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SSC Napoli v UC Sampdoria - Serie AGetty Images Sport

De Laurentiis rivela: "Un tifoso della Juventus mi disse: noi un presidente come lei non ce l'abbiamo"

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Aurelio De Laurentiis si è raccontato davanti alle telecamere della RSI, la Radio Televisione svizzera. E lo ha fatto lasciandosi andare anche a qualche aneddoto curioso, divertente, piacevole.

Dal 4-4-2 che "pensavo fosse un modo di sedersi a tavola" all'episodio con il tifoso della Juventus che lo ha fermato in aeroporto a Torino chiedendogli una foto e un autografo: durante la chiacchierata non si è parlato solo del Napoli in senso stretto.

Ecco dunque le risposte più interessanti date da De Laurentiis nel corso dell'intervista alla RSI.

  • L'ACQUISTO DEL NAPOLI

    "Mi dissero che il Napoli era fallito, io ero incredulo. Mia moglie e i miei figli mi dicevano: ‘Papà, ma sei matto!’. Mi comprai un pezzo di carta, non c’era nulla. Ma ora siamo tra i club più competitivi”.

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  • "NEL CALCIO NON BASTA MAI"

     "Il calcio, ahimé, si vive partita dopo partita. Non ho mai sentito i miei tifosi cinematografici pretendere sempre di più, mentre nel mondo del calcio non basta mai, non fai mai abbastanza. Ti chiedono acquisti e altro, tutta gente che spesso fa fantacalcio e di calcio capisce molto poco. 

    Io sento di essere amato dai più, criticato da quelli che vanno allo stadio, ma fra quelli che vanno allo stadio c'è un 10/15% di ultras che nella maggior parte del casi sono fuorilegge. Ha visto cos'è successo a Milano con Inter e Milan?". 

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  • "IL 4-4-2? UN MODO DI SEDERSI A TAVOLA"

    "Quando sono arrivato nel mondo del pallone non ne sapevo nulla. Quando mi parlavano di 4-4-2 pensavo fosse un modo di sedersi a tavola. Il cinema mi ha insegnato disciplina, amore per il lavoro e professionalità. Ma soprattutto la differenza tra imprenditore e prenditore: io ho sempre voluto creare. Con i cinepanettoni mi divertiva raccontare l’Italia vera, quella che rideva senza sapere di ridere di se stessa".

  • L'EPISODIO COL TIFOSO DELLA JUVENTUS

    "Tanti anni fa scendo dall'aereo a Torino e viene da me una persona con la maglia della Juventus: 'Presidente, mi può mettere una firma? Mi permette una foto?'. Io gli dico: 'Ma tu non sei juventino?'. E lui risponde: 'Sì, ma noi un presidente come lei non ce l'abbiamo'. Mi fa piacere, perché vuol dire che rappresento una diversità".

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