammino ha dimostrato, questa non sarebbe mai stata una storia di incoronazione convenzionale.

    "La maggior parte dei nostri giocatori non merita un titolo quanto lui", ha dichiarato la leggenda del Bayern Uli Hoeness la scorsa settimana. "È un giocatore arrivato dall’estero, eppure ho la sensazione che sia diventato un vero giocatore del Bayern. Segna tantissimo, ma lavora anche duramente per la squadra. Se vinceremo il titolo – e lo spero davvero – allora se lo sarà ampiamente meritato."

    E Kane se lo è davvero meritato. I critici sono stati messi a tacere. In ogni suo post social per celebrare il titolo, è stato travolto da ondate di affetto, elogi e ammirazione. Uno dei commenti più ricorrenti dice: "Il mondo è felice per Harry." E ha assolutamente ragione.

  • England v Denmark  - UEFA Euro 2020: Semi-finalGetty Images Sport

    EROE D'INGHILTERRA

    Sarebbe un errore parlare dell’eredità di Kane senza soffermarsi sulla sua carriera internazionale, assolutamente unica nel suo genere. D’altronde, chi altri ha segnato dopo appena 80 secondi dal debutto con l’Inghilterra, per poi diventare anche il miglior marcatore di sempre?

    La cosiddetta seconda "Generazione d’Oro" inglese è stata guidata proprio da lui, il capitano Kane, che sta frantumando ogni record realizzativo e che è a sole 20 presenze dal diventare anche il calciatore più presente nella storia della nazionale dei Tre Leoni. Dopo due finali agli Europei, questa squadra non ha alcuna intenzione di fermarsi, soprattutto ora che in panchina siederà Thomas Tuchel – lo stesso allenatore che aveva fatto di tutto per portarlo via dal Tottenham e farlo diventare il numero 9 del Bayern.

    Wayne Rooney ha lasciato senza parole Gary Neville quando ha definito Kane il miglior giocatore inglese di tutti i tempi. “È un elogio enorme, soprattutto da uno come Rooney che ha vissuto l’Inghilterra da dentro. E non me la sento di contraddirlo”, ha risposto l’ex terzino qualche settimana dopo, una volta metabolizzata a fondo quella frase.

    Kane è sempre accolto dagli applausi più fragorosi ogni volta che lo speaker legge la formazione a Wembley. È percepito come il volto della nazione ogni volta che l’Inghilterra gioca all’estero. Ha vinto due volte la Scarpa d’Oro in tornei internazionali e ha collezionato un repertorio colorito di momenti iconici: il goal alla Tunisia, il colpo di testa alla Germania, la rete decisiva alla Danimarca, il siluro alla Slovacchia… e tanto altro ancora.

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    IL PIÙ GRANDE ATLETA BRITANNICO DI TUTTI I TEMPI?

    Se Kane si fosse ritirato senza aver mai vinto un trofeo, sarebbe rimasto un argomento di discussione per il resto della sua vita. Ma nessuno si ricorda quanti trofei hai vinto una volta che riesci a passare da zero a uno.

    Ora che quel traguardo è stato raggiunto, Kane è entrato in una dimensione superiore di grandezza, senza più un tetto sopra la testa. Il Bayern tornerà certamente a lottare per la Champions League già dalla prossima stagione, e l’Inghilterra partirà da favorita ai prossimi Mondiali – e questo solo per cominciare.

    Se i titoli continueranno ad arrivare, se conquisterà i trofei che contano davvero, Kane tornerà a essere discusso anche in ottica Pallone d’Oro. Il suo ruolo di leader nella migliore Inghilterra vista da generazioni, con la concreta possibilità di vincere grandi tornei prima del ritiro, gli dà l’opportunità di entrare nel tessuto stesso della cultura britannica, trascendendo lo sport.

    Kane è già un nome familiare per chiunque, nonostante il suo profilo pubblico basso e l’indole umile: non c’è nulla di eccessivo, scandaloso o arrogante in lui, se non il suo talento calcistico. Incarna perfettamente lo stereotipo inglese dell’eroe operaio, il riflesso vivente di ciò che suo padre gli ha sempre insegnato: “Continua a lavorare, continua a fare. Continua ad andare avanti.”

    L’affetto nei suoi confronti è già altissimo. Ma immaginate se fosse solo l’inizio. Se questo primo trofeo fosse solo una goccia nell’oceano. Se una Champions League, un Mondiale e un Pallone d’Oro fossero davvero all’orizzonte. È assolutamente plausibile. Kane ha la possibilità concreta di passare alla storia non solo come il miglior calciatore inglese e britannico di sempre, ma come il più grande sportivo in assoluto del Regno Unito: uno di quelli che, in una versione moderna di “We Didn't Start the Fire” di Billy Joel, meriterebbe un verso tutto suo.

    694 presenze, 447 goal, un trofeo. La carriera di Kane non è una storia di rimpianti o di ciò che gli è mancato, ma di opportunità e di quello che verrà. È sempre stato così, solo che ora il mondo se n’è accorto.

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